Amanda Sandrelli: “Alfano? Non ci resta che piangere”

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Mi racconti un episodio Off degli inizi della tua carriera?

amanda sandrelliIo ho iniziato con Non ci resta che piangere. All’epoca non avevo alcuna intenzione di fare l’attrice, volevo diventare psicanalista. Mi chiamò il produttore del film Mauro Berardi, che avevo conosciuto con Benigni e Troisi ad una festa a casa di mia madre, e mi disse che aveva un ruolo perfetto da propormi. Ero titubante, perché non sapevo recitare, non avevo alcuna voglia di imparare a farlo, e soprattutto ero sotto maturità. Lui mi disse che le riprese sarebbero cominciate esattamente due giorni dopo la fine degli esami, e a quel punto pensando fosse destino accettai

Film indimenticabile, e so che fu davvero pieno di episodi off

Un aneddoto continuo! Pensa che non esisteva un copione ma solo un canovaccio, e le uniche cose che mi furono dette sul mio personaggio erano “Pia, giovane 15enne che si innamora di lui”, punto (ride) È stata un’esperienza meravigliosa, durata poco, ma grazie alla quale ho iniziato ad amare davvero questo mestiere

Cosa ricordi di Benigni e Troisi?

Roberto tutte le mattine, mentre ero al trucco, mi faceva le serenate in versi, come i poeti toscani. E il truccatore puntualmente lo cacciava via perché, piangendo dal ridere, rovinavo il trucco. Lui e Troisi improvvisavano in continuazione, in quel periodo erano in uno stato di grazie entrambi, e si stimolavano a vicenda. Era un piacere stare su quel set, e chiunque abbia fatto quel film ne conserva lo stesso ricordo. Io non sapevo davvero fare niente, ma non ho preteso nulla da me stessa, affidandomi completamente a loro e ripetendo esattamente quello che mi mostravano. Devo ammettere che ancora oggi mi piace rivedermi in quel film, mentre adesso invece devono passare almeno 4 anni prima che io possa approvarmi (ride). Ma credo sia normale per qualunque attore che “arrivi” senza una scuola, e imparando sul campo come me

Mi ha sempre colpito il grande rigore col quale hai dignitosamente preso le distanze dal “cazzeggio” tipico della figlia d’arte…

Credo sia merito della mia insicurezza. Io non volevo fare questo mestiere, mi sembrava troppo “facile”. Forse per questo ho voluto imparare, con rigore.  Senza false modestie, oggi non mi sento allo stesso livello di trent’anni fa. Ma credo non si impari mai tutto. In questo mestiere mettersi in ascolto è la cosa più necessaria, perché il pericolo è quello di fermarsi, di non emozionarsi più. Una volta chiesi a mio padre “ma quando finisce l’incubo della prima? Quando smette quella sensazione di voler essere trasportati in un altro continente e di non voler salire sul palco”, e lui mi rispose “il giorno che non ti succederà più, preoccupati. A me succede sempre”

Detto da Gino Paoli…

Sì, poi nelle repliche successive è diverso. Anzi, resto per un’oretta in uno stato di grazia. Un misto di adrenalina, soddisfazione, stanchezza. Una sensazione di pienezza che ricordo di aver provato solo quando ero incinta. Io nella mia vita non mi sono mai sentita soddisfatta e piena. Cioè, quando si fanno delle cose belle, e non entriamo nei particolari, per qualche secondo sì… (ride). A parte gli scherzi, credo che chiunque faccia questo mestiere abbia qualcosa che lo “mangi”. Mio padre li chiama “i cani neri”, ma non sono una cosa psicanalitica. Piuttosto, un’esigenza, qualcosa che ti porta a dover fare davvero qualcosa

Ecco a proposito di famiglia: un paio di anni fa portasti in scena al Teatro Manzoni di Milano, Tres di Juan Carlos Rubio, uno spettacolo che ha fatto parlare parecchio di sé perché porta sul palco una “famiglia” non convenzionale

Il fatto che abbia fatto tanto parlare ti fa capire a che livello siamo in Italia. Sergio Muniz mi disse che la versione spagnola dello spettacolo non ha fatto discutere per nulla. Lì l’argomento è abbastanza sdoganato. Al contrario, in Italia, quando parli di una famiglia non composta da papà e mamma..…

Com’era lo spettacolo?

