L’Università Statale di Milano dà prova di essere all’avanguardia e ha presentato, nei giorni scorsi, un progetto di organizzazione di mostre d’arte contemporanea da cui anche la creazione di una sua collezione di opere: l’idea è quella di pianificare un calendario triennale di artisti ancora viventi, italiani e non solo, che espongano una selezione di propri lavori nell’elegante cortile Richiniano della Cà Granda, a Milano in via Festa del Perdono, nonché la sede storica dell’Università degli Studi. L’intero progetto prevede che ad ogni esibizione segua un catalogo, e che ogni artista doni poi un’opera alla Statale, in modo che possa formare una sua collezione d’arte contemporanea. E non è tutto: la modernità dell’idea a cui oggi la Statale ha dato il via affida anche un ruolo diretto agli studenti dei corsi di laurea in Scienze dei beni culturali e in Storia e critica dell’arte. Saranno loro infatti che, ogni venerdì alle 17.30 e ogni sabato alle 11, accoglieranno i visitatori davanti alla sede centrale della Statale in via Festa del Perdono 7, e per un’ora li accompagneranno a visitare le opere esposte, spiegando ciò che l’artista in persona ha illustrato agli studenti in un precedente appuntamento didattico organizzato ad hoc (negli altri giorni l’accesso alla visita delle opere è sempre libero e gratuito, chiusura solo la domenica).
L’intero progetto prende il nome de “La Statale Arte”, e nasce dalla volontà d’impegno da parte dell’Università di avvicinarsi quanto più possibile alla città. Progetto coordinato da Luca Clerici sotto l’approvazione di Gianluca Vago, Rettore della Statale, e con il coinvolgimento di Giorgio Zanchetti, professore di Storia dell’arte contemporanea, il primo artista proposto questa mattina alla presenza anche di Filippo Del Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano, è Mikaeyel Ohanjanyan, l’armeno (1976) ormai quasi naturalizzato italiano dato che vive e lavora a Firenze dal 2000, da quando cioè lì si è trasferito per studiare all’Accademia di Belle Arti. A cura di Donatella Volontè, due sono le opere che Ohanjanyan ha portato a Milano: “Tasnerku+1” (ovvero “Dodici +1”), lavoro che a vinto il Leone d’oro per la Migliore Partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia 2015, e “Dur” (Porta), opera composta da due sculture create appositamente per il loggiato del cortile dell’Università. Lavori che vogliono anzitutto essere una riflessione sulla musica e la sua simbologia: le tredici pietre di Tanserku +1, infatti, poggiano su un disco di corten su cui corrono i versi di “Aravot Luso”, un inno composto dal teologo e poeta nonché patriarca armeno Nerses Shnorhali, del XII secolo. Anche in Dur si riflette sull’aspetto simbolico della musica, dei versi e delle parole: qui a esprimere tensione è l’equilibrio apparentemente precario dei due cubi, che stanno immobili grazie alla presenza di un terzo piccolo cubo posto al centro dello spazio che intercorre tra loro. “Sono riflessioni su energie e contrasti– dice la Volontè- dal tema della musica e del ritmo si determinano i presupposti che caratterizzano il lavoro di Ohanjanyan”.
Per un’opera che si apre alla città: “La Statale è da sempre attiva e collabora con diverse strutture cittadine anche rispetto all’arte contemporanea– dice Giorgio Zanchetti- in questo caso, però, il dialogo con Milano parte da noi: da questa esibizione in poi, grazie anche ai workshop con gli studenti, al sito ad hoc (www.lastatalearte.it) e ai cataloghi che ogni mostra produrrà, testimonieremo la costruzione di un rapporto ancora più diretto con la città”.
L’operazione è finanziata dall’Università con il contributo importante della Fondazione Cariplo, il patrocinio del Comune di Milano, della Regione Lombardia e del Ministero dei Beni Culturali.