Sul presepe della Boschi trionfa l’albero vivant della Santanchè

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Le elucubrazioni sull’intreccio tra fede e politica, geopolitica e terrorismo, racconto mediatico delle missioni di pace e delle nefande guerre sono entrate nella quotidianità. L’antica querelle di preferenze per l’albero di Natale o per il presepe rispecchiava i diversi gusti dell’Europa del burro e dell’olio. Poi per decenni sono entrati entrambi nei gusti degli europei usi risolvere ogni mal di testa con la medicina delle festività e del tempo libero da dedicare ovviamente allo shopping.

Ci fu un tempo in cui l’albero natalizio finì sotto accusa per leso disboscamento e danno alla natura vegetale. Subito si diffusero pessime copie di alberi di plastica. Quest’anno l’assessore alla rivoluzione ed alla cultura urbinate Sgarbi ha minacciato le dimissioni se non verrà tolto dalla piazza principale “l’ albero di natale, che albero non è: solo una inutile bruttura immorale”.

Dall’altra parte i presepi, a cominciare dalle scuole, vengono messi al bando per potenziale discriminazione verso i bambini e non, di confessioni diverse dalla cristiana. Qualcuno ha rivendicato l’identità araba per tutti i rappresentati, dato che Gesù, Giuseppe e Maria erano palestinesi. Altri hanno attribuito ai re Magi identità persiana. Altri hanno confezionato, nei pressi di Roma, un presepe senza bambinello; particolarmente indicato per gli animalisti, sottolineando l’antico significato di recinto, per il contesto di stalla e mangiatoia per le bestie d’allevamento, dove alloggiava la Sacra Famiglia in fuga.

Secondo Crozza, nel presepe tutti sono arabi musulmani ed i Magi, curdi. Nella parodia di Scie Comiche di un ipotetico presepe musulmano, uno dei Magi è imbottito di tritolo. In effetti, tutti i personaggi ritratti dal Medioevo in poi dall’artigianato artistico delle statuette della Natività non potevano che ritrarre ebrei. I palestinesi arrivarono solo nel II secolo d.c. Troppo presto per i cristiani per non parlare degli arabi musulmani che compariranno secoli dopo. Quanto ai laicisti potrebbero consolarsi pensando che il presepe continua l’antica tradizione dei lari, i parenti trapassati protettori dei loro discendenti.

Non ci sarebbero quindi motivi di contrasto. I combattenti di parola, fede e guerra di oggi non c’erano in quell’anno (che peraltro è sicuramente sbagliato perché Gesù dovrebbe essere nato tra il 12 ed il 5 a.c.) ed in quel 25 dicembre (scelto appositamente nel IV sec d.c perché coincidente con l’antica festa de sole). L’antica querelle un tempo era più generazionale che politica. Il padre De Filippo cercava di convincere il figlio (Te piace o presebbio?) con pochi risultati (Nun me piace). Era un tempo in cui i giovani vestivano come gli anziani, con i cappottoni.

Ora che i vecchi indossano robe più giovanilistiche non resta che passare allo show. Per anni il ministro Maria Elena Boschi si beava di interpretare una Madonna vivente molto ariana, biondazzurra. Ora è sommersa da contumelie di ogni genere poco adatte alle festività di un anno per di più Santo. Ne è uscita vincitrice l’assoluta new entry dell’albero vivente verdeleghista, interpretato più che vestito dalla Santachè alla prima della Scala.

La kermesse passa al prossimo anno con nuove enfasi e trovate, utili alle spese per i regali.