Evviva i dittatori. Se non ci fossero loro come faremmo a sentirci buoni? Il dittatore al tempo medio della laicità è non è altro che il diavolo calato nell’immanenza della storia. Tosato di corna, privato di zoccoli, deodorato dalla puzza di zolfo. Ma quello è. E il male serve per rassicurarci: racconta il filosofo Leo Strauss che nelle discussioni accese è immancabile che uno degli interlocutori finisca per paragonare l’altro a Hitler, la famosa “reductio ad hitlerum”.
Ma i dittatori, di cui in questa pagina forniamo qualche cenno sotto forma di rappresentazioni d’arte varia, servono anche a condire il divertimento di brividi, vedi la pop culture che cerca l’estremo e trova il Führer (presente da decenni in cartoni, romanzi, commedie, canzoni) o Stalin, o altri. Qui Angelo Crespi recensisce Kim Yong-un visto da Max Papeschi, Davide Brullo ci racconta uno splendido Gheddafi letterario, Francesco Sala si aggira per un cabaret in cui si stagliano le ombre di Hitler.
I dittatori, insomma, dimostrano che possiamo fare i laici quanto vogliamo, ma di una sorta di sospetto, idea, possibilità di trascendenza almeno negativa proprio non riusciamo a fare a meno. Santi cattivoni.
L`Italia, hà bisogno di una vera dittatura, MOMENTANEAMENTE, SIAMO GOVERNATI DA UNA BANDA DI LADRI MAFIOSI CHE SI SPACCIANO PER DEMOCRISTIANI, e giustamente per QUESTI PARASSITI, UNA DITTATURA SARÀ L`UNICA SOLUZIONE , “””PER SBARAZZARCENE”””!!!
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