Cauteruccio, l’album d’esordio in una chiavetta Usb

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Hanno mandato in pensione il cd. I “rivoluzionari” Cauteruccio hanno infatti pubblicato il loro album d’esordio, La vera storia di Pigeon Boiteaux, distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records, in un formato insolito: una chiavetta Usb da 8GB.

«Il promotore di quest’idea è stato Diego» spiega Salvatore Cauteruccio, fondatore, voce e chitarra della band aretina. «Quando l’ha proposta a noi è piaciuta subito, siamo stati attratti da un supporto nuovo ed originale, in linea con i tempi e sicuramente, rispetto al cd, più immediato da distribuire e da fruire. Come dei buoni sarti ci siamo vestiti di quest’idea cercando di renderla più personale possibile. Quindi abbiamo acquistato delle chiavette Usb a forma di carta di credito, ci abbiamo stampato sopra la copertina dell’album e, dietro, le foto ufficiali della band».

Dieci le tracce raccolte, sia in formato Mp3 che Wave, per un lavoro dall’anima sperimentale che ingloba, rileggendoli, modelli nostrani e non e li indirizza verso una declinazione personale del cantautorato. «Abbiamo avuto tutti e quattro riferimenti come Battisti, Dimartino, De Andrè, ma anche il punk rock dei Clash, Fugazi fino alla psichedelia dei Pink Floyd e Led Zeppelin» dice Salvatore, che ha creato la band nel 2016, dopo aver concluso la sua esperienza con i Telesplash (di cui era autore e batterista).

Messi insieme un po’ di inediti, ha dato inizio alla ricerca dei suoi musicisti. La prima ad unirsi è stata Stefania Ceccarini (batteria), poi è arrivato Diego Gnaldi (basso) e per ultimo Matteo Paolucci (chitarra e tastiere). I quattro si sono lanciati in questo progetto con l’iscrizione a Musicultura  e Arezzo Wave. «Ci siamo buttati un po’ per gioco in queste avventure, ma alla fine siamo stati selezionati per tutte e due le manifestazioni. Adesso possiamo dirlo, quelli sono stati i primi due concerti della nostra band, il nostro inizio, l’incentivo a cercare di fare il nostro percorso nella maniera più seria possibile. Naturalmente le performance sono state pessime!»

Pop rock britannico e canzone d’autore italiana sembrano congiungersi nella musica dell’ensemble toscano, che loro stesso definiscono «emozionale e diretta, ma anche variegata; infatti non ci viene spontaneo etichettarci con un genere o ricondurre la nostra produzione ad uno stile delimitato».

«I nostri testi – continuano – riflettono spesso la consapevolezza che né le grandi teorie sociali, né i “buoni consigli” sono ricette universali e che ognuno ha la sua matita per scrivere la vita. C’è quindi una forte componente di disillusione nella nostra musica. Disillusa, dunque, ma anche sognante: nei sogni incontriamo parti di noi tanto vere quanto nascoste. Pensiamo che imparare ad accoglierle ci possa aiutare molto anche da svegli».

A fare da apripista a questo debut album è stato il singolo Roma, brano che vede il gruppo seguire la scia di Ivan Graziani. Intanto i quattro aumentano la loro popolarità sui social a suon di like e visualizzazioni e non escludono di cominciare a mettersi già al lavoro al secondo disco. Infine, confidano i loro sogni nel cassetto: «Riportare in vita John Lennon! E, naturalmente, poter vivere di musica».