A parte la palizzata lungo lago che non è stata ancora demolita, a parte l’aborto delle mostre a Villa Olmo (vuota dopo dieci anni di onorata carriera) Como, la sua giunta e in particolare l’assessore alla cultura Luigi Cavadini rischiano di passare alla non-storia, rinunciando a ricordare, nel centenario della morte, uno dei concittadini illustri, Antonio Sant’Elia, visionario architetto futurista morto in guerra il 10 ottobre 1916. L’assessore dice che non ci sono soldi, ma in modo maldestro e fuori tempo, una sorta di pseudo celebrazione si era svolta tre anni fa, con un evento che non aveva ottenuto grande successo, ma che oggi, anche in mancanza di successo, sarebbe stato giustificato dall’importanza della ricorrenza.
In ogni caso per ricordare un genio basterebbe poco: un convegno sui futuristi in guerra (ad agosto ricorre anche il centenario della morte di Boccioni), la risistemazione della sala a lui dedicata in Pinacoteca civica, magari – come suggerisce l’architetto Michele Bollini – un progetto digitale, che coinvolga le scuole di design e di architettura, per costruire in 3D “La città nuova” che Sant’Elia non ebbe modo di veder realizzata.