“Dio, che testimonial”. E’ la frase che Alessandro, il giovane pubblicitario milanese interpretato da Luca Ward, dice rivolto a Gesù in persona quando questi entra nella sua jeep in Terra Santa e sorseggia un sorso della Coca Cola che Alessandro gli porge: una scena ironica e profonda allo stesso tempo, che però ha portato l’azienda americana a togliere il suo appoggio finanziario al film perché “non voleva associare il marchio a questa immagine”. Del resto “7 km da Gerusalemme”, produzione del 2004-5 uscita nel 2007, secondo lungometraggio di Claudio Malaponti dopo “La grande prugna” nel 1999 con Ale e Franz e Luciana Litizietto, è un film che non smette di stupire ancora oggi. Lo stesso regista milanese (1968) dice che “tutto nasce per caso, riguardanti questo film ho scritto un diario che raccoglie almeno 300 coincidenze particolari”: diciamo ad esempio che è ambientato tra Milano e Gerusalemme, ma girato tra Torino e la Siria. “A Gerusalemme le scene in cui volevamo ambientare il film, come il Muro del Pianto, erano troppo animate: per caso un giorno durante le riprese ho incontrato una signora che mi ha consigliato di spostarmi a Damasco. Così ho fatto, e, dopo che una commissione perlopiù musulmana ha approvato il film riguardante Gesù, l’imprenditore siriano Bil Tunè ha accettato di co-finanziarlo”.
Conflitti religiosi azzerati in nome di una collaborazione per un film che riguarda l’uomo e il suo rapporto con l’Infinito in senso ampio. Inoltre la pellicola parte dal libro omonimo di Pino Farinotti: “Ho vistola pubblicità di questo volume e sono andato a procurarmene uno in libreria –dice Malaponti-. La commessa mi ha detto che però non era ancora arrivato lì. Stavo per uscire, ma il libro mi è caduto davanti da uno scaffale su una mensola”. La pellicola racconta del giovane designer Alessandro che, incolume dopo essere stato investito da un camion, riceve per puro caso un biglietto aereo per andare a Gerusalemme: “non avevo niente di più interessante da fare”, e decide di partire per la Terra Santa. Qui, nel deserto, incontra Gesù, che gli appare e dialoga con lui per giorni: si tratta di “un Gesù post-moderno”, interpretato da Alessandro Etrusco, che arriva a ribattezzarsi nel Giordano: “il fiume è inquinato, sporco, oggi. Non sapevo come girare la scena –dice Malaponti- sono andato a riposarmi all’ombra per un po’, e ho sognato Gesù stesso che mi consigliava di lasciare il fiume così come lo vedevo. E così ho fatto”. Mille gli aneddoti riguardanti una pellicola che è stata diffusa solo dal basso, ovvero tra le persone: Venezia e Cannes non l’hanno voluto, è stato riconosciuto come “Film di interesse culturale e nazionale, con particolari finalità artistiche e spettacolari, e relativo fondo di intervento assistito” dal fondo di garanzia dal Ministero dei Beni Culturali italiano, e nel 2007 ha ricevuto il Premio Unesco assegnato dal BAFF-Busto Arsizio Film Festival. “Questo film scuote le coscienze, non è per un pubblico classico –continua il regista- visti i rifiuti dalle sale cinematografiche, ho deciso di girare personalmente: un anno e mezzo per oratori e piccoli cinema italiani, un anno in Brasile e 6 mesi in Europa: ho fatto proiezioni ovunque. Cinema, parocchie, palestre, tutto. E alla fine vendevo dvd”. Le 400 persone in coda a fine proiezione per avere il film in una sala in provincia di Vicenza. I preti che tirano secchiate d’acqua in Brasile alla folla di persone accorse per “7 km” per benedirle. “Ora spero che Papa Francesco lo veda”.
Intanto Ratzinger ha scritto una lettera in cui “invoca su di Lei e sulle persone care la protezione di Santa Maria Vergine di Nazaret”, anche se oltre ciò per ora la Chiesa non si è spinta e non in tutti gli oratori il film è benaccetto.“E’ stata l’esperienza più importante della mia vita finora –dice ancora Malaponti-. Abbiamo voluto girare un film su Gesù che non trattasse la religione come un dogma: posso trovare idee che mi interessano in ogni Credo”. Una visione non tanto anomala della Fede, quanto semmai moderna e attuale: con Luca Ward e Alessandro Etrusco, Rosalinda Celentano, Alessandro Haber, ed Eleonora Brigliadori partecipano per delineare la figura di un Gesù che va aldilà di ogni guerra di religione e di ogni ristretto dogmatismo. Se “7 km” è il primo della serie sul tema della Fede intesa in modo moderno e libero da pregiudizi, e se “E l’Angelo partì da lei” è in preparazione, sulla figura di Maria, “vorrei chiudere la trilogia con un film su Gesù e la sua capacità comunicativa, portandolo ad insegnare in questo mondo”.