Il potere delle immagini, fallacia della comunicazione e del pensiero nell’era Internet, la diffusione invasiva dell’autoritarismo culturale che impone la mordacchia alle voci fuori dal coro, la proliferazione della cosiddetta “post verità”, lo slittamento civile dei generi e della famiglia e la sconvolgente precarietà di un’identità religiosa, filosofica, politica messa in discussione dall’incontro/scontro con culture altre: ecco un’interessante introduzione all’interpretazione dei quadri di Chiara Sorgato, narrazioni contemporanee che sviluppano i nostri pregiudizi e i nostri “idoli” in mostra nella Piccola Galleria (di nome ma non di fatto) di Bassano del Grappa, con una serie di opere pervase di un’ironia tagliente che mettono a tema le grandi e piccole narrazioni dell’attualità: la verginità, il matrimonio, le unioni di fatto, il ruolo della donna e della famiglia tradizionale e…”alternativa”, l’immigrazione. Considerate il
quadro dal titolo Il ruolo sacro. Oggetto: la maternità. Soggetto: due donne, vessillifere di uno stendardo color rosa e abbracciate l’una all’altra sul dorso di un cavalluccio marino. Interpretazione: il ruolo sacro della femmina (attenzione: la femmina, non la donna…”dis/animalizzata”) si ribalta nella condizione laica. Indizio iconologico: il cavalluccio marino su cui le due donne (anzi le due femmine) siedono appartiene a uno “strano” genere di natura, “scandalo” biologico come quel batrace chiamato Axolotl che si riproduce allo stato larvale. Il ruolo sacro enfatizza a livello simbolico il riferimento alla recente legge sulle unioni civili e alla discussione sulla maternità surrogata, nel pieno di uno scandalo non più biologico ma sociale.
Considerate anche L’obelisco delle vergini: volti d’infanti con sembianti di pianta e vegetali si avviluppano inanellandosi a fanciulle desnude lungo una sorta di obelisco che si innalza su una terra vista come dallo spazio, verso un cielo striato di colori rossi e marmorei. Un ragionamento sul matrimonio che si rinnova, in maniera ancor più elaborata, in Un quadretto familiare: coppia di sposi, lei è scollacciata e visibilmente incinta e lui, fisso al suo fianco, estrae dalla zona genitale un serpe rosso sangue. Sulla sinistra i genitori della sposa, col padre schiaffeggia le natiche della madre, mentre sulla destra una fanciulla si nasconde sotto la tunica di un sacerdote. Ai lati due santi, uomo e donna: lei si pugnala alla gola, lui i genitali. L’onore e il disonore, matriarcato versus patriarcato, la “proprietà” del corpo e la fallacia di valori codificati lungo tradizioni e abitudini, l’incertezza di un’idea di società creduta universale ma in realtà votata alla relatività del giudizio e del pre-giudizio.