Gaia De Laurentiis: “Vi presento la mia famiglia a porte scorrevoli”

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Quattro figli, tre padri, tanto amore: l’attrice, al Sala Umberto sino al 21 con “L’amore migliora la vita”, parla di diritti e di unioni, di tradizione e di aperture…

Gaia De Laurentiis, ex conduttrice e grande attrice teatrale, ha quattro figli: Sebastiano, avuto dal produttore Fernando Ghia (1935-2005), Agnese, avuta dall’ex marito Maurizio Catalani, da cui è divorziata, Emma e Massimo, il cui padre è Ignazio Ardizzone. E ama la sua famiglia. Sul serio, sia da mamma che da moglie. Che la si definisca “allargata” o “non tradizionale” poco conta: è l’amore il vero collante di tutto. Quell’amore che combatte ogni pregiudizio e presunta immoralità, che asfalta gli insulti facili di chi non ne conosce le dinamiche, il cui metro di giudizio non è fatto di contratti o firme, ma semplicemente di felicità.

Gaia è oggi impegnata in teatro con le ultime tappe della tournée teatrale de “L’amore migliora la vita”, al Teatro Sala Umberto di Roma sino al 21 febbraio, con i colleghi Ettore Bassi, Eleonora Ivone e Giorgio Borghetti, scritto e diretto da Angelo Longoni. Veste i panni di Anna, una moglie premurosa e contraddittoria, madre di un ragazzo che si scopre gay e felicemente innamorato. Sarà dura per lei difendere il figlio, così timorata e insoddisfatta, fragile e frustrata.

Una commedia divertente ma mai stupida, che parte dai cliché più antipatici della famiglia “normale” per sdoganarli uno per uno. Provocando serie e intelligenti dubbi non tanto sui presupposti del rapporto omosessuale, quanto proprio su quello “tradizionale”. Dubbi e domande senza risposta, risate amare e di cuore, per una commedia ricca di contrasti che parla di amore in maniera non convenzionale. E lo fa con estrema sensibilità e coraggio.

Ph. Dirk Posato
Ph. Dirk Posato

Ecco, io il mio giudizio l’ho appena espresso. Ma tu, invece, perché consiglieresti questo spettacolo?

Sono del parere che l’arte non debba dare certezze, ma insinuare dubbi. e questo spettacolo lo fa. Non ci sono buoni o cattivi, non dà ricette facili, ma espone, semplicemente, i fatti, e ci fa scontrare con le nostre fragilità. L’argomento principale non è propriamente l’omosessualità, ma l’ipocrisia, la difficoltà nell’accettare qualcosa di diverso da noi. Ne consiglio la visione anche perché è uno spettacolo comico ma non stupido, e non è una cosa comune.

Cosa c’è di Gaia in Anna?

Assolutamente nulla. Anzi, è un personaggio che mi ha fatto molto arrabbiare, mi è stata molto antipatica. Ed è lontanissima da me.

Parliamo, ovviamente, di omosessualità: sta cambiando qualcosa in Italia?

In Europa molto più che da noi, ma sicuramente sì, perché non dobbiamo dimenticare com’era la situazione vent’anni fa. Ci stiamo arrivando: sul piano legislativo qualche intoppo in più, ma sul sociale molto meglio, per fortuna.

Allora parliamo di diritti civili: qual è la tua posizione a riguardo?

Io credo che l’unica famiglia sia quella felice, indipendentemente dalle persone che la compone. Ma quando si parla di adozioni, là credo ci voglia qualche attenzione in più, perché questa millantata e immotivata certezza non la comprendo. Io, comunque, ho trovato la mia risposta nel concetto di “ruolo”. E credo sia importante che, in una coppia, si coprano entrambe le competenze, maschili e femminili. Sia nelle coppie etero che in quelle omo. Forse così la genitorialità potrebbe essere salva.

Anche la tua famiglia non è propriamente tradizionale. Come si suol dire oggi, “allargata”?

Sì, ma è un termine che non mi piace molto: “allargata” a chi? Allargata ai figli no, perché sono i primi in tutto, e neanche agli ex. La nostra è una famiglia con porte scorrevoli, dove i bambini, nel modo più semplice possibile, passano da un genitore all’altro. Ma la famiglia è una, e basta.

Qualcuno ti ha mai fatto sentire in disagio per queste “porte scorrevoli”?

Con mio marito stiamo insieme da 10 anni, sposati da 3, e con 2 figli: le battute ormai non feriscono più. Raccontare la mia famiglia è più complicato che viverla. Ho avuto un figlio molto da giovane, il padre è morto, di fatto ho soltanto un matrimonio fallito. Sai, a volte i giornali intitolano “che bella la famiglia allargata”: no, quello no, non credo sia un bene. Lo chiederei ai figli: i genitori devono fare i conti con la sofferenza dei più piccoli. 

Qual è l’insegnamento che ti piacerebbe, più di altri, trasmettere ai tuoi figli?

Quello di avere più dubbi possibili, di essere curiosi, di non avere mai certezze. E lo faccio più con i fatti che con le parole.

A proposito di dubbi, se potessi fare un passo indietro nel tempo, da un punto di vista professionale ed umano, e modificare qualcosa della tua vita, cosa sceglieresti?

Dovrei prima capire se, correggendo quel “qualcosa”, modificherei quel che sono oggi. Se il mio attuale punto di maturazione rimanesse invariato, allora sì, qualche cosa la cambierei.

Ed oggi come sei? Felice?

Con una marea di preoccupazioni e di angosce. Ci sono dei momenti di grande felicità, che vanno e vengono. Non credo si possa essere felice sempre: c’è una gioia di fondo, sicuramente, perché sono fondamentalmente ottimista e mi piace guardare il bicchiere mezzo pieno. Però sì, sono contenta, soprattutto per la mia testa, per quello che penso. Però cambierei tantissime cose.

Tipo?

Se avessi conosciuto mio marito a 19 anni sarei stata molto più contenta. Ma d’altra parte a 19 anni non ero quella che sono oggi. Magari non ci saremmo piaciuti, anche se penso che lui sarebbe stato più contento. Professionalmente ho chiuso con le conduzioni perché non lo sentivo nelle mie corde, ma forse sarei potuta essere meno istintiva e tenere due piedi in una staffa. Chi lo sa? Vabbè, tanto non possiamo tornare indietro.

Avendoti conosciuta come conduttrice ed essendo rimasto piacevolmente colpito dalle tue performance teatrali,  credo che la scelta sia stata quella giusta.

Col senno di poi, penso che avrei potuto comunque seguire entrambe le strade. Anche perché sembra che per vendere uno spettacolo la cosa più importante sia avere un nome, anche se non importa come una persona se lo sia fatto. Mi dispiace dirlo, ma non sempre c’è qualità in questo settore.

Concludiamo con i tuoi prossimi impegni.

Saremo al Sala Umberto a Roma sino al 21; concluderemo la tournée ad Ostia e lo riprenderemo l’anno prossimo. A marzo riprendo invece lo spettacolo “Ti amo o qualcosa del genere” con Roberto Ciufoli, Francesca Nunzi, Diego Ruiz e , prettamente comica, e partiamo in tournée. Mentre a maggio a Milano riprendo con la “Lisistrata” di Aristofane.