“Nessun luogo è lontano” per riprendere a vivere in pace

0

Se siete arcistufi del teatro sperimentale che non sperimenta più, della Ricerca che non trova, Vittorio Gassman implorava:” sospendete le ricerche!” Se non ne potete più delle citazioni sessantottine (sono passati cinquant’anni), da quella soggezione inevitabile difronte a trame astruse, luci sparate, stroboscopiche, gettate in cerca di una vibrazione, “ma che cos’è una vibrazione?” Si chiedeva Jep Gambardella nella Grande Bellezza. Se tutto questo anticonformismo sta diventando per voi conformista e volete rifugiarvi a vedere e sentire del buon teatro, dovete andare all’Argot Studio di Roma dove fino al 21 febbraio è in scena Nessun luogo è lontano, scritto diretto e interpretato da Giampiero Rappa e con Valentina Cenni e Giuseppe Tantillo. Bisogna separarsi in maniera fisica dal teatro, dalla città, dalla convivialità mondana dei riconoscimenti per accedere a una maggiore libertà spirituale. La solitudine di una baita d’alta montagna, sperduta e isolata preserva il protagonista scrittore dal contagio dei like, dalle condivisioni sui social, dalle case editrici, dall’audience. Rappa mette nel suo lavoro un ideale artigianale(la scena si apre mentre dà il coppale su una mensola) e un piglio aristocratico:” L’unica rivoluzione possibile è quella interiore”. C’è un prezzo da pagare però. Per lo scrittore s’annida dietro l’angolo la misantropia, per l’attore e regista questa integrità porta alla preclusione di Stabili, circuiti dell’ufficialità. A Rappa/Capaldini diciamo di combattere, perseverare, ricercare. Lui, alla lunga, qualcosa troverà.

Informazione agli spettatori: bisogna prenotare perché è sempre pieno. Giustamente.