Armando Brasini, l’architetto dalle visioni alchemiche che Mussolini apprezzava

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Se il Fascismo avesse adottato le straordinarie visioni “alchemiche” di Armando Brasini, invece di quelle razionaliste di Marcello Piacentini, forse il corso della storia sarebbe stato diverso.

Brasini nasce architetto, senza mai essersi laureato in tale facoltà, a Roma nel 1879. Allievo nella bottega di un decoratore, Armando frequenta l’Istituto di Belle Arti dove apprende l’arte del restauro su un impianto ancora rinascimentale e barocco. Ben presto il suo stile lo rende noto al Duce che gli affida alcune opere a Tripoli oltre al progetto del piano regolatore del quartiere romano Flaminio, lavorando anche come scenografo per il Cinema. Insignito del titolo di Accademico d’Italia nel 1929, due anni più tardi è nella commissione per il nuovo Piano regolatore dell’Urbe, orientato verso un’immagine di città magniloquente e grandiosa. Conosciuto soprattutto per le “oscure leggende” legate alla sua villa sulla Flaminia, chiamata comunemente “il castellaccio” per lo stile eclettico che la caratterizza, Brasini ci ha lasciato preziose opere architettoniche come la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria a piazza Euclide, il monumentale ingresso al Bioparco di Villa Borghese, il Ponte Flaminio, il complesso del Buon Pastore a Bravetta e ancora la famigerata Villa Manzoni sulla via Cassia.

Foro Mussolini
Foro Mussolini

Nel 1937, suo sarà il progetto mai realizzato – in diretta competizione con Albert Speer in Germania – per la Mole Littoria: un maestoso edificio concepito allo scopo di celebrare l’idea mussoliniana di una nuova Roma Imperiale. Il Duce però, a causa degli elevati costi, non approva il progetto. Brasini si dedica allora all’altrettanto monumentale disegno dell’Istituto Forestale Arnaldo Mussolini, purtroppo demolito nel 1957, nonostante l’architetto stesso avesse presentato alcune varianti affinché venisse salvato.

Straordinario pittore e disegnatore al pari d’un Piranesi con influenze dureriane, Armando Brasini è da considerarsi uno dei più grandi artisti e progettisti del Novecento italiano, anch’egli parte di quel movimento sponsorizzato da Margherita Sarfatti, già obliato durante il ventennio per essere poi “dannato” dalla successiva critica. La sua formazione è quella di un artista del XVI secolo, con evidenti rimandi e conoscenze di tipo ermetico ed alchemico quando non magico. Per esempio si narra che il ninfeo posto al centro di Villa Brasini sorga su un luogo di forze occulte d’ordine tellurico e che i muri dell’immensa villa, ricoperti da decorazioni e bassorilievi, celino significati arcani sino a una misteriosa scultura formata da sfere all’interno d’un quadrato, che si vorrebbe risplendesse durante il novilunio rivelando conoscenze alchemiche a chi sapesse comprenderle. Leggende, storie, favole con un substrato d’inquietudine e atmosfere che rimandano a Il segno del comando. Spagirista della decorazione, Brasini ha appreso tutti i segreti dell’Ars Regia e pittorica dei nostri Antichi per riprodurli nelle Villa-Brasini-Armando-Brasini-Roma-internoproprie opere. Altri racconti tenebrosi riguardano poi Villa Manzoni, edificata sulla Cassia dove la tradizione vuole esistessero i resti d’una dimora imperiale.  La villa costruita da Brasini per il nipote di Alessandro Manzoni, venne però abbandonata a se stessa dopo la morte del suo proprietario nel 1937, divenendo per lungo tempo uno spettrale luogo funestato da sciocchi che andavano in cerca di facili suggestioni con folli rituali satanici e messe nere. Brasini di umile famiglia ma aristocratico nello spirito, nel suo essere un vero Architetto e Sapiente, uno degli ultimi reali iniziati alle conoscenze dell’Ermetismo nell’Arte, di certo non avrebbe apprezzato tali messinscene di dubbio gusto. Lo stesso “stemma” creato per sé è un piccolo mistero d’interpretazione ermetica: tre colli sovrastanti una falce lunare e un leone accucciato come a volerlo far guidare da un senso estetico basato sulla monumentale bellezza del nostro passato, richiamandosi agli stili più splendidi, dal romanico al gotico, dal neoplatonismo rinascimentale allo stupefacente barocco utilizzati in un fluire armonico senza ombra di contrasti, come onde dell’unico oceano che è il Bello, trasfondendo in essi magia e mistero.

Il suo stile talvolta onirico, poliedrico e mercuriale lo rese dapprima molto apprezzato da Mussolini e poi purtroppo esiliato in disgrazia, sia – forse – per aver partecipato a un concorso per la riprogettazione del palazzo del Cremlino, sia – come è più probabile – per alcuni non proprio nobilissimi sentimenti che verso lui nutrivano altri suoi colleghi vicini al Duce, ne fa una figura di primo piano nell’Arte. La sua morte, nel 1965, ci lascerà anche questo, tra i tanti, mistero: Quello dell’affascinante sogno che è stata la vita e l’opera dell’ultimo architetto mago, sognatore di una Roma che non fu.

Piazza Euclide (Roma) Basilica del Sacro Cuore immacolato di Maria - Armando-Brasini
Piazza Euclide (Roma) Basilica del Sacro Cuore immacolato di Maria – Armando-Brasini

1 commento

  1. Bellissimo articolo su Oppi, non capisco perchè nessuno parla di questo grande pittore
    Bravo Dalmazio

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