Al Manzoni di scena (anche) il maschio…

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Vincenzo Salemme

Al milanese Teatro Manzoni la stagione di prosa, tra le tante proposte in un cartellone che ha l’ambizione di raccontare joycianamente “la vita”, ci sono due protagonisti che ci mostrano l’ansia, l’estasi, la disperazione dell’essere uomo oggi. Il soggetto di sesso maschile, dopo un buon cinquantennio di sconvolgimenti di identità e di cultura merita di essere indagato con ironia e anche con profondità.

E a questo proposito di assoluto rilievo lo spettacolo di Vincenzo Salemme, Sogni e bisogni, incubi e risvegli, in scena nel prossimo dicembre (vai alla pagina dello spettacolo per conoscere date, disponibilità e prezzi dei biglietti). Una rilettura di un classico del Novecento, Io le Lui di Alberto Moravia. “Io” è l’”io”, “lui” è quella precisa parte del corpo, centrale in anatomia come in psicologia. L’intreccio narrativo, dunque, ruota intorno a due personaggi: Rocco