I grandi scrittori? Grandi sporcaccioni. Umani e perversi

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Allons enfants de la patrie/dans le lit a jouer! 

Sotto le coperte a giocare, figli di Francia. Ma non tutti, nonostante il Paese dei galletti sia rinomatamente incline all’erotismo, quasi più di un disegno di Manara. Solo alcuni, selezionati. I grandi. Le migliori teste della Francia pensante: quella di George Sand, Marguerite Duras, Colette, Madame de La Fayette, Victor Hugo, Marcel Proust, Jean de La Fontaine e Georges Simenon. Quella dei grandi scrittori. 41og0dtpnylRipensare la Francia della letteratura…sotto le coperte. Un viaggio tête-à-tête con la sessualità più profonda, cavernosa, perversa e schizofrenica che Iman Bassalah si è permessa di raccontare, con buona pace del moralismo accademico che tutto vela di sacro, dimenticando abilmente il profano, cassandolo come inutilità storica – alla faccia dei novelli Torquemada -; quel profano più umanizzante e liberatorio che mai. Dissacrante, puzzolente, efficace, a cavallo tra la memoria pasoliniana – “Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. [… ] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano“ – e il Baudelaire poeticamente pusher de “I paradisi artificiali”.

Allora celiamo la maschera. Anche i grandi scrittori hanno un cuore…e una pulsione, più vitale e umana che mai. “La vita sessuale degli scrittori. Nell’intimità di Hugo, La Fayette, Proust, Sand, La Fontaine, Duras, Simenon, Colette” (La vie sexuelle des écrivain. Dans l’intimité de Hugo, La Fayette, Proust, Sand, La Fontaine, Duras, Simenon, Colette – Nouveau Monde éditions, pp.256, Euro 19.90).
 “Oggi pensiamo di aver inventato la sessualità, invece tutto è organizzato e commercializzato, dai siti per adulti ai club per scambisti. Viviamo in una società che si crede viziosa, ma non lo è affatto, se la paragoniamo ai secoli scorsi”. Tana per i maliziosi del 2000, per i catastrofisti dell’ultima ora. Con queste parole dell’autrice si schiude lo scrigno del pudore a metà; svanisce il rossore sulle gote dei letterati, tutti virtù e amore platonico.

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Victor Hugo? Una sorta di maniaco, “tormentava le domestiche affinché gli mostrassero i seni, e frequentava assiduamente i bordelli. Era un tossico del sesso, quasi uno stupratore. Ha sottomesso tutta la sua famiglia al suo potere, la figlia è finita in un istituto psichiatrico, con la diagnosi di “erotomane” (Truffaut le dedicò il film L’histore d’Adèle H) […]”. Sand? Una travestita! Fece della sua mascolinità un’arma di seduzione, “scelse nome e abiti da uomo inizialmente per “sopravvivere nella giungla”, così era libera di viaggiare, di entrare nei circoli maschili, nelle biblioteche”. Duras? Si concedeva agli sconosciuti in treno ma soprattutto abbracciò il piacere perversamente e prematuramente, “in L’amant, Marguerite Duras raccontava la scoperta del piacere avvenuta a 15 anni con un cinese molto più grande di lei, nelle cui braccia fu spinta dalla madre. Scoprì il suo corpo e la sua femminilità in un rapporto distruttivo. Per l’autrice erotismo e scrittura andavano di pari passo”. Proust? Soffocava la propria sessualità per via del rapporto con la madre. Omosessuale, era un voyeurista nei bordelli maschili. Gide, invece, la viveva liberamente e pienamente, come descrive sapientemente Clémentine Spiler in un commento al libro per LesInRocks.

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Vi ecciterete. Rifletterete. Attraverso le loro passioni sensuali, desideri e fantasie, Iman Bassalah offre un ritratto intimo unico, a volte aspro, sempre emozionante, questi grandi autori di lingua francese. La sessualità di queste donne e questi uomini ci dice molto della loro storia, del loro tempo, del loro stile, dei loro difetti … e, naturalmente, dei loro destini di scrittori.

2 Commenti

  1. Non c’è niente di eccitante nella perversione. La perversione è soltanto ciò che è: perversione, spingere il confine di ciò che è morale, superarlo e poi tornare indietro e distruggerlo, ricavare la massima soddisfazione da questa distruzione. E poi? E poi piangersi addosso per aver distrutto una parte del contratto sociale che serviva per tenere a freno le pulsioni e incanalarle in rapporti interpersonali sani basati sull’amore e sul rispetto.
    Vuoi farlo? Vuoi superare questi confini? Va bene. Ma non pretendere che io paghi le tasse per coprire le spese di questo abominio di dissolutezza: AIDS, malattie veneree, bambini indesiderati, abbandonati oppure con grossi problemi perché cresciuti in famiglie disastrate, bassa natalità, ecc.
    Guardate ad esempio in Italia dove gran parte del debito pubblico viene provocato proprio dalla previdenza sociale.
    Volevate la dissolutezza? Allora pagatevela voi!

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