È un’artista a 360, Angélique Cavallari. La talentuosa attrice Italo francese, nata a Torino, dopo aver pubblicato la raccolta poetica “Universo A -Nutriti di nuvole e Terra”, ha deciso di realizzare un sequel associando però i versi a dei tappeti sonori, principalmente di stampo elettronico. Un progetto sperimentale, che lei ha deciso di chiamare “Collection A”. Al progetto collabora anche Alexis Bret, compositore e arrangiatore, e probabilmente verranno coinvolti altri artisti. Sul fronte cinematografico, invece, Angélique prossimamente uscirà nelle sale “Seguimi”, un film di Claudio Sestieri che vedrà la
Cavallari protagonista assoluta.
Angelique, raccontaci questa tua nuova avventura professionale…
Scrivere è un hobby che ho dall’età di 9 anni e, con gli anni e lo studio, non ho mai finito di imparare e migliorare. Mi piace l’idea che un’arte antica come la poesia sia fusa con la musica elettronica ultra-contemporanea. Sono molto sensibile ai suoni e ai rumori: ho l’abitudine di registrarli, poi a volte li utilizzo o li riproduco nel mix musicale delle soundtracks poetiche. Da appassionata di musica amo anche lavorare con la voce (letture canti) e, dato che mi piace sempre creare qualcosa di originale e unico, è arrivata questa nuova avventura.
Cosa ha aggiunto al tuo percorso professionale?
Il mio lavoro da attrice può essere costellato di ramificazioni parallele, perché castrarsi e soffocarsi? Partendo da questa mia scelta di libertà si accumulano esperienze arricchenti e straordinarie, fatte di incontri illuminanti con gli altri oltre che con se stessi. Incidere musica e comporre queste poesie sonore mi fa star semplicemente bene e se in qualche modo riescono a trasmettere alla gente qualcosa di positivo, un po’ onirico e sognante, allora diventa un onore ed una gran gioia.
Quando hai capito quale fosse la strada professionale giusta da intraprendere?
La strada giusta da intraprendere è quella che ti spinge ad avere il coraggio di assumerti la responsabilità di quello che sei. Mi cimentavo in parecchie cose da piccina, danzavo, suonicchiavo, scrivevo, dipingevo, mi cercavo insomma, ma la prima volta che ho fatto teatro ho sentito un forte benessere, una intensità che mi completava, mi liberava e mi riempiva, in maniera molto naturale. Ero felice di esplorare sempre più, studiare i testi, lavorare con gli altri, lavorare con il corpo, con la voce, con l’anima e con il cuore tra le mani. Senza esagerare la definirei un’esperienza quasi mistica.
Quando, invece, hai capito che la tua passione poteva trasformarsi in un vero e proprio lavoro?
Abitavo, mi mantenevo da sola e mi pagavo gli studi già a 18 anni, quindi conoscevo il valore del lavoro e del tempo, che era prezioso e andava investito nel migliore dei modi possibili. Sono partita presto in turné nei teatri di tutta Italia e poi ho iniziato con il cinema. Ho visto che così riuscivo a guadagnarmi da vivere e in più mi trovavo a lavorare in un contesto molto serio e professionale, che mi aveva appassionato. Ho così dedico di dedicare la mia vita all’arte.
Finora qual è stata la soddisfazione più grande raccolta? E la delusione?
Le soddisfazioni sono tante, si accumulano di anno in anno. davvero senza confini di terre e cieli. È sempre una soddisfazione enorme avere feedback positivi dalle persone con cui lavori, registi e colleghi con cui hai condiviso un’esperienza il più delle volte ad alto tasso emotivo. Grandi delusioni, per fortuna, non ne ho avute.
Oggi a chi senti di dover dire grazie?
A tutte le persone che han creduto e credono in me e che mi han sempre sostenuta anche nei momenti difficili della mia vita, come una vera famiglia. A coloro che hanno percepito nelle mie idee utopiste una bella Luce e che mi han permesso di concretizzarle senza troppe chiacchiere, dandomi fiducia e coraggio. Tutto questo Amore è stato ed è una ruota portante.
Nei momenti meno semplici, cosa ti ha dato la forza per andare avanti?
Come dicevo prima, l’amore degli amici e delle persone che avevo vicino. Poi una sorta di fede nella vita, oltre all’arte, alla musica, alla Natura e alle nuove idee.
Ci racconti quello che ritieni essere l’episodio più curioso della tua carriera?
Un giorno feci un provino a Roma, abitavo a Parigi e stavo camminando per le viette di Trastevere, quando vidi un rondinotto sanguinante a terra. Chiesi aiuto e lo mettemmo su un foglio di giornale. Pronta per portarlo in un bar arrivò un signore, mi disse che dovevo lanciarlo dal ponte perché quella particolare razza avrebbe preso lo slancio per poi innalzarsi. Nel mentre il rondinotto cadde dal giornale ma da quella caduta prese lo slancio e iniziò a volare, sempre più in alto in quei bei cieli di Roma. Eravamo tutti felici. Continuai la mia camminata arrivai a Campo de’ Fiori e poi ripartii col mio aereo verso la Francia. Venni poi richiamata per il provino che andò a buon termine ed incontrai cosi il regista Daniele Luchetti che disse di avermi notata camminare a campo de Fiori e che con sorpresa inattesa mi rivide la sera nei video del casting per il suo film. È solo un piccolo episodio di sincronicità temporale come ne capitano tanti che pero al ripensarci mi fa sorridere.
Nella vita di tutti i giorni, quando non lavori, come ami trascorrere la quotidianità?
Passando tempo con i miei amici, facendo delle lunghe passeggiate, andando a dei concerti o a vedere un buon film, praticando sport, ma a volte anche standomene a casa in relax.