Gianfranco Rosi: uno su mille ce la fa

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Gianfranco-RosiÈ l’ultimo scorcio degli anni Ottanta. Nei boschi di Perugia c’è un uomo di 32 anni, un pugile, che sta preparando un incontro. Negli occhi ha i pugni del cobra texano Don Curry che lo ha mandato al tappeto cinque volte prima di ripartire verso gli Stati Uniti col sorriso intatto e la cintura da campione del mondo.

L’età è ragguardevole per un atleta, le speranze sono nulle a sentire gli esperti. È vecchio, non ha il pugno risolutore, negli Usa solo Primo Carnera e Nino Benvenuti sono andati a prendersi il titolo mondiale, l’avversario è un mostro. Gianfranco Rosi non ha più voglia di sentirle queste cantilene. Ha su le cuffie e ascolta sempre la stessa canzone.

Se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno sei finito… non ci credere
devi contare solo su di te
Uno su mille ce la fa

L’America è lontana. Si allena duro Gianfranco, non ascolta nessuno, solo quella canzone. Si parte che in Italia è estate piena. Ad Atlantic City, invece, è di casa la tristezza. Casinò, crisi economica, nebbia e pugni a pagamento. Darrin Van Horn è giovane, ha ventuno anni, è la nuova speranza della boxe a stelle e strisce, è il campione del mondo. Ha vinto tutti e trentanove gli incontri disputati e molti dei suoi avversari non sono arrivati a fine match. È tanto bello ed elegante quanto Rosi sembra sgraziato e fuori posto.

Gianfranco ha l’esperienza che si è guadagnato pugno dopo pugno, dolore dopo dolore. Ha studiato il suo avversario, che in America chiamano School Boy, e ha mandato a memoria la lezione. Suona il gong, ilfight6 ragazzo avanza sorridente col suo jab, pressa per chiudere la pratica in fretta. Trenta secondi passati a ritrovare quello spiraglio visto nei video tante volte. Non ha tirato nemmeno un pugno Gianfranco.

Gancio sinistro, boom, diretto destro, bam, sono i maestri che mandano in castigo School Boy. Il giovane va al tappeto, una sensazione inedita, e si rialza sorpreso. Non si fermerà più Gianfranco. Dodici riprese di astuzia, tecnica, abbracci, colpi perfetti, studiati. Ai giornalisti americani, anni dopo, dirà: “I miei avversari sottovalutavano i miei colpi perché non ero potente, e io intanto colpivo”.

L’ultima ripresa è come la prima, gancio, boom, diretto, bam, e via al tappeto. Un memorandum per i giudici che dopo qualche secondo daranno il verdetto: “117-109, 118-108, 116-109, and NEW Champion of the World…”.

Non ho barato né bluffato mai
e questa sera ho messo a nudo la mia anima
ho perso tutto ma ho ritrovato me
Uno su mille ce la fa