A Firenze rinasce la poesia tardogotica: Giovanni da Ponte

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Annunciazione fra i Santi Eustachio e Antonio Abate,Giovanni da Ponte, chi era? Un nome sparito nell’oblio. Oggi lo conoscono solo gli specialisti. Eppure il toscano Giovanni da Ponte (1385-1437/1438) è stato uno dei più estrosi artisti tardogotici italiani. A volerlo far conoscere al grande pubblico è stata Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze. Giusto, visto che si parla sempre del nostro patrimonio artistico e nessuno lo conosce.

L’occasione è il restauro di un bellissimo dipinto di Giovanni da Ponte con l’Incoronazione della Vergine, di proprietà della Galleria dell’Accademia di Firenze. Oggi esposto insieme ad altri cinquanta nella prima mostra monografica sul pittore (Firenze, Galleria dell’Accademia, sino al 12 marzo). Tavole, trittici, polittici a fondo oro preziosi e raffinati con angeli, madonne, scene sacre e profane, raccolti da chiese e musei italiani e stranieri. Un grande e bel lavoro.

Cassone: 4 coppie di innamorati celebri e 2 figure reggi-stemmaCon Giovanni da Ponte sono esposti anche nomi di spicco del tempo, da Gherardo Starnina a Paolo Uccello, presente con una Madonna con il Bambino proveniente dal vicino Museo di San Marco, e poi Ghiberti, Masaccio, Masolino, Beato Angelico.

Giovanni di Marco, questo il vero nome del pittore, è ricordato come Giovanni “da Ponte” dal biografo Vasari nel ‘500 per aver abitato con la sua bottega nella parrocchia fiorentina di Santo Stefano a Ponte. La formazione artistica avvenne in una bottega di pittura di Firenze sotto l’egida del maestro Gherardo StarninaMadonna con Bambino (ex Maestro del Bambino Vispo), un pittore ricco di esperienze presso le grandi corti europee e attivo verso il 1380 a Valencia.

Lo stile esuberante di Starnina influenza Giovanni da Ponte che elabora un linguaggio altrettanto ricco e rigoglioso, con caratteristiche tipologie: Madonne e Bambini dai visi larghi, gli occhi a mandorla e i nasi duri e dritti. Un esempio?  Il fascinoso trittico del Museo di San Donnino a Campi Bisenzio, che documenta gli esordi del pittore intorno al 1410. Recuperato galleggiante nell’acqua durante l’alluvione del 1966, ma in buone condizioni, rappresenta l’Annunciazione tra i santi Eustachio e Antonio Abate, Cristo benedicente e angeli nelle cuspidi. La scena sacra si svolge in un ambiente domestico, intriso di poesia, da gustarsi in ogni dettaglio, come i due giovani e piccoli committenti inginocchiati o il pavimento a cassettoni ancora privo di prospettiva, ma splendido. Negli anni a venire il pittore accoglierà qualche spunto dalle prime novità rinascimentali, soprattutto di Masaccio. Una nota di merito al ricco, chiaro e organico catalogo (Giunti).