Il Presepe diventa underground per rinnovare la tradizione

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Ph. Gabriele Basilico

C’è bisogno di perpetuare la tradizione che sorregge le fondamenta del nostro essere uomini e società. Specie ora in cui sembra che l’autodistruzione e l’impazzimento collettivo ci colga tutti. Specie dopo i terribili fatti di sangue di Berlino, assistendo alle brutali persecuzioni dei Cristiani in Medioriente o alla cacciata di Dio da queste terre di plastica. La tradizione non è un ammennicolo dell’epoca delle ideologie, né un soprammobile inutile e impolverato nella vetrinetta della zia tirchia. La tradizione è una leva verso la maturità: è mantenere il fuoco, non adorare le ceneri. Ecco che, allora, soprattutto in questi giorni, si rinnova per venire incontro al tempo anche il Presepe, emblema di un’istituzione irrinunciabile che parla un linguaggio universale: la famiglia. Il
Presepe è tradizione pura: rinnova un significato eterno ed è sottoposto all’ interpretazione della contemporaneità. Modernizzarne l’estetica e rinnovarne l’etica alla base.

Come i presepi di Via San Gregorio Armeno a Napoli o quelliarte_foto-3 minimalisti di Sebastian Bergne, anche a Milano rivive la medesima volontà di fondere passato e presente. Fino all’8 gennaio 2017 pellegrini, angeli, pastori e Magi animeranno gli spazi dell’Albergo Diurno in una composizione affascinante. Rivive il Presepe degli artisti, realizzato nel 1976 da Francesco Tabusso insieme ad altri nomi noti dell’arte. Figure in legno dipinto a grandezza naturale, sapientemente fuse con lo spazio dell’Albergo Diurno Venezia dalla celebre scenografa Margherita Palli, che ha ideato per l’occasione un allestimento specifico che dialoga con la natura sotterranea del luogo – una specie di grotta inaspettata nel sottosuolo urbano – ma allo stesso tempo con la sua storia. Un’iniziativa del FAI, Fondo Ambiente Italiano.