
Il tramonto dell’occaso: così, agli albori del postmoderno –e quindi una quarantina d’anni fa- scriveva il “leader” filosofico del “pensiero debole” Gianni Vattimo su Essere e tempo di Martin Heidegger via Oswald Spengler.
L’occaso è l’Occidente e il suo tramonto la “profezia” spengleriana che, forse, è in via di auto-avveramento: il breve ma denso saggio di Guerino Nuccio Bovalino, Imagocrazia. Miti, immaginari e politiche del tempo presente, con prefazione di Alberto Abruzzese (Milano, Meltemi, 136 pagine, 14 euro), ri-orienta l’apoftegma culturale di Jean Baudrilard (“Il sistema perde la sua legge di gravità, non è più che un gigantesco simulacro, irreale“, in La processione dei simulacri) nella dimensione del tempo presente, che a questo punto potremmo chiamare “post-post moderno”.
Intendendo “simulacro” per “immagine”, se è vero che il Millennio si è aperto con l’immagine per eccellenza (il crollo delle Twin Towers), allora oggi nel volgere del primo ventennio del Millennio assistiamo a una estrusione culturale dell’immagine da parte di un nuovo “specchio”: i nuovi media -e le immagini del mondo che alimentano.
Mai come oggi la politica è stata ESTETICA ed esecutiva: “imagocrazia”, appunto. Destra e sinistra sono ormai nella cassetta degli attrezzi e l’istanza polemologica oggi riguarda tre visioni del mondo (e nessuna di esse appartiene al “pre moderno” del mito e della religione e dell’ideologia e nemmeno al post moderno del pensiero debole).
l’immaginario prometeico del nuovo anarchismo digitale e quello dionisiaco nel sottovuoto spinto del web.
In mezzo la visione del mondo “orfica”, i cui fautori difendono quello che una volta in arte era il “ritorno all’ordine” e che oggi è il ritorno dei concetti di sovranità, confine e identità, sfaldati dalla società liquida di questo post-post moderno che già secondo non pochi scrittori (Michel Houellebecq, Boualem Sansal, Jean Raspail) sta già oscurando il cielo per il tramonto dell’Occidente.