Premesso che aborro qualsiasi tentativo di legittimare lo sgunz e i suoi apologeti, capisco i critici e i curatori che – dovendoci campare con il contemporaneo – si ostinano a spiegarne valore e validità. Così all’incredulità del fruitore medio, giustappongono la solida certezza degli studi, perché oggi l’arte non può più essere vista con gli occhi, bensì deve essere capita col cervello.
Sul tema, Alessandra Redaelli propone un manabile (“Keep calm e impara a capire l’arte”, Newton Compton editori, euro 9,90) così da agevolare la comprensione del concettuale, perché – tesi fondante – dopo Duchamp tutta l’arte è concettuale, perfino la pittura, perfino quella figurativa. Meglio dei maestri Bonami e Poli, la Redaelli si destreggia bene tra merde d’artista, squali in formaldeide, statue di focomelici e amenità varie, componendo una tavola tassonomica composta da novanta artisti e relative opere (non tutte, sia chiaro, da buttare) da Serrano a Cattelan, da Fontana a Penone, dall’Abramovic a Tracey Emin. Scritto bene e con sagacia, si può imputare solo un vizio al libro e all’autrice: non c’è mai un cedimento al pensiero che buona parte di queste cose possano essere solo spazzatura (e non arte, come vuole il pensiero dominante).