Rose is a rose is a rose is a rose è una specie di logo con cui, nel 1913, Gertrude Stein, celebrata in un virile quadro di Pablo Picasso, ribadiva la propria femminilità al contrario. La rosa, supremo calice, segno mistico (la “Rosa dei Beati” di Dante) e carnale (è il simbolo del sesso femminile), arcaico (il Roman de la Rose è del XIII secolo, ma già il libro del Siracide ammonisce, “crescete come una rosa”) e arcano (i Rosacroce), è il pretesto per la composizione di Eva e le rose, libro particolarissimo e floreale firmato da Claudia Gualdana, inaugurato dai versi di Rilke (“Una rosa, da sola, è tutte…”), che ha avuto una edizione nel 2009, per Vallecchi, e viene riedito da pochissimo da Antonio Tombolini, editore avanguardista.
Il libro, “fuori dagli schemi”, è una rassegna di Storie di donne e regine di fiori, così il sottotitolo, che in fondo risponde alla domanda denunciata dall’autrice, “Quanta bellezza e quante spine ci sono nella vita di una donna?”. Con la spensieratezza di chi compie un Grand Tour nelle vite altrui, mescolando l’archivistica sapienza del giardiniere, quella dell’incisore di cammei e quella del compilatore di agiografie (che sono poi la stessa cosa), la Gualdana sembra un Plutarco agronomo, un Marcel Schwob galvanizzato dal roseto ardente della propria fantasia. Sfogliando la storia di diverse donne-fiori, pioniere del giardinaggio, l’autrice ci conduce nella toilette di Giuseppina Bonaparte, “la mondana, lussuriosa e prodiga signora parigina”, verso la quale “la botanica contrae un enorme debito di riconoscenza” e nelle visioni di Ildegarda von Bingen (“a lei il mio male di vivere non sarebbe sembrato poi così strano”), la cui bellezza “ha ispirato i poeti e gli innamorati non meno dei teologi e dei santi”; ci insedia nella notte di Rosamund Clifford, “la mistress di re Enrico II d’Inghilterra”, “creatura d’ombra e di luna”, “cuore dei poeti e musa dei pittori, miele del suo re”, la rosa di tutte le rose, la Rosa Mundi, appunto, che “nobilita i giardini inglesi come una corona privata della sua regina”, e ci appaga con il ricordo di Grace Kelly, “rosa moderna, dritta sul gambo slanciato e mai ripiegata su se stessa”, “un guerriero travestito da angelo”, indimenticabile nei perpetui cambi d’abito in La finestra sul cortile, dove è “bella da morire”.
Ma i ritratti, in questo libro di biografie ‘botaniche’, costruito con competenza, sulle fondamenta di una prosa brillante e (roba rara, ormai) denunciando le fonti, sono tutti struggenti e anticonformisti, quello di Vita Sackville-West e quello di Carolina Borbone, ad esempio, o quello di Marella Agnelli, “l’ultima signora”, e di Mademoiselle de Sombreuil, “strana creatura degli ultimi bagliori del Settecento, allergica ai gran balli e alla vanità”. Il giardinaggio non è arte da ‘vitelloni’, sembra istruirci la Gualdana, una donna va contemplata e ammirata come una rosa, con la sapienza dei mistici, la voluttà degli alchimisti
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