E’ il suo primo album, ma avevamo già “sentito” Giuseppe Anastasi

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2089Si intitola 2089 il brano che segna il debutto come cantautore di Giuseppe Anastasi. Un nome che sicuramente avrete già sentito, poiché Giuseppe è un autore e compositore di successo. Nel 2006 è tra i vincitori di Musicultura e nel 2009 vince il suo primo Sanremo Giovani con Sincerità, interpretata da Arisa. La cantante porta all’Ariston altri suoi brani: nel 2010 Malamoreno, nel 2012 La notte, seconda classificata, vincitrice di quattro dischi di platino e canzone italiana più venduta dell’anno, nel 2014 Controvento, brano al primo posto del podio della kermesse dei fiori e che registra due dischi di platino, nel 2016 Guardando il cielo, disco d’oro. La penna vincente della discografia italiana nel 2017 partecipa per la sesta volta a Sanremo con la canzone Il diario degli errori, scritta insieme agli amici e colleghi Cheope e Federica Abbate e interpretata da Michele Bravi. Quest’anno ha poi firmato per il cinema Democrazia, inserita nel film L’ora legale di Ficarra e Picone, e Ho perso il mio amore per La verità, vi spiego, sull’amore. Ora il palermitano che sforna una hit dopo l’altra e che ha collaborato tra gli altri anche con Noemi, Emma, Anna Tatangelo, Francesco Baccini, Mietta e Alexia, ci mette la faccia e la voce con un brano con un testo diretto e semplice, che si caratterizza per una sonorità che rivela un particolare mix tra la canzone d’autore e il pop e da cui emerge l’essenziale bisogno che l’uomo ha di tutti quei valori che l’attuale società “frenetica e competitiva” ha ormai quasi perso e distrutto.

Con 2089 hai deciso di esordire come cantautore. Come mai questa scelta?

Questa scelta è nata da un’esigenza comunicativa. Avevo bisogno di dire determinate cose, di cui mi prendo pienamente la responsabilità, e quindi ho detto: “Faccio io”.  Ma è nata anche dalla voglia, poiché già suono, faccio live da un po’ di tempo. Il disco che verrà è in realtà un live messo in forma di album.

Il passaggio da autore a cantautore è stato accompagnato da qualche difficoltà? Hai girato anche un video, un’esperienza nuova…

Sì, un’esperienza nuovissima. Non ero abituato a vedere la mia immagine, quindi le prime volte che mi guardavo in video ero imbarazzato da me stesso. Poi però mi sono trovato credibile, ho iniziato a riconoscermi. E alla fine mi sono pure divertito. Quanto alle difficoltà, il passaggio da autore a cantautore non è semplicissimo, però per adesso sono contento, soddisfatto. Anche agli addetti ai lavori sembra che la canzone sia piaciuta.

2089 è un brano che parla della nevrosi della società contemporanea. Hai dichiarato che “l’ultima regola è quella della speranza, di continuare a vivere pensando ai valori fondamentali, il primo tra tutti: la famiglia”. La tua famiglia ti ha indirizzato verso la musica e sostenuto in questa carriera?

In casa mia si è sempre ascoltata musica, che dalla mia infanzia è stata parte integrante della mia vita. Sia mio padre che mia madre sono stati sempre due grandi fruitori di musica, mia nonna era una “mezza lirica”, cantava sempre. Ma non ci sono musicisti in casa, sono io il primo ad aver fatto della musica un lavoro.

Giuseppe Anastasi - ph. Marta Lispi
Giuseppe Anastasi – ph. Marta Lispi

Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali?

Ne ho avuti e ne ho tuttora tanti. Mi sono formato al CET e per un autore avere la possibilità di stare al fianco del maestro Mogol è una grandissima fortuna. Ma ho ascoltato e studiato tutta la scuola cantautorale italiana: Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Lucio Dalla.

A proposito di Mogol, cosa ti ha insegnato?

L’insegnamento più prezioso è stato quello di scrivere la vita. Le canzoni sono piccoli pezzetti di vita messi in musica. Ho imparato anche che bisogna essere sinceri con se stessi, essere spudorati nella scrittura. Oltre ad essere stato un maestro di musica, Mogol è stato un maestro di vita, mi ha insegnato l’umiltà. Mi sono arricchito talmente tanto vicino a lui che lo ringrazierò per sempre.

Ricordi la prima canzone che hai scritto?

Si intitolava Lettera, avevo sedici anni ed era una canzone contro la guerra. Era il mio periodo più politico.

Giuseppe Anastasi - ph. Marta Lispi
Giuseppe Anastasi – ph. Marta Lispi

Quindi hai cominciato sui banchi di scuola…

Sì. Ho iniziato a leggere presto e leggere ti porta a scrivere. La lettura e la scrittura sono parenti.

Hai vinto due Sanremo. Che emozione è stata?

Enorme. Il raggiungimento di un sogno perché Sanremo è stato sempre parte della mia vita, in casa era un evento. Si riuniva l’intera famiglia a guardarlo, li ho visti tutti da quando sono nato. Più che la gioia mia conta quella che dai a chi vuoi bene, alla famiglia. Io non sono un festeggiatore, ma chi mi sta vicino ha visto la felicità nei miei occhi ed è stato felice di conseguenza.

Come si scrive una bella canzone?

Non ho un segreto e se l’avessi non lo direi (ride, ndr). Ma direi che si scrive una bella canzone quando capisci che può avere un seguito, quando la gente si riconosce in quelle parole, la fa sua e ogni volta che la sentirà ricorderà un momento particolare della vita. Del resto le canzoni sono l’album sonoro della vita di ciascuno.

Quest’anno farai parte del team di autori di Amici, dovrai scegliere a quali ragazzi affidare i tuoi brani. Cosa ti colpisce di un giovane interprete?

A parte la vocalità, la maturità. Sono tutti ragazzi giovanissimi e per fare questo mestiere ci vuole costanza, determinazione. Sono tante le componenti a parte il talento. I ragazzi dovranno capire che è un lavoro duro, di sacrificio. Starò attento alla loro umanità prima di scrivere qualsiasi cosa.

Del tuo disco cosa puoi anticipare?

Il disco avrà undici tracce, sarà molto acustico, molto suonato, con qualche parte elettronica e affronterà diverse tematiche.