Ergastolo. Dieci coltellate che hanno spezzato più vite. Per un pugno di gioielli. Per il nulla insomma. Ergastolo. In una parola un dramma e tante ferite che una sentenza non può e potrà mai sanare. Una figlia che ha scoperto il cadavere della madre. Ergastolo. Piangeva l’assassino lacrime di coccodrillo alla lettura della sentenza. Ergastolo. Piangeva Stefania, la figlia della vittima. Lacrime liberatorie.
LA SENTENZA – È stato condannato al massimo della pena Renato Modugno, 53 anni, accusato di avere ucciso la sua ex vicina di casa, Antonietta Migliorati, 73 anni, pensionata, il 17 agosto 2017 a Rho. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d’Assise di Milano questo pomeriggio.
IL DRAMMA – Parlare dell’omicidio di Antonietta Migliorati è un po’ come camminare su di un tapis roulant. Si torna sempre al punto di partenza. A quelle coltellate cariche di sangue che hanno cambiato il mondo. Almeno quello di Stefania. La stessa che ha trovato la madre morta. Assassinata. Brutalmente. Si legge negli asettici verbali dei carabinieri. E’ scritto con tratto incolore negli atti processuali. E’ stato scandito a chiare lettere nella sentenza letta oggi. E come un automa la figlia di Antonietta, sale i gradini del suo personale Calvario. E scende quelli della vita. Come sulla scala mobile. Ripercorrendo momento dopo momento l’incubo che affolla ed affollerà per sempre le sue notti, rendendo i pomeriggi saturi di medicine e solitudine. Non si può scappare dal tormento. Perché non ci si può dimenticare di quel sangue. Perché non si può scordare quei momenti di delirio nel vedere la propria madre a terra. Incubi che si trasformano in mostri e ti tengono compagnia ogni volta. Che prendono forme diverse a seconda delle situazioni in cui ci si trova. Toccando con mano il silenzio dello Stato che ti fa sentire abbandonato e vittima di una beffa crudele.
L’AVVOCATO UNAVI – Ed ecco allora che cerchi di salire i gradini grazie a persone come Paola Radaelli, presidente UNAVI (Unione Nazionale Vittime), presente con Paola Carella alla lettura del dispositivo della sentenza.
L’associazione che ha messo a disposizione di Stefania l’avvocato. Ma grazie anche all’avvocato Massimo Proietti che si è battuto come un leone per avere Giustizia. Quella con la maiuscola. A cui tutte le vittime anelano senza se e senza ma. “Una sentenza giustamente severa, sofferta da parte della vittima – commenta Massimo Proietti, avvocato Unavi che ha assisto la figlia di Antonietta Migliorati – L’istruttoria è stata intensa, veloce, ma al tempo stesso intensa e profonda che ha portato i gravi indizi concordanti emersi alla decisione dei giudici di Milano”.