Una nuova Golden Age per le serie tv italiane?

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Serie-tv-storiche-660x330Una nuova “Golden Age”. Così viene definita l’epoca della televisione che stiamo vivendo, caratterizzata da una mole di serie tv mai raggiunta prima (455 quelle prodotte nel 2016 negli USA) e una creatività e un livello qualitativo impressionanti. Ma se il dominio degli States è indiscusso, l’Italia non è rimasta immune a questa epoca d’oro così florida e proficua, dimostrando di poter dire la sua, con un coraggio fino a pochi anni fa solo sognato e una serie di produzioni, anche internazionali, di successo e di qualità, che segnano una svolta significativa nell’evoluzione della serialità nostrana.

Il punto di rottura tra satira e mafia

Partendo dagli sceneggiati Rai degli anni ’50 e ’60 (I promessi sposi) e passando per le soap degli anni ’90 (Un posto al sole), la “serie all’italiana”, meglio conosciuta come fiction, ha sempre fatto fatica a trovare un equilibrio tra quantità e qualità, tra sceneggiature e concept di partenza deboli, trame rassicuranti e pacificatorie (Don Matteo) e un predominio del genere poliziesco (Distretto di polizia, La squadra).

Un primo punto di rottura lo segna la Fox nel 2007 con Boris, serie cult con Francesco Pannofino edownload (65) Carolina Crescentini, che in tre stagioni mette in scena una spietata satira contro la fiction italiana, rea di offrire produzioni prive di contenuti e di originalità.

Un anno dopo Sky trasmette Romanzo criminale – La serie (dopo il successo del film di Michele Placido), scritta e diretta da Stefano Sollima, che grazie ad un racconto crudo e inedito della Banda della Magliana, ben lontano dalla fiction canonica nostrana, ottiene un successo incredibile e viene distribuita in 70 paesi.

Alla rivoluzione di Romanzo criminale segue nel 2014 Gomorra – La serie, ancora di Sky, tratta dall’acclamato romanzo di Roberto Saviano (già trasposto con successo al cinema da Matteo Garrone). Sollima ritorna alla regia di questo nuovo ambizioso progetto, che esplora le vicende del clan camorrista dei Savastano, dando vita ad un quadro ancora più pessimista di Romanzo criminale e superando il successo di quest’ultima: Gomorra è stata venduta in 170 paesi ed è stata eletta nel 2016 terza miglior serie tv dell’anno negli USA.

La rinascita è internazionale

Nell’ottobre 2016 arriva su RaiUno I Medici, serie tv anglo-italiana, che presenta la storia, ambiziosa ma fortemente romanzata, della potente dinastia fiorentina e che vanta un cast internazionale, capitanato da Dustin Hoffman e Richard Madden. Le imprecisioni e i limiti di scrittura sono notevoli, eppure la serie creata da Nicholas Meyer e Frank Spotnitz è da considerarsi un passo in avanti rispetto allo standard download (66)proposto da Mamma Rai, che osa quanto basta, consapevole di essere un prodotto destinato alla prima serata di una tv di Stato: I Medici ottiene un ottimo riscontro di pubblico, anche giovane (con il 30% di share), e diventa la prima serie tv firmata Rai ad arrivare in USA, Inghilterra, Canada e India grazie a Netflix.

Nello stesso periodo Sky offre un’altra serie internazionale ma molto più audace, The Young Pope, prodotta con HBO e Canal+, e scritta e diretta da Paolo Sorrentino, che racconta l’ascesa di un papa controverso che si atteggia a rockstar, interpretato dal bravissimo Jude Law (nel cast anche Diane Keaton e Silvio Orlando). Ancora una volta, la critica italiana si divide sullo stile personale del regista Premio Oscar, mentre il pubblico apprezza (con oltre 1 milione di spettatori di media) la storia “sovversiva” e “sbalorditiva”, come è stata definita dalla stampa americana: The Young Pope (venduta in oltre 80 paesi) è il primo esempio di serialità italiana d’autore con un regista nelle vesti di showrunner (l’ideatore e il responsabile creativo di una serie), figura chiave negli States ma del tutto assente in Italia.

Il futuro è targato Netflix-Rai

Tra le serie tv più attese dei prossimi mesi troviamo Suburra, prima produzione originale italiana di Netflix (prodotta con Rai e Cattleya), e The Neapolitan Novels, prodotta da Fandango e Wildside (con la Rai e una casa di produzione statunitense ancora sconosciuta). La prima, tratta dall’ottima pellicola dinetlogo Sollima, debutterà nel 2017 e si propone di superare la censura della tv commerciale, con una storia che indaga ancora sulle lotte di potere tra Stato, mafia e Chiesa, per la regia di Michele Placido. La seconda, diretta e scritta da Saverio Costanzo, porterà sul piccolo schermo (nel 2018) la saga dei romanzi de L’amica geniale di Elena Ferrante.

È evidente, dunque, come il periodo di rinascita globale della serialità abbia contagiato anche il nostro paese, senza dimenticare il grande merito di Sky e Netflix, riusciti a insinuarsi nel duopolio Rai-Mediaset e a rompere l’immobilismo della fiction nostrana. E mentre Mediaset continua a sonnecchiare, puntando su telenovelas (Il segreto) e reality show trash (L’isola dei famosi), quanto meno la Rai dimostra, seppur con una certa timidezza, di voler stare al passo con i tempi, anche grazie all’aiuto dei suoi diretti competitors.