Fulvio Abbate : “Addio compagni. Così ha fallito la sinistra hipster”

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La sinistra renziana, cinematografica dei Castellitto/Mazzantini; quella hipster, dei club, fantozziana. La sinistra che ha perso se stessa. Fulvio Abbate senza freni: “La sinistra hipster è il succedaneo, nell’ordine, della cosiddetta “sinistra dei club” (la stessa che, nei primissimi anni Novanta, avrebbe dovuto fiancheggiare e nutrire in senso lib-lab la nascita del nuovo soggetto voluto da Occhetto, con un personale borghese laico) e ancora i “girotondi”, il cui scopo primario d’esistenza, in nome dello sdegno, era forse quello di liberare il paese da Berlusconi. Addio sinistra fighetta e hipster, non ci mancherai per niente. La sinistra-hipster, quella che ha sempre voluto liberare l’Italia dagli incolti, dopo la sconfitta a Genova e a L’Aquila è quasi affondata. Breve storia di come si è trasformata e ha perso se stessa”. Il marchese dice la sua sulle sinistre a Linkiesta (LEGGI) dopo la tornata elettorale del ballottaggio e si racconta in questa intervista cult

download (82)E’ il marchese dello sfastidio, Fulvio Abbate. Nutrito di pratica e menefoutisme patafisico, lo scrittore palermitano, ormai romano di Monteverde, da un po’ si scaglia con tutta le verve che ci vuole contro certi lati della cultura più o meno politica di sinistra. Il suo pamphlet “Sul conformismo di sinistra” (Gaffi 2005) è una bella medicina demistificante contro rituali che potevano avere un senso egemonico una cinquantina d’anni addietro, e che ora sono solo olio essenziale di curialità. I suoi attacchi al potere culturale, da Teledurruti (il canale youtube che gli è stato hackerato mesi fa, e di cui non si riesce a recuperare l’archivio) agli articoli, alle apparizioni a Chiambretti Supermarket non risparmiano niente. Non si salva il Premio Strega (in mano alla P2 culturale veltroniana), non si salva il post-femminismo, non si salvano gli idoli del Pci del tempo che fu. In questi giorni Abbate è molto carico. E naturalmente non si salva il premier cresimato dalle recentissime europee, Matteo Renzi. “E’ il modello del cognatino banale” dice a ilgiornaleoff.it, “Tempo fa avevo definito il Pd “Democrazia Renziana”. Sbaglia Bersani a dire: “Dove sarebbe Renzi senza il Pd”. Lui non ha bisogno del Pd”. Conclude Abbate.

Domanda. E se non ha nulla a che vedere con la sinistra cos’è, l’oggetto Renzi?

Risposta. E’ l’anello di congiunzione tra le ambizioni di un trentenne di centro destra e centrosinistra. Tutto questo cancella la sinistra, cioè l’idea di qualcosa che sia critico rispetto alla realtà E si ritiene che, al momento, l’installatore di impianti di condizionamento d’aria perfetto per questa operazione “culturale” sia Renzi.

D. E del fragoroso crollo di Beppe Grillo che ne dice?

R. La mia sensazione è che il loro punto di massimo successo non potesse essere oltre il 20 per cento. Questo paese, che è conformista, ha avuto paura di un possibile dissenso. Il video di Grillo è la piéce di un comico che capisce di dover abbozzare, e usa lo sketch del Maalox. Alle sue spalle, da una parte un Casaleggio furibondo e dall’altra una massa di manovra fascistoide, che in questo momento si espone in modo furioso in rete.

D. E del risultato di Forza Italia cosa pensa?

R. Berlusconi sconta non tanto il fatto che sia ai domiciliari a svuotare pappagalli, ma il fatto di non essere più giovane. In queste elezioni ha prevalso la cultura da start up, da trentenni invasati di “praticità”…

D. Paola Bacchiddu con una foto in bikini su Facebook ha rivitalizzato l’immagine di una lista Tsipras che fino ad allora, nei media, appariva piuttosto grigia. Ma non è un po’ una rivoluzione sessuale in ritardo? Non è che, come dice Caparezza, il Sessantotto si è risolto nel Sessintutto?