Una commedia scritta benissimo, una macchina da guerra. Racconta di tre donne, tre compagne di liceo che si rincontrano dopo trent’anni. Dopo una serata di bagordi, canne, alcol, decidono di fare un figlio tutte insieme, e di trovare il padre ideale per soddisfare la loro volontà. Non cercano un amante, vogliono un figlio, soddisfare il bisogno di famiglia. Dove per famiglia si intende un gruppo di persone che si amano e si rispettano, siano uomini, donne, un cane, un vecchio, un bimbo. Non importa

Alfano e Buonanno della Lega non sarebbero propriamente d’accordo con te

Veramente sono io a non essere sono propriamente d’accordo, né con l’uno e né con l’altro (ride)

Ti riporto le dichiarazioni di Buonanno: “se si sposano i gay, possiamo far sposare anche i cani. Piuttosto che essere gay, mi butto giù da un ponte” (la Sandrelli risponde alla domanda prima della morte di Gianluca Buonanno ndr)

Be allora se dovesse scoprirlo, potremmo vivere tutti meglio (ride). Io sono poco polemica in pubblico, ma mi danno molto fastidio le posizioni rigide di chi si scaglia eleggendosi a giudice del mondo. Pur essendo io agnostica, concordo col pensiero di Cristo “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Nessuno di noi può permettersi di fare morali, tutti abbiamo scheletri negli armadi. Io non tollero la mancanza di rispetto verso le scelte dell’altro, è spaventoso. Se una persona credente decide di disapprovare omosessualità, divorzio, aborto io non discuto affatto, ognuno può pensare ciò che vuole. Ma non invadere la libertà altrui. Sai, a me piacciono molto le chiese, ci entro spesso, le rispetto come se fossero davvero la casa di qualcuno che vado a trovare. Ecco, tanto io ho rispetto da laica, tanto vorrei essere rispettata in quanto tale

Apprezzabile invece la posizione che tennero Francesca Pascale e Silvio Berlusconi che hanno dimostrato aperture verso il mondo gay, non trovi?

Sì, apprezzabile, ma mi chiedo: che problema c’è se due gay si sposano? Perché non si può dare alle persone la possibilità di regolamentare le loro unioni? Si chiede un riconoscimento, esattamente come accaduto per il divorzio, l’aborto. Quando si votò per l’aborto non si disse che l’aborto era giusto e in virtù di questo tutti avrebbero dovuto abortire. Siamo in una democrazia, santo cielo!

Tu in quanto personaggio pubblico cosa diresti ad Alfano?

Di rispettare le opinioni, le scelte altrui. È un dovere per un politico, non può farlo o non farlo. Semplicemente deve! Prima citavi Buonanno, posso dirti che una persona che paragona i gay ai cani merita di essere denunciato per diffamazione

Ti faccio rasserenare un attimo. Parliamo della tua famiglia: mamma Stefania Sandrelli, sex symbol del cinema italiano. Tu Come ti sei rapportata con questa immagine? Ti sei mai sentita sex symbol? C’è stato un momento in cui ti sei sentita in competizione con lei?

Guarda, dovresti conoscere mia madre! Mia madre non è un sex symbol, pur essendo suo malgrado la Fam Sandrellipersona più seducente che io abbia mai conosciuto. Lo è con i bambini, con gli animali, con chiunque. Seducente, non seduttiva, che è ben diverso. Lo è in un modo molto allegro, infantile. Mia madre è una persona speciale. Io non ho mai conosciuto una donna che alla sua età e nella posizione in cui è sia così pura, così infantile nel senso buono. Lei si è sempre rapportata a me e mio fratello chiedendo consiglio su cosa fare, anche nelle scelte di lavoro. Ci ha sempre fatto sentire importanti

E tu sei seduttiva o seducente?

Nessuna delle due (ride). Io mi sono sempre piaciuta, non ho mai avuto problemi fisicamente. Se forse fossi stata brutta avrei avuto qualche problema, perché mia madre è veramente molto bella. Ma quando mi dicevano “com’è bella tua mamma” mi sentivo esattamente come quando adesso mi dicono “com’è bello tuo figlio”. È un orgoglio, se ami una persona non puoi competere.

Ma quando i primi ragazzetti ti chiedevano di uscire, non hai mai avuto il dubbio che lo facessero perché “figlia di”?

Credo di essermi difesa bene dalle persone che si avvicinavano a me per interesse, non ne ho mai avute tante intorno. Forse le riconoscevo a fiuto. Ma non potrei vivere ponendomi questo problema, esattamente come non riesco a non fidarmi delle persone, non è nella mia natura. Io ho bisogno di fidarmi, altrimenti sarei infelice. E devo dire, incrociando le dita, che sto per fare i 50 anni ahia ahia ahia (ride) e di fregature ne ho avute poche. Tutto sommato facendo un piccolo bilancio della mia vita penso sia giusto così per me

Abbiamo parlato di mamma. Domanda d’obbligo, la canzone di papà che più hai nel cuore?

