Deliziare i sensi in un viaggio attraverso i tesori di Milano e nei segreti della sua tradizione. Scoprire il gusto della memoria gastronomica ammirando le vie e le piazze della città, comodamente seduti a tavola, a bordo di un antico tram anni Venti. Anche questo è il gusto per il meglio che Elior – leader nella ristorazione collettiva – mette a disposizione dei suoi ospiti. Il progetto Milano da gustare è un omaggio a una città dal fascino intramontabile, assaporata attraverso il ristorante del tram ATMosfera e i piatti del raffinato menu creato per questo evento.
Battezzato nei giorni scorsi tra le vie già scintillanti del Natale, Milano da gustare è un connubio tra i luoghi dell’arte meneghina e il cibo da cui ha tratto ispirazione sedimentandosi poi nella cultura popolare. La Canestra di frutta di Caravaggio, conservata alla Pinacoteca Ambrosiana, ha offerto ai nostri chef l’idea per un’apertura costituita da una selezione di formaggi lombardi accompagnati da frutta di stagione. L’Ultima cena, che attrae migliaia di turisti nella sala dell’ex refettorio di Santa Maria delle Grazie, è stata lo spunto per un antipasto di tradizione come la trota in carpione, che secondo alcuni storici appare sulla tavola dello straordinario capolavoro leonardesco. I colori usati per le vetrate della fabbrica del Duomo sono invece all’origine, secondo una delle diverse narrazioni tramandate, del risotto con lo zafferano – usato anche come pigmento – con l’aggiunta poi dell’ossobuco, il piatto tradizionale della ricca borghesia cittadina. All’arte del non spreco e a insospettate contaminazioni futuriste, è invece dedicato il dolce, un tiramisù di panettone che nobilita la tradizione rilanciandola in una veste meno istituzionale.
Un evento multidisciplinare nato da un’idea di Edoardo Sylos Labini e Angelo Crespi, con sulfuree e inaspettate integrazioni teatrali. Uno chef-cicerone interpretato da Gualtiero Scola ha guidato i commensali lungo l’itinerario, legando le diverse portate a gustosi aneddoti dedicati alla storia della città. Ospite speciale, un redivivo Filippo Tommaso Marinetti -interpretato da Francesco Maria Cordella-, le cui suggestioni culinarie ci affascinano ancora oggi per le ardite sperimentazioni e le inusuali mise en place. Perché per lui, come per noi, il cibo è un codice che non tollera eccessive convenzioni, è un linguaggio che preferisce le costruzioni sintattiche semplici all’eccesso di retorica. Il gran finale è con Un quartetto particolare che intona una versione futurista di O mia bela Madunina.
Insomma, l’eccellenza italiana in una serata magica. Perché chi fa cultura del cibo può farsi tramite di nuove forme artistiche, promuovendo un riscoperto senso del “bello” nei confronti dei propri clienti. Quello che Elior sperimenta è un’idea di ristorazione innovativa, in grado di dialogare anche con l’arte, trasferendo il concetto di nutrimento dal destinatario principale, il corpo, fino ai sensi e all’anima. Del resto l’arte è portavoce dei talenti e delle qualità di un’epoca. E la tecnica e il genio sono competenza tanto dell’artista quanto dello chef che crea piatti esclusivi, conferendo dignità a preparazioni semplici e tradizionali attraverso un’idea capace di sedurre incondizionatamente.