Mattina gelida quella del 22 febbraio del 1994. Al Birkebeineren Skistadion c’è la staffetta 4×10 chilometri di sci di fondo. Ci sono una manciata di svedesi e finlandesi, 120.000 norvegesi e quattro italiani: Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner. Sono le Olimpiadi di Lillehammer.
È una festa nazionale più che una gara. I norvegesi hanno vinto tutto. Gareggiano in casa, è come sperare di battere il Brasile di Pelè al Maracanà. Giorgio Vanzetta dovrebbe partire come primo frazionista, ma non se la sente. Tocca al vecchiaccio.
Maurilio De Zolt è un pompiere di 43 anni che comincia ad andare forte quando gli altri si schiantano per la fatica. È uno specialista della 50 km, chiedergli di essere veloce è una follia. Gli dicono: “Maurilio resta a 30 secondi dai primi e ce la possiamo giocare”. I norvegesi iniziano col campione del mondo Silversten. I nordici partono a razzo. Il cuore di De Zolt è grande come le montagne di San Pietro di Cadore. Resiste, sbuffa, arranca per otto chilometri e solo alla fine si stacca. Ripete a se stesso un mantra, “Se arriva in volata Silvio ce la fa”. L’Italia è a dieci secondi dalla Norvegia.
Tocca a Marco Albarello, che dei nostri è il più norvegese: grosso, con leve lunghissime e potenti. Davanti a sé ha la leggenda Ulvang. Non si perde d’animo e va come un treno. Dopo cinque chilometri li ha presi e resta con loro. In tv i commentatori dicono: “Siamo in corsa per l’argento, il primo è tabù. Inutile illudersi”. Il terzetto Italia, Norvegia e Finlandia arriva al secondo cambio.
Giorgio Vanzetta, volendo buttarla in musica, è il nostro Ringo Starr. Sa fare una cosa soltanto: tenere il ritmo. Un ritmo infernale che Thomas Alsgaard impone fin dai primi metri. Giorgio non si stacca, non ha più paura, resta lì col cuore in gola e ripete, “Se arriva in volata Silvio ce la fa”.
L’ultima frazione vede come unico protagonista Bjørn Dæhlie, il Michael Jordan dello sci di fondo, un atleta più unico che raro. Silvio Fauner e il finlandese sono due sparring partner. Dopo qualche chilometro il finlandese cede di schianto. Restano in due. Fauner è più veloce in volata, Dæhlie non ne ha mai avuto bisogno delle volate. Di solito arriva solo.
Non questa volta, il Carabiniere non molla. Gli ultimi 200 metri si corrono in un inferno bianco. C’è un tuono che si alza al cielo: “Heja Heja Norge”. È un tunnel di bandiere norvegesi e canti assordanti. Fauner ci si tuffa dentro e alla fine riemerge solo il silenzio. Non cantano più: Silvio ce l’ha fatta.