R. No. Paola Bacchiddu è una precaria, una persona per bene, una ragazza, che si è trovata ad affrontare un lavoro. E l’ha fatto come riteneva di farlo. E invece si è scontrata con queste mostruose tordelle, che hanno trovato blasfemo un suo gioco privato su facebook. Si è trovata a prendere atto che queste persone sono nemiche del piacere, che praticano un femminismo del punto croce. Qualche giorno fa, le ho consegnato il premio Durruti per questo.

D. Ma la lista Tsipras ha fatto di tutto per “demansionarla”, come ha scritto la stessa Bacchiddu…

R. Ha deciso di disconoscerla. I risultati delle elezioni li ha appresi non nella sede del suo movimento, ma nella sede di Sel. Puro moralismo borghese. Unico gentile con lei è stato Marco Revelli . La Spinelli e la Zanardo, se avessero potuto, l’avrebbero portata alla sbarra.

D. E’ la sinistra di quelle che in Puglia si chiamerebbero “biatelle”, vecchie zie….

R. Io le chiamo “tordelle”. Tordella era quel personaggio del Corriere dei piccoli, col mattarello in mano… Non hanno più quell’autorità morale che per anni hanno ritenuto di poter manifestare. Il loro carico offensivo, cattocomunista. La loro idea della politica come cilicio ascellare non ha più ragion d’essere. E questo si vede.

D. E qui si vede che il neofemminismo prende infelici atteggiamenti moralisti. Ma pare che lei sia in polemica piuttosto pesante anche con tutta la parte maschile della cultura della sinistra italiana. Decisamente ripiegata verso la nostalgia galoppante. Vedi film di Veltroni su Berlinguer…

R. Berlinguer! Una volta, a Palermo, in casa di una baronessa c’era Guttuso. Gli chiesero “Renato, ma com’è Berlinguer?” Risposta di Guttuso, che era un uomo organico al partito: “E’ uno che lavora tanto…”. Questo era Berlinguer: un onesto burocrate di un partito che sotto la sua guida ha collezionato solo tragici fallimenti.

D. Per esempio?

R. Per esempio l’idea della “diversità” antropologica. Pensare, come faceva Berlinguer, che i comunisti dovessero rinunciare alla televisione a colori era ridicolo. Negli stessi anni in cui Berlusconi dava ordine alle ballerine di Teleombardia di mettersi i fuseaux fuxia, poi…

D. Ma il film su Berlinguer l’ha visto?

R. Certo. E’ un film di una modestia assoluta. Innanzitutto perché l’autore è un modestissimo regista. Il suo unico risultato sarà farci andare a prendere una multiproprietà in Congo, a Kinshasa. Ci aveva fatto sperare che sarebbe stato lui ad andare in Africa, ma invece sarà lui a cacciarci…Ma sa qual è la verità su quel film?

D. Ci dica

R. Veltroni fa il film su Berlinguer perché si ipotizza al Quirinale. Perché Prodi è troppo odiato a destra, D’Alema è bruciato in quanto D’Alema, Amato ormai è simbolo solo del suo stipendio. A meno che non arrivi una donna, Clarabella, è molto probabile che Veltroni trovi i voti. Quindi butta la frittura di pesce Berlinguer: nel candido immaginario di sinistra, Berlinguer è diventato il Padre Pio di un popolo che non sa più a che santo votarsi.

D. Berlinguer oggetto identitario, il passato che rassicura, la memoria come cloroformio per un’immortalità immaginaria…

R. il passato piace in quanto passato, perché non ti può inc…. Ma il passato che la sinistra rivendica è quello di una coscienza infelice. Con questi idoli, siamo più indietro di quando Fiorucci presentava il doppiopetto di denim.

D. Una curiosità: perché da quando ha ripreso a pubblicare i video di Teledurruti ha cominciato una “rubrica” dal titolo “Doposcuola”, in cui parla dei grandi classici, da Picasso a …Perché?

R. Perché c’è bisogno di alfabetizzazione. Una volta, una candidata di Miss Italia disse che Stalin era uno stalinista. Vette irraggiungibili. Ho una figlia di undici anni che non ha voglia di fare niente. E il cui unico sogno è vedere Apple e Samsung che si mettono insieme…