Artista completo, di stampo rinascimentale come pochi, Ugo Adriano Graziotti nasce nel 1912 a Carpenedolo in provincia di Brescia e dunque in quella Lombardia che tanto ha dato all’Arte italiana per secoli. Visto il suo precoce talento, presto riconosciuto da insigni maestri del tempo, gli viene garantita una borsa di studio affinché possa iscriversi all’Istituto superiore per l’industria artistica di Monza dove studiare il nudo oltre a poter seguire corsi di pittura e cartellonistica pubblicitaria, conseguendo il titolo di Maestro d’Arte nel 1935.
Allievo della Reale Accademia di Belle Arti a Firenze, il giovane Adriano si rivela un genio anche nel campo della scultura, sebbene decida di abbandonare il corso di laurea in Architettura. Appena ventottenne, ancora su sovvenzione della Reale Accademia d’Italia, si reca a Roma per frequentare i corsi dell’Accademia di San Luca vincendo il Premio San Luca, uno dei tanti della sua lunga e proficua vita. Una borsa di studio nel ’42 lo spinge all’estero, in Cecoslovacchia, dalla quale fa ritorno a guerra conclusa, ancora a Roma dove ottiene, in seguito a un arduo concorso, uno studio a Villa Massimo e poi ancora è docente di figura disegnata all’Accademia di Belle Arti di Roma e presso l’Istituto Beato Angelico per gli studi di Arte Sacra.
Dal 1949 trasferitosi negli Stati Uniti, Graziotti, insegna in alcune scuole d’arte continuando a operare come scultore nel suo studio e conseguendo notevoli riconoscimenti e premi. Farà ritorno in patria nel 1970, a Castenedolo, proseguendo i suoi studi sui solidi platonici e i poliedri archimedei secondo la tradizione ermetica di Leonardo, Luca Pacioli e Albrecht Dürer e riprendendo a insegnare.
La sua pittura eclettica e moltiforme deve la sua formazione allo studio dei sommi maestri antichi compiendo un percorso che lo conduce all’astrazione geometrica densa di significati simbolici, in misura differente, più colta, elitaria e raffinata di un Escher; Graziotti riprende la sapienza della geometria pitagorico-platonica, con quel linguaggio ermetico e anche magico, che fu tipico tra il XV ed il XVI secolo, mostrando quali porte misteriche siano i poliedri platonici, rivelandosi così uno degli ultimi dotati di quel “multiforme ingegno” che ha caratterizzato il nostro Rinascimento.
Adriano è superbo pittore “alla maniera de’ gli Antichi”, padrone di volumi, ombre, prospettive e chiaroscuro ma anche delle tecniche del colore e senza mai ricorrere ad altri artifici che non siano la conoscenza profonda dell’Arte, alternando forme, bianco e nero, ombra e luce, alto e basso, egli vela e rivela le precise corrispondenze ritmiche e a-ritmetiche che si celano dietro le sue apparentemente semplici immagini, mostrandoci vie impensate per muoverci attraverso i mondi del continuum spaziotemporale che solamente la vera Arte sa indicare.
Che si occupi di poliedri stellati, di cupole geodetiche, di geometrie frattali o di complesse quanto ardite stereometrie, le opere di Graziotti sono sempre improntate al principio primo del Bello e di conseguenza alla Bellezza che da esso deriva. Egli è continuatore ultimo dell’arte dei “maestri tracciatori” ai quali dobbiamo i voli architettonici del gotico e l’infinitamente piccolo dei lapidari romanici cosmateschi, sconfinando in un linguaggio che è musica delle sfere riportata sul piano terrestre.
Graziotti saggiamente non scinde mai l’aspetto matematico delle proprie opere da quello estetico, operando quasi in maniera simile ad un alchimista con gli strumenti più semplici della natura, in un’armonia di colori, luci e materiali dove nulla è casuale ed è questa conoscenza e consapevolezza che fa sì che scopra altre nuove – precisamente in numero cabalistico di ventidue – forme poliedriche. Non vi è discontinuità alcuna dunque tra i suoi “nudi” rispettosi delle migliori forme classiche, così puri nel loro chiaroscuro d’accademia e le “sperimentazioni” visive, bi e tridimensionali condotte lungo i piani euclidei, sconfinando così in “altri mondi” fino a riconoscere l’esistenza d’un possibile Multiverso. L’Arte di Adriano Graziotti è capacità di leggere il Mutus Liber della Natura e intuirne le verità profonde scritte nel sempiterno codice della matematica e della geometria che costituisce l’ossatura stessa del Cosmo in ogni Tradizione e dunque in ogni applicazione artistica. Per certi versi estraneo alle correnti artistiche del suo tempo, Adriano ne è indubbiamente influenzato e non potrebbe essere diversamente, ma riesce a trascenderle dimostrando così come con la fine dell’ultima guerra sia profondamente mutato anche il panorama artistico e culturale italiano.
Infatti dopo la sua scomparsa avvenuta nell’anno 2000 a Castenedolo, resta doloroso constatare come il nostro paese sia sovente ingrato e dimentichi d’onorare i migliori figli suoi preferendogliene altri, ben più modesti se non mediocri e così tra i primi, Ugo Adriano Graziotti, riposa insieme a tante altre glorie italiche avvolte nel sudario nell’oblio.
NOTA
L’eredità artistico-spirituale di Ugo Adriano Graziotti è stata raccolta in sua memoria dall’Associazione culturale romana Simmetria che ne pubblica da anni l’intero corpus.