Perché le vittime si sentono dimenticate dallo Stato

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legittimadifesa2Questa settimana per OFF abbiamo incontrato l’avvocato Stefano Toniolo, responsabile divisione penale dello Studio Associato Martinez e Novebaci. Stefano Toniolo era presente alla conferenza stampa del 5 luglio alla Presidenza del Senato.

Avvocato Stefano Toniolo qual è il suo ruolo all’interno dell’Unione Nazionale Vittime. Come è avvenuto il suo avvicinamento?

Ho conosciuto la Presidente di UNAVI, Paola Radaelli, che mi ha trasmesso tutta la sua passione nella battaglia che sta conducendo per il raggiungimento degli obbiettivi dell’Associazione. Dal canto mio, ho sempre pensato con tristezza e fin troppa rassegnazione al ruolo della vittima nel processo penale, che è la mia naturale sede professionale. Dopo avere parlato con Paola mi sono allora detto: proviamo a fare qualcosa, e mi sono messo a disposizione con rinato ottimismo. 

Dal punto di vista legale cosa rappresenta la nascita dell’associazione?

Io, da una parte, penso all’associazione come ad un osservatorio permanente sulle lacune dell’attuale normativa a tutela della vittima del reato, così che esse siano rese chiare ed evidenti all’opinione pubblica ma soprattutto alla politica. Va fornita una informazione semplice e concreta per eliminare ogni possibile giustificazione di mancato intervento in materia. Deve essere altresì chiaro che l’individuazione delle risorse finanziare per la soluzione dei problemi è un obbiettivo non solo possibile, ma imprescindibile in una società civile e quindi, oggi, non più prorogabile.

Dall’altra, l’auspicio è che in breve tempo l’associazione possa fornire anche supporto legale concreto alla vittima del reato, fuori e dentro il processo.            

Qual è la situazione attuale delle vittime di reati violenti?

E’ innegabile che negli ultimi anni il legislatore abbia fatto alcuni primi passi a favore della vittima con provvedimenti già vigenti o in discussione. Ciononostante altri e più significativi passi debbono essere ancora mossi. Attualmente la situazione delle vittime di violenze, non solo fisiche ma anche psicologiche, non è concretamente mutata, e molte di esse si trovano ancora in balia degli eventi, nella concreta difficoltà non solo di poter far fronte alle spese di sostentamento ed assistenza quotidiane ma addirittura di sostenere le spese legali nel processo, e questo è inaccettabile.                 

Perché le vittime si sentono dimenticate dallo Stato?

E’ intanto singolare che la stessa Carta Costituzionale non preveda una spazio autonomo per la vittima del reato, concentrandosi sulle garanzie dell’imputato. E’ quindi importante che sia riconosciuta già concettualmente una pari dignità alla vittima del reato, che soffre e sta dentro ad un processo penale che non ha voluto e che nasce per un torto subito. La vittima del reato si sente dimenticata perché, di fatto, viene lasciata da sola ad affrontare ogni situazione, con tempi di giustizia troppo lunghi, con poche garanzie di riscossione del danno, spesso avendo smesso di percepire redditi dall’attività che non è più in grado di svolgere proprio a causa delle violenze subite, addirittura dovendo in prima persona sopportare i costi del processo. In questo quadro, già difficile, talvolta si aggiunge la beffa, a causa dell’intervenuta prescrizione del reato o dell’impossibilità di individuare il reo.                

Quali le iniziative che l’Unione Nazionale Vittime intende proporre?

L’associazione si prefigge di istituire un centro studi che possa farsi promotore di proposte di leggi nuove o di emendamenti a disegni di legge in fase di approvazione. Mi rendo conto che non può che essere un percorso graduale. In questo momento, a mio avviso, è fondamentale provare ad intervenire sul disegno di legge che, nel tentativo di adeguarsi ad una direttiva europea, riconosce un indennizzo alle vittime di reati intenzionali e violenti in caso di insolvenza o mancata individuazione del reo, affinché venga elevata l’entità dell’indennizzo stesso oltre che ampliati i requisiti di accesso, attualmente limitati a coloro che hanno un reddito di poco superiore ad 11.000 euro annui lordi.                 

Qual è l’approccio politico dell’Associazione?

L’approccio dell’associazione non vuole essere né ideologico né demagogico, prefiggendosi obbiettivi concreti. L’Associazione intende pertanto dialogare con tutte le forze politiche, specie con quelle che si dimostreranno più sensibili ai problemi delle vittime del reato. unavi (1)

Come avvocato perché sostenere UNAVI?

Come avvocato proverò a dare il mio supporto professionale ma è soprattutto come cittadino che sento il dovere di farlo.

Quanto l’Italia è ancora distante dall’Europa in materia di sostegno alle vittime?

Questa distanza è a mio avviso plasticamente rappresentata dal fatto che da più di 10 anni è stata emanata ed è vigente una direttiva comunitaria che ha imposto a tutti gli stati membri l’obbligo di dotarsi di meccanismi di un indennizzo equo ed adeguato infavore delle vittime del reato, nelle ipotesi di cui ho parlato prima, senza prevedere alcuna soglia reddituale di accesso.