Uno sguardo dal palco su quelle “primedonne” della lirica

0
Uno sguardo dal palco su quelle "primedonne" della lirica
Pexels License
Uno sguardo dal palco su quelle "primedonne" della lirica
Pexels License

Il mondo della lirica, si sa, è un mondo bizzarro e complesso, a volte oscuro: primedonne e reginette, aneddoti e leggende, bassezze e villanate, antagonismi e sodalizi.

Insomma, è un mondo di cronaca che si intreccia, molto spesso, con quello del romanzo.

Ed è proprio in questo ginepraio di nomi, di voci, di vicende e di miti che si districa Vincenzo Ramon Bisogni nel suo recentissimo Uno sguardo dal Palco (Zecchini, 2018, pagg. 232, euro 20).

Se non stupisce troppo vedere qua e là i nomi dei grandi del belcanto italiano, il libro è davvero una miniera per tutto quel sottobosco meno noto della lirica italiana: Mafalda Savatini, soprano dal großer Erflog (grande successo) in terra tedesca; il tenore Muzio Giovagnoli, vittima (illesa) di un colpo di pistola, durante una Lucia di Lammermoor all’Opera di Roma nel ’41, sferrato da una donna da un palco di proscenio; il soprano Aurelia Cattaneo, «una sorta di Callas ante litteram»; Matilde Palazzesi Savinelli, soprano di inizio Ottocento divisa tra Germania (Teatro di Stato Sassone) e Italia e prematuramente morta di parto a 41 anni; Luca Botta, tenore scritturato dalla Western Metropolitan Opera Company ma stroncato da un tumore al cervello a 35 anni; il soprano Anita Cerquetti, «cometa dalla scia fulgida come quella che illuminò i cieli della Natività»; Maria Grisi, soprano dalla fortunata carriera in Italia e all’estero (Atene, Città del Messico, L’Avana, Lisbona, Barcellona) come ricercata interprete wagneriana; il mezzosoprano Rosa Morulli, dedicataria di versi elogiativi del poeta e librettista Felice Romani; Luciano Neroni, basso di punta dell’EIAR. Tutte, insomma, «meteore niente affatto labili nei mutevoli cieli dello spettacolo».

Chiude il libro un interessante capitolo sulle “altre” primedonne, i cantori evirati: Domenico Annibali (soprano), Giovanni Carestini detto “Il Cusanino” (contralto), Gioacchino Conti detto “Gizziello” (sopranista definito da Haendel «genio fuori dell’ordinario»), Girolamo Crescentini (mezzosoprano solito a «capricci e impuntature da diva irragionevole»), Giovanni Battista Mancini (soprano), Gasparo Pacchierotti (soprano), Venanzio Rauzzini (soprano), Giambattista Velluti (mezzosoprano per cui Rossini scrisse il ruolo di Arsace dell’Aureliano in Palmira).