La Carta di Viareggio, che 90 anni fa rivoluzionò il calcio italiano

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Nel 1926 il fascismo emanò la Carta di Viareggio, prima piattaforma programmatica per la riorganizzazione del calcio.

Continue accuse verso la categoria arbitrale, crisi di rappresentatività della Figc, disparità di trattamento tra club più o meno blasonati, non sono solo una precisa disamina dell’attuale condizione del football nostrano, ma anche le ragioni che nel 1926 portarono il regime all’emanazione della Carta di Viareggio, prima piattaforma programmatica per la riorganizzazione del calcio.

La necessità della Carta ha la sua genesi nelle partite, Genoa-Bologna e Casale-Torino. In seguito alle proteste dei presidenti e dei tifosi, i referti arbitrali delle due gare vennero annullati e le partite ripetute, adducendosi quale giustificazione la mancanza di “serenità di spirito” da parte delle due giacchette nere. La situazione precipitò allorché la Federazione inserì nel Regolamento una singolare norma che consentiva alle società di indicare arbitri “sgraditi”, i quali per tutta la stagione non avrebbero potuto arbitrare le partite di quelle squadre. Una ricusazione alla quale seguì un legittimo sciopero degli arbitri che, vilipesi, si rifiutarono di dirigere le partite. Al fine di ripristinare l’ordine ed inquadrare il calcio all’interno dei canoni fascisti, Lando Ferretti, allora Presidente del Coni, nominò una commissione che scrisse un nuovo Statuto con diverse novità: introduzione del Comitato Tecnico Arbitrale con pieni ed esclusivi poteri sulle valutazioni degli arbitri; divieto di tesserare stranieri; istituzione di un campionato a girone unico per rafforzare l’unità nazionale e nel contempo far emergere le forti identità locali presenti sull’intero territorio italiano; nascita del calciomercato; distinzione tra dilettanti e non; controllo delle spese.

Dopo oltre 90 anni, chi pensava che gli isterismi collettivi dei tifosi, dei presidenti e degli allenatori potessero essere placati dall’introduzione del Var, è rimasto deluso. L’utilizzo della moviola in campo non ha affatto scemato le polemiche post partita. Con l’aggravante che il mezzo tecnologico troppo spesso fa rimanere in gola l’urlo di gioia per un goal segnato. Il calcio vive di emozioni. Il Var sta togliendo anche quelle.