Ci vogliono “anime ingombranti” per fare dei capolavori

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Jeanne Duval courtesy dell'artista
Jeanne Duval courtesy dell’artista

Jeanne Duval è un’artista eclettica: scrive canzoni, poesie e, come tutti quelli con la passione per la scrittura, la vive in maniera totalizzante.

Quando ha iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere da bambina. Non avevo studiato musica, non avevo nessun tipo di qualifica e ho iniziato a scrivere canzoni e poesie. Poi mi sono appassionata alla chitarra e ho iniziato a studiare lo strumento. A 14 anni mi contattarono addirittura Claudio Mazzone e Franco Migliacci. Poi mi fermai e, in seguito a un evento per me molto triste, che è stato la perdita di mio papà, ho ricominciato a scrivere. Ho realizzato un progetto musicale al momento inedito e sto preparando un singolo con un’etichetta di Ferrara che uscirà a settembre.

Ci sono delle persone che trovano nella scrittura un rifugio importante. Lei si è sentita più pronta per scrivere canzoni o pensa che avrebbe anche potuto scrivere dei libri?

Io ho anche scritto due libri, ma non ho nemmeno provato a pubblicarli. Adesso ne sto scrivendo un altro, quindi la poesia e la scrittura sono per me una valvola di sfogo. Non potrei stare senza, mi sveglio la notte per scrivere una canzone, una poesia. È qualcosa di innato, di congenito, difficile da spiegare.

Perché non pubblicare i libri? Perché la scrittura è una cosa sua personale?

Sinceramente perché sono entrata da poco a capire i meccanismi per muovermi come autrice, su quelli per muovermi come scrittrice non saprei proprio dove mettere le mani, non conosco nessuna persona dell’ambito quindi dovrei proprio ricominciare da capo. Poi scrivere un libro è molto più complesso di scrivere una canzone, deve avere un filo conduttore. Per scrivere un libro ho impiegato due anni. Sto collaborando con molte persone per realizzare degli inediti, dovrei avere anche due pezzi nel disco di Patty Pravo, sto collaborando con autori affermati di cui però non posso fare i nomi. Sto facendo un progetto con un cantante reggaeton che uscirà con Universal Colombia, dove farò un clip con lui in spagnolo.

Cosa apprezza della letteratura contemporanea e di quella passata? 

Per quanto riguarda la musica tutti gruppi stranieri, qui in Italia mi piace veramente ben poco. Cerco di apprendere anche le cose che sono lontane da me, anche perché mi viene richiesto di farlo, quindi cerco di ascoltare sia le cose escono in Italia che all’estero. Ad esempio mi piacciono gli Immagine Dragons, però in Italia mi hanno anche chiesto di ascoltare Young Signorino. Per carità, lo faccio, ma non sono d’accordo perché secondo me certe cose dovrebbero essere proprio vietate. Ormai è così però, ultimamente sono andata a Milano in alcuni studi a sentire quello che uscirà e mi rendo conto che non ci sta nemmeno più la parte strumentale della musica, le nuove cose saranno semplicemente delle basi con dei suoni finti. Per quanto riguarda invece la letteratura spazio dalle poesie più antiche sino a quelle contemporanee, però sono molto legata ad autori come Pablo Neruda, Alda Merini. Leggo di tutto, ogni sera o leggo o scrivo. Anche perché non ho la televisione, non la guardo più da sette anni.

Jeanne Duval courtesy dell’artista

Il cinema le piace invece?

Si, mi piace. Vado a vedere tutte cose che fanno ridere però!

Se le chiedessero di scrivere una sceneggiatura che storia le piacerebbe scrivere? Quale ambito le piacerebbe esplorare?

Sicuramente una storia vera, qualcosa di reale e non di fantascientifico o horror, che odio profondamente. Sicuramente o una storia di vita importante o una storia d’amore.

Si dice che ormai, soprattutto nelle canzoni, ci sia poco da scoprire. È vero?

Secondo me non è così, io ci ho fatto una riflessione proprio l’altro giorno. Non ci stanchiamo mai di scrivere parole perché fondamentalmente non è vero che le cose più belle sono state fatte, come dicono tutti, secondo me è perché non riusciamo proprio a trovare il modo più giusto per esprimere l’amore, la morte, la sofferenza attraverso le parole, quindi ci tormentiamo sempre sugli stessi temi ormai da secoli. Stessa cosa nella musica, sono state scritte delle cose pazzesche, ma secondo me se continuiamo non è perché siamo ostinati, è perché c’è quel bisogno di arrivare a fare sempre qualcosa in più, qualcosa di diverso. Poi io ho anche un’altra mia teoria su questo, penso anche che nessuno si sia inventato niente per quanto riguarda tutta l’arte e non solo la musica: in realtà sono tutte idee preesistenti, che poi personaggi particolari, anche un po’ folli, con un’anima un po’ più ingombrante di altre, riescono a percepirle e a farle. Io ho avuto la prova sia con me stessa che lavorando con altre persone: non è possibile che davanti ad un  foglio bianco in tre secondi esca fuori tutto, esiste già. Alcune cose tendono ad essere premeditate; a me è capitato di scrivere una cosa senza sapere che tra sei anni si sarebbe avverata. Questo vuol dire che quelle cose esistono già. In questo momento è anticonformista scrivere quello che scrivo io e fare quello che faccio ed avere la caparbietà di farlo. Nonostante ciò, non riesco a cambiare la mia natura, vivo in un mondo tutto mio, in campagna, non ho la televisione e secondo me, per quanto mi riguarda, è la scelta giusta.