Claudia Cardinale e la polemica del ritocchino. Non è ora di finirla?

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C8Dm3X8XQAEQ4kcCi risiamo.
L’abuso del programma di fotoritocco Photoshop per “migliorare” la silhouette di un’attrice finisce nuovamente al centro delle polemiche. L’attrice in questione è una giovane e splendida Claudia Cardinale, protagonista della locandina ufficiale del Festival di Cannes 2017, che nel poster “ride, balla, vive”, come recita il comunicato ufficiale. Un omaggio della kermesse francese (che si terrà dal 17 al 28 maggio) all’attrice italiana, che vuole lanciare un messaggio preciso di gioia e libertà, con un inno alla vita in un periodo difficile e incerto, come quello che sta vivendo l’Europa in questo momento.

Tutto nella norma, allora? Non proprio. Ad un occhio attento, ancora una volta quello implacabile del web e dei social, non è sfuggita la vita “photoshoppata” e le gambe ritoccate rispetto alla foto originale del 1959, quando l’allora 21enne Claudia Cardinale danzava sui tetti di Roma su un set fotografico. L’interprete del Gattopardo (78 anni), onorata di esser stata scelta ma del tutto ignara del lavoro di modifica dei grafici (l’agenzia Bronx), ha comunque voluto stemperare la bufera di polemiche nata dopo la pubblicazione del manifesto, che in poche ore ha fatto il giro del mondo, affermando che si tratta solo di una “sublimazione” e che, dopotutto, è solo cinema.Claudia_Cardinale_Cannes_2010

Del resto, l’attrice italiana non è la sola ad aver visto il proprio corpo rimodellato, allargato e smagrito per foto, locandine e copertine. In tante sono le star che hanno detto no al ritocchino digitale, da Kate Winslet a Keira Knightley, attrici dall’indubbia bellezza che non hanno bisogno di apparire più magre o più prosperose, che non vogliono omologarsi ad uno stereotipo che vuole il corpo femminile dotato di certi prerequisiti, frutto di una società patriarcale e una cultura ancora sessista. Perché, come afferma Johathan Klein (co-fondatore e amministratore delegato di Getty Images), “Il modo in cui le persone sono rappresentate visivamente influisce più di ogni altra cosa sul modo in cui vengono percepite”.

In un’epoca contraddistinta da grandi lotte sociali per la parità di diritti, l’esaltazione dell’identità e della diversità, contro le discriminazioni di ogni genere, grazie anche alla terza ondata del movimento femminista attualmente in corso, la domanda che ci poniamo allora è sempre la stessa. Ce n’era davvero bisogno?