Le cellule primordiali di Beatrice Gallori

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100 mila miliardi di cellule per comporre un corpo umano. Partendo dalla prima fecondata, una costruzione così ardita che se già non ci credessi mi indurrebbe a credere che da qualche parte, ascoso, c’è un dio ordinatore. Quella delle cellule che si ordinano a miliardi di miliardi per dar vita a qualcosa di più complesso è quasi una violenza al principio ragionevole dell’entropia: tutto tenderà, secondo la termodinamica, in un futuro remoto, allo zero, al freddo assoluto, al caos primordiale, gli atomi si disporranno nel modo più indifferenziato possibile, non sarà più possibile distinguere nulla, tutto sarà disordine. E invece, con forza negentropica, le cellule si dispongono in modo ordinato, in un senso che ha del miracoloso. E se pure fosse solo opera del caso, quel Caso sarebbe Dio.
Al fondo del nostro essere, ci sono dunque le cellule: che sono strutture ben più remote delle nostre recenti sovrastrutture mentali, culturali e sociali; che prese singolarmente sono strutture, certo, meno raffinate dei successivi ammassi cellulari, per esempio il cervello dove si sviluppa l’intelligenza e la coscienza; eppure singolarmente e tutte insieme in massa, esse hanno una forza primordiale, un senso recondito, che riguarda appunto l’essere, l’esistere, l’esserci. Le cellule hanno una loro coscienza che spesso diverge dalla nostra, una coscienza basica di corpo, atavica, più funzionale, più selvaggia, legata alla natura e al mondo della pura materia, degli atomi a cui sono prossime.

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In qualche modo le cellule ci uniscono: nell’imo ogni uomo è fatto di cellule simili a quelle di qualsiasi altro uomo. Ma ci differenziano, poiché il loro razionale disporsi produce individui, cioè come indica l’etimo soggetti non divisibili, non separabili, dotati di personalità, di un’esistenza specifica. Tra indifferenza e differenza si gioca il lavoro di Beatrice Gallori che indaga sulle prospettive cellulari, con una visione microscopica concentrata sulla materia uomo, e una macroscopica il cui orizzonte è la società in cui agisce la materia uomo. Una società che fatica, tra il miope e il presbite, ad accettare da un verso le simiglianze nel piccolo e le diversità nel grande, dall’altro parimenti le differenze nel piccolo e le eguaglianze nel grande. Il risultato sono una serie di opere in cui viene colto plasticamente il rapporto tra pieno e vuoto, immobile e in moto, concavo e convesso, piatto e sferico.

A metà tra la cultura pop degli anni Ottanta (per l’uso dei materiali lucidi e colorati), lo Spazialismo degli anni Sessanta (per le estroflessioni oltre la bidimensionalità), l’arte concettuale più recente legata alla scienza (quanti e digitale), Beatrice Gallori presenta nella serie #differences un’esplorazione dentro la materia intesa nella sua accezione organica. Quasi volesse suggerirci – notava Valerio Dehò indagando precedenti ricerche – una spiegazione prettamente biologica e meccanicista dell’universo, oserei dire materialista, che acquista però forme e anche significati diversi (più finalistici, teleologici e dunque teologici) a secondo delle tecniche usate dall’artista e dal grado di vicinanza all’esperimento: polimeri, plexiglass, tele che, nel rigore del monocromo, sono la base, il recinto dentro cui cresce e si evolve, spesso tracimando fuori dai bordi, la materia ancora inorganica sul punto, però, di farsi in modo divino vita.

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>#differences
Galleria Riccardo Costantini Contemporary
10 dicembre 2015 – 30 gennaio 2016

opening: giovedì 10 dicembre 2015 ore 18.00

via Giolitti 51 – Torino

Orari:
da martedì a sabato ore 11.00 – 19.30.
Lunedì e domenica chiuso.

Informazioni
Riccardo Costantini Contemporary
t. +39 011 8141099 | +39 348 6703677 – f. +39 011 8158776

Beatrice Gallori nasce a Montevarchi nel 1978 (AR). Trasferitasi a Prato consegue nel 1996 il Diploma di Maturità Classica presso il Liceo Classico Cicognini. Dopo gli studi concretizza però la sua passione per la moda ed il design frequentando il Polimoda (FI) e si specializza in FASHION DESIGN e MAGLIERIA nel 2001.Inizia così la sua formazione artistica da autodidatta. Nel 2007 comincia la collaborazione con le gallerie; le sue opere sono monocromatiche e volumetriche, inizia a studiare il movimento ed a ricrearlo sulla tela attraverso un time lapse dello stesso. Il suo percorso artistico passa attraverso altri linguaggi: scultura (ceramica e polimero) e video e le sue opere vengono presentate in vari progetti espositivi . Negli ultimi anni i suoi lavori sono presenti nelle maggiori fiere di arte contemporanea ed appaiono sia in mostre collettive che personali in vari spazi pubblici ed istituzionali. Nel 2015 la sua ricerca si indirizza verso lo studio del movimento cellulare che l’artista osserva e rigenera sulle opere compiendo per lo spettatore un’indagine più approfondita sulla vita e la società.