Matteo Tenardi, quando la stabilità è un problema

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image3“Luoghi [In]stabili” che vanno al di là del tempo e dello spazio. Ma sono profondamente iconici della quotidianità così come i personaggi familiari che, dapprima fotografati e poi dipinti olio su tavola con interventi a tempera e grafite nelle parti non realistiche o mimetiche, l’artista lucchese Matteo Tenardi porta in mostra con la sua personale alla Fondamenta Gallery di Roma, fino al 14 ottobre, curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci.

Sagome accostate ad oggetti della realtà in un percorso visivo che ha un fascino urbano ma anche irreale con un allestimento essenziale immerso in uno spazio che nel sottofondo sembra quasi postindustriale. Qui spiccano le opere dell’autore toscano, che confida: «l’idea di luoghi-non luoghi, che sono prettamente luoghi instabili, nasce da un libro di Georges Perec, Specie di spazi, che si chiude con l’ultima pagina in cui lo scrittore narra come l’assenza di un luogo stabile generi il meccanismo dove l’uomo ricerca lo spazio stesso. Che così  diventa un enigma, un dubbio, un problema con cui deve relazionarsi continuamente. L’idea di luoghi stabili intesi come mancanza, è questo il punto di partenza».

L’esposizione, anche itinerante e già presente con un progetto site specific a Bologna, è realizzata in collaborazione con il C.R.A., acronimo di Centro Raccolta Arte, rappresentato al vernissage dal suo presidente Roberto Milani, che spiega:

«Faccio parte di Casa d’Arte San Lorenzo che è la galleria che promuove l’opera di Matteo Tenardi e ha organizzato questa mostra. A latere mi occupo anche del C.R.A, associazione culturale con sede a San Miniato (Pisa) che nasce con l’intento di creare una biblioteca tematica per divulgare tutto il sapere dell’arte, dal moderno al contemporaneo. Circa 5000 le pubblicazioni che mettiamo a disposizione di chiunque voglia consultare l’archivio. Abbiamo stretto rapporti con fondazioni, musei, atenei e iniziamo a ricevere giovani frequentatori delle accademie che devono approfondire le loro conoscenze e a cui consentiamo di accedere a quello che noi chiamiamo il nostro ‘tesoretto’. Cerchiamo di seguire tutte le iniziative e le esposizioni che abbiano un interesse e un piglio culturale come la mostra di Matteo Tenardi».

Per la curatrice Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci la personale di Tenardi è «una riflessione dell’artista sul titolo stesso della mostra. Dal punto di vista della curatela, invece, le opere dell’autore intercettano un gap concettuale tra la stabilità, la sicurezza e il calore del luogo natio e l’instabilità dettata da una contemporaneità che è millantata, anche dall’ego dei personaggi che Tenardi rappresenta. Il virtuosismo formale dei lavori non è volutamente ricercato anche se l’autore è dotato di facilità pittorica. Le parentesi quadre del titolo, così come i puntini di sospensione in letteratura, rappresentano il vuoto esistenziale del tempo e della memoria. E nascono quindi delle sagome, che poi Tenardi intaglia personalmente. Sono i suoi amici abbinati ad elementi come la scala e il mattone, oggetti ricollegabili al vissuto dei personaggi. I bozzetti sono molto importanti perché raccontano come si arriva all’opera finale».

In un mondo in cui le certezze e la ricerca continua di un senso esistenziale sono minati dalla precarietà e dall’indefinito, i luoghi instabili di Matteo Tenardi diventano quasi un esperimento filosofico che solo l’arte può rendere concreto.