No Talent, no business: ad Almendra gli artisti al centro

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am_logo«La musica di Almendra nasce dai rapporti: non produciamo l’artista, produciamo con l’artista». A Gianluca Cangemi potrebbe bastare questa puntualizzazione per delineare l’identità di Almendra Music e tracciare la differenza tra questa originalissima casa discografica palermitana e tutte le altre case discografiche della penisola. Con sede nell’atelier creativo dello Zeit Studio, accanto al Palazzo dei Normannni, Almendra è un’isola felice in un’isola vera, dove le difficoltà non mancano. «L’avvio di Almendra nel 2012, dopo due anni di progettazione d’impresa, arriva da un’onda lunga, che ha visto progressivamente incontrarsi, tra le piazze, nei pub e nelle sale prova cittadine, violoncellisti classici e batteristi hardcore-punk, producer elettronici e sassofonisti avant-jazz, ignorando ogni steccato accademico e istituzionale in nome della qualità, dell’identità, del lavoro e del pensiero musicale attuali» racconta Cangemi,  fautore del progetto insieme a Luca Rinaudo, entrambi compositori. «Assunte le necessarie competenze professionali – prosegue-, abbiamo disobbedito all’assistenzialismo isolano e al gattopardismo italico, e abbiamo messo in piedi un esperimento di impresa culturale del tutto autonoma, che potesse generare musica per il “quality listener” in ogni parte del mondo, costituire per noi un lavoro, e essere anche utile, per la miglior parte della collettività in Sicilia e Italia, come immagine di speranza in un presente possibile, globale e locale a un tempo».

Colleghi di conservatorio, Cangemi e Rinaudo hanno così dato vita una factory sui generis, operazione a dir poco coraggiosa in tempi di talent show e canzonette pensate per il grande business. «I talent show sono la trovata con cui un giro di mercato in caduta libera prova a risollevare le proprie sorti tramite grovigli d’interessi economici, nascosti al pubblico generale: una sorta di grande truffa ai danni di pubblico e artisti» commenta Cangemi. «Si tratta di una faccenda di partecipazioni societarie e conflitti d’interesse, in un settore di mercato qualsiasi, non di musica da produrre e condividere. Tu artista puoiDCIM100GOPRO anche provare a starci, se hai avvocati eccellenti e la malattia del gioco d’azzardo, purché sia consapevole di quanto sopra: giochi finché puoi a quel tavolo truccato, altrui e per pochi, e poi (se ci riesci…) torni a fare musica per davvero, coi tuoi veri soci in affari, cioè i tuoi ascoltatori».

Fanno «musica per davvero» gli artisti di Almendra, dove c’è quasi incredibilmente condivisione e libertà di espressione: «Si lavora con gli artisti tra artisti: ognuno riconosce le competenze e il ruolo dell’altro. Premessa essenziale a ogni possibile rapporto è la totale e reciproca disponibilità a mettere da parte ogni astratta ambizione di “carriera” e “successo”, per potersi così concentrare insieme sulla musica». Seppur controcorrente, Almendra si sta imponendo con tutta la sua musica, che spazia dal genere classico al jazz, all’elettronica, al rock’n’roll. Dal 2013 ha già pubblicato venti lavori e, continuando a puntare su compositori e artisti emergenti, si avvia a una nuova stagione di idee e semi di buona musica indipendente. Quanto a ciò che dobbiamo aspettarci nei prossimi anni, Cangemi dice: «Le storie d’amore, quando sono vere, per natura sono imprevedibili, le si può solo vivere, giorno per giorno, cercando di alimentarle: musicisti, ascoltatori di qualità e lavoratori della cultura, insieme».