Varichina, l’antieroe, icona e martire della provincia italiana

Quando si parla di icona, si è portati a pensare alla Marilyn dipinta da Warhol, o alla Giuditta che decapita Oloferne dipinta da Caravaggio, Artemisia Gentileschi e Klimt, ma l’icona, intesa come figura o personaggio emblematici di un’epoca o di un ambiente, può essere anche quella di un posteggiatore abusivo nella Bari degli anni ’70, apertamente omosessuale, decisamente appariscente e non esattamente avvenente, che obbedisce ferreamente alla regola dell’ “undoing gender” (disfatta del genere): Lorenzo De Santis, detto Varichina, interpretato da un travolgente Totò Onnis, costruisce il suo personaggio scardinando gli emblemi di una società che lo rifiuta, lo schernisce, lo ridicolizza; Varichina è osteggiato dalla famiglia, maltrattato dai suoi amanti, amato o odiato dai concittadini.

74072

A raccontarne una storia in perenne bilico tra realtà e finzione sono Mariangela Barbanente e Antonio Palumbo, con il loro Varichina, la vera storia della falsa vita di Lorenzo De Santis, che esce domani 2 febbraio partendo proprio dalle sale di quei luoghi raccontati nel film. Una proiezione in anteprima, presso l’Apollo Undici di Roma, ha visto la presentazione di Gianni Amelio: “Dal punto di vista cinematografico c’è qualcosa di nuovo in Varichina, non è quello che si chiama in modo retorico docufiction, è a tutti gli effetti un film e io non sento lo scarto tra un linguaggio e l’altro; sono io spettatore che entro nella storia e, in qualsiasi modo voi la raccontiate io ci sto dentro. Per cui è a tutti gli effetti un’emozione stare dentro Varichina. E’ una gran bella scoperta. Tra l’altro ci sono degli attori straordinari, uno su tutti il protagonista”. Varichina, la vera storia della falsa vita di Lorenzo De Santis, è un dramma raccontato con straordinaria leggerezza, dove il protagonista, paradossalmente, risulta a tratti elegante nell’abbracciare un’esistenza di inettitudine scanzonata e scintillante. Lorenzo è un eroe antieroico per eccellenza, come è definito nelle parole degli autori: “Lorenzo ha sfidato tutti: lo volevano cancellare e lui ha sottolineato la sua Varichina_foto1presenza con un pennarello rosso. È questo che ci piace di lui: l’affermazione continua che è stata la sua vita. Solo che, a furia di recitare un personaggio, inevitabilmente lo è diventato. Per tutti, tranne che per quei pochi che lo hanno conosciuto da vicino. Siamo andati in giro per il quartiere dove ha vissuto e abbiamo raccolto le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Non ci sono filmati, pochissime le fotografie, per questo abbiamo deciso di seguire la strada della docufiction”.

Il racconto della vita di Varichina ci dà lo spunto per riflettere su come una storia di quarant’anni fa sia immancabilmente attuale, su di una contemporaneità che a fatica trascina il peso dei problemi del passato.