Dopo duemila anni, torna in vita l’uomo che finanziava i gladiatori

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pompeiTg e giornali ne hanno parlato. Com’è giusto che sia. Ma sicuramente se n’è parlato molto meno o per nulla sotto gli ombrelloni e a bordo piscina, dove il gossip è meglio dell’archeologia. Eppure la scoperta della tomba monumentale che molto probabilmente è appartenuta a un impresario di spettacoli di gladiatori è considerata una delle più importanti nella storia di Pompei. Questa estate ci ha così regalato, oltre alle emergenze incendi e siccità, qualcosa di buono. Una bella sorpresa perfino per gli archeologi poiché, com’è noto, alla base di ogni ritrovamento interessante o straordinario c’è sempre una dose di fortuna, oltre che di intuito e di perizia. Gli archeologi guidati da Massimo Osanna stavano effettuando scavi nella zona San Paolino per controllare le fondazioni dell’edificio in corso di restauro che dovrà ospitare la Biblioteca della soprintendenza, entro il prossimo autunno. Durante un saggio in profondità si sono imbattuti nel marmo di una tomba. E poiché a Pompei non esistono monumenti funebri in marmo hanno subito capito di trovarsi di fronte ad un ritrovamento importante. Recuperati tutti i fondi ordinari disponibili in cassa – 200 mila euro –  si è proceduto a riportare alla luce il sepolcro, attribuito a Gneo Alleo Nigidio Maio, noto per essere uno dei più grandi finanziatori degli spettacoli di gladiatori che si svolgevano nella città romana, all’interno dell’Anfiteatro da 20mila posti. E’ l’epigrafe sul marmo, sette righi di “Res Gestae”, ovvero le imprese realizzate in vita da Nigidio (si legge che già da adolescente, quando indossò la toga virile, offrì al popolo un grande banchetto) a chiarire l’identità dell’uomo sepolto, soprannominato “princeps”.

Dopo quasi duemila anni possiamo quindi conoscere un altro pezzo della storia dell’antica coloniagladiatori-2 romana. Una storia che ci appartiene e che dovremmo imparare a valorizzare e soprattutto a tutelare nelle sue testimonianze. Il degrado e l’incuria ha sommerso in questi ultimi decenni Pompei quasi più della cenere, della lava e dei lapilli. Come se il sito archeologico più visitato al mondo fosse vittima ogni giorno di un’eruzione. Non dimentichiamoci che un paio d’anni fa la Cnn l’ha inserito nella sua lista di meraviglie mondiali a tempo determinato. Una classifica chiamata “Last chance to see”, “l’ultima possibilità per vederle”, che comprende siti di interesse storico o naturalistico che rischiano presto di sparire a causa della manutenzione carente o assente. Ora, con la tomba del manager dei gladiatori, il nostro più grandioso museo a cielo aperto si è arricchito di una nuova preziosissima tessera del suo puzzle, che riscrive gli ultimi decenni della città antica ed apre la strada ad ulteriori scoperte. Merito di tecnici e ricercatori che con metodo ed abnegazione continuano a dare lustro ad un sito troppo a lungo mortificato da crolli e tracolli.