Non andare via, di Jacques Brel. Mio padre l’ha tradotta, e per me è come se l’avesse scritta, come se fosse sua. Ogni volta che l’ho seguito nelle sue serate gli chiedevo di farla, e piangevo

Be io ho nel cuore la colonna sonora de La bella e la bestia

Ci sono tantissimi ragazzi ormai uomini e donne che mi dicono di essere cresciuti con quella canzone. Mi fa sentire un po’ vecchietta, ma mi fa molto piacere

A proposito di papà, alla grande festa per i suoi 80 anni c’era anche Grillo. Ma è sempre così incazzato anche fuori dalla politica? So che quella sera è andato tutto bene! Come fanno Grillo e Paoli ad essere amici?

L’amicizia può andare tranquillamente oltre le idee politiche. Se le persone sono intelligenti e rispettose non accadono incidenti pur essendo su posizioni diverse. Beppe è una persona molto piacevole, intelligente. Poi, le sue idee politiche non sono esattamente le mie o quelle di mio padre (ride), però dice cose giuste. Sul come le dice non sono d’accordo. Ma va riconosciuto il fatto che la politica è sempre più distante dalle persone. Non si parla più di diritti da stabilire, privilegi da togliere, di questioni fondamentali. Invece si tende a rendere la politica auto referenziata, e questo allontana la gente sempre di più. La colpa non è di Grillo, ma a monte. Lui ha assorbito l’incazzatura della gente, intercettando un malessere evidente. Io continuo a sostenere il vecchio principio in virtù del quale la democrazia, per quanto imperfetta, è il sistema migliore che ci sia. Il resto sarebbe peggio. E se ti soffermi a pensare questo, non puoi non contemplare un dibattito politico. Fermo resta che bisogna far si che la politica ritorni ad essere un luogo virtuoso, per dire una parola gentile (ride)

Complimenti per la diplomazia

Ci provo! (ride) se poi ci prendessimo un caffè ti direi le cose in modo diverso. I toni esasperati sono funzionali ad una maleducazione diffusa che trovo orrenda

Infatti in tv ti si vede pochissimo

Sì, mi fa molta paura

Qual è la tua paura più grande?

L’appiattimento, l’omologazione. E la sofferenza di chi amo

Ti si è incrinata un pochino la voce nel dirlo

Quando hai dei figli diventi fragile, non sei più padrona della tua vita. Qualunque cosa accada a loro ricade inevitabilmente su di te. Però mi fa più paura la paura. È una cosa immobilizzante, pensa agli animali. Stare fermi, immobili, non è mai una buona soluzione. Ecco perché cerco sempre di guardare le cose che mi danno speranza

Se sono indiscreto puoi tranquillamente non rispondermi: papà ha tentato il suicido all’apice del successo con Sapore di mare. Che effetto fa per una figlia essere faccia faccia con una debolezza così intensa di un padre che si ama?

Torniamo ai cani neri. Penso che il talento oltre una certa misura abbia un prezzo, abbastanza alto. Non parlo del mio per intenderci. Io faccio semplicemente il mio mestiere al meglio, e credo di esserne abbastanza portata, anche se non ho un fuoco che mi brucia dentro da quando sono nata. Guardando non solo mio padre ma tanti altri grandi artisti che hanno avuto vite infelici mi convinco sempre più che il talento si paghi. È fatto di apici, e di momenti in cui stai malissimo

C’è mai stato un momento brutto brutto brutto in cui avresti detto anche tu basta?

Sono stata malissimo, ma non mi è mai successo di non voler esserci. Mi piace tanto vivere, e c’è sempre stato qualcosa per cui valesse la pena vivere

Amanda, grazie per la tenerezza di questa chiacchierata

Sai, Gabriele, io ho sempre avuto un’emotività veramente esagerata. Ne ho sofferto, e mi sono vergognata di questo. A volte non riesco a dire quello che vorrei, mi si blocca la gola. È merito del mio lavoro se sono riuscita a fare pace con questa parte di me. È fondamentale trovare il proprio talento, la proprio unicità. Anche ogni bambino ha un posto in cui anche i difetti diventano pregi. Mio padre mi ha insegnato a non essere mai sicura di niente. Mi è pesato tanto quando ero piccola, ma è un pensiero che adesso mi consola

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