Sulla via del Folk, tra Dublino e Reykjavík, troverai i Blindur

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FOTO_BLINDUR_-In poco più di due anni i Blindur, ovvero Massimo De Vita e Michelangelo Bencivenga, hanno tenuto centocinquanta concerti in Italia e all’estero, hanno vinto sette premi (tra cui il Bertoli, il De André e il Buscaglione) ed hanno pubblicato un disco. Un cammino, il loro, che a guardarlo così, dall’esterno, pare essere stato tutto in discesa. «Se esiste una band che non ha avuto difficoltà fatecela conoscere!» si affretta a smentire Massimo. «Abbiamo sempre lavorato tanto e tutto quello che abbiamo ottenuto l’abbiamo conquistato con il sudore. E’ anche vero che abbiamo preso tutto alla leggera, vale a dire senza troppe aspettative. E non siamo stati fortunati, semmai il contrario se penso a quando ci hanno rubato gli strumenti». Napoletani, Massimo e Michelangelo suonano insieme da oltre dieci anni, ma la svolta c’è stata nella primavera del 2014: «Ci siamo ritrovati, condividevamo gli stessi ascolti e le stesse idee musicali, ed in modo naturale è venuto fuori questo progetto». Il progetto è appunto un duo il cui sound si ispira alle atmosfere del folk e del post rock, con un piede a Dublino e l’altro a Reykjavík. E’ islandese anche la parola che i due hanno scelto per essere riconosciuti: Blindur vuol dire cieco, un nome legato alla storia personale di Massimo, non vedente, ma che è saltato fuori per caso: «Nel periodo in cui io e Michelangelo stavamo scegliendo il nome del gruppo incontrai, dopo un concerto, il cantante dei Sigur Rós. Chiacchierando, Jónsi, che non vede da un occhio, notò che io anche io non vedo; l’incontro con lui ci ha suggerito che Blindur fosse la parola giusta». L’amore per il Nord Europa (e non solo) è ricambiato: «L’Irlanda ci ha accolti sempre molto bene. Ma anche in Francia abbiamo avuto un riscontro positivo, nonostante avessimo paura per il limite linguistico. Ma l’italiano non sembra essere un ostacolo».  A gennaio 2017 è uscito Blindur, il loro primo disco, pubblicato da La Tempesta: «Più che un concept album è una carta d’identità che contiene nove brani, registrati in presa diretta perché volevamo restituire tutta l’atmosfera di festa che c’è nei nostri concerti». Ed ora i Blindur dove vogliono arrivare? «Non lo so – risponde Massimo -. Abbiamo voglia di suonare sempre di più ed arrivare a quante più persone possibile. Sicuramente l’obiettivo è di riuscire a vivere di musica e devo dire che ci siamo abbastanza vicini».