Umberto Eco? Un reazionario!

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Umberto Eco

Riproponiamo, ad un giorno della sua scomparsa, un ritratto di Umberto Eco in salsa reazionaria, tra le mille sfaccettature possibili di una figura importante della letteratura italiana.

La notizia c’è ed è succosa: Umberto Eco è diventato un bel reazionario. Sì proprio lui, l’autore che ha sdoganato il cattivo del libro Cuore, Franti. Quello che ha fatto di Aristotele un thriller (ne Il Nome della Rosa) e della vicenda dei Templari un giallo-noir precursore di Dan Brown (ne Il pendolo di Focault), quello insomma che ha contaminato di pop la cultura alta, e ha incollato le fenomenologie ai Mike Bongiorno, ora serve a un pensiero tradizionalista.

Per conferma basta leggere intervista rilasciata a Daniela Panosetti di ICS magazine. Lì il semiologo illustre spiega che bisogna mandare a memoria le poesie (fosse anche la Vispa Teresa). Sostiene che gli ebook non sostituiranno i libri cartacei. Se la piglia con “l’eterno presente” della cultura digitale. Critica l’”eccesso di democrazia” (avete letto bene, “eccesso di democrazia”) del mondo Internet. Demistifica un totem come il diritto alla “ricerca della felicità” nella dichiarazione d’indipendenza americana, definendolo “grossa ingenuità di sapore massonico”. Un perfetto reazionario-aristocratico. Adorabile. Se poi si aggiunge una sua intervista dell’anno scorso a l’Espresso, in cui racconta che alcuni del Gruppo 63 erano pronti a menare le mani, e alcuni di loro serbavano manici di scopa da usare come manganelli contro i critici avversari, tutto torna. Un ur-squadrista (estetico) perfetto, Eco. Ri-adorabile.

Anche perché, data la temperatura cultural-civile di questo periodo quella di Eco non è una posizione facile. Tutti proprio tutti fuggono in avanti verso le magnifiche sorti. Tutti Speedy Gonzales della civilizzazione. Economisti come Michele Boldrin propongono l’abolizione del liceo classico. Con greco e latino non si mangia. Tiè! Perfino al Sinodo, celebrati da pagine e pagine titoli e titoli, i Cardinali si aprono a modelli familiari alternative, e mostrano più preparazione sui gender studies che sulla philosophia perennis. Meglio, molto meglio un Eco reazionario di un cardinale Speedy Gonzales. Almeno lui, Eco, il latino lo sa.

 

 

 

 

 

8 Commenti

  1. Sicuramente un dotto ma…per campare da gran signore non ha esitato a indossare l’abito rosso che i comunisti gli offrivano. I Quali dopo averlo portato nei piani alti lo hanno invitato a sparlar male (e lo ha fatto bene) di chi, del bene voleva creare nella società italiana. Ha contribuito a tenere come oggi il nostro paese è: in ginocchio davanti a potenti lobby

  2. Non mi è mai piaciuto questo “intellettuale di sinistra” al punto che dubito possa essere tutta farina del suo sacco il romanzo “Il Nome della Rosa”. Uno che ha avuto il coraggio di paragonare Berlusconi a Hitler non deve avere tutte le rotelle a posto. Fa parte di quel gruppo di insipidi ciarlatani, come Asor Rosa, perennemente seduti sul seggiolone a dispensare la loro piaggeria sinistroide. L’Italia ha dato al mondo menti illuminate in tutti i campi dell’arte e della scienza. Oggi purtroppo nel mondo vanno i ciarlatani a diffondere la vacuità del culturame rosso.

  3. Attorno a “Il nome della rosa” c’è un grosso equivoco: è un giallo molto ben costruito. Provate a leggerlo saltando a piè pari i frilli e frulli mentali del Semiologo. Lo troverete interessantissimo tanto che, lo garantisco, non vi scapperà nemmeno uno sbadiglio. Certo, non vale “La mossa del cavallo” di Camilleri, ma ci si deve contentare.

  4. Nessuna malafede. Si voleva mostrare semplicemente che Eco è più conservatore rispetto a certe frange dell’immaginario contemporaneo. E si è voluto sottolineare questo paradosso con qualche iperbole: come appunto “ur-squadrista” e “reazionario”. A volte la provocazione serve a dare la misura della verità, lasciando la sintesi al lettore.

  5. sinceramente vorrei sapere che intervista avete letto…se leggendo l’intervista ad Eco voi ricavate che è un vecchio reazionario, vuol dire che non sapete l’italiano…o che siete in malafede.
    e poi, perchè non avete linkato l’intervista, invece che linkare altre vostre interviste che non c’entrano nulkla con quanto scritto nell’articolo?

    mah…esempio di pessimo giornalismo questo pseudo articolo…

  6. la sinistra si erge a Verità assoluta, salvo poi dire e fare di tutto e il contrario di tutto: dà diritti ai lavoratori, poi glieli toglie, mette in campo l’equo canone poi lo rinnega, la sanità gratuita a tutto il mondo poi la toglie agli italiani; io penso sarebbe da rottamare, a cominciare dal rottamatore per eccellenza.

  7. umberto eco non è cambiato affatto, ha solo capito (forse) che si può mangiare su più tavoli

  8. Forse Eco conosce il latino, questi sono problemi suoi, del resto conoscere il latino non fa di una persona una persona intelligente! Ma, di certo, non conosce il Medio Evo. La sua ricostruzione del Medio Evo fatto ne “il nome della rosa” è veramente incredibile! Ma davvero questo scrittore pensa che i monaci che ci tramandarono la maggior parte delle opere classiche non riuscissero a capire ciò che leggevano????? Veramente crede che se avessero scoperto un “inedito” di Aristotele lo avrebbero nascosto perché contrario alla loro religione????? Quei monaci erano studiosi di una qualità che ad Eco sfugge del tutto, non erano ignoranti!!! Del resto ci hanno tramandato opere classiche che erano del tutto contrarie alla religione cristiana!!! Forse Eco dovrebbe leggere alcune opere di Guenon che parla della ricchezza spirituale ed intellettuale del Medio Evo.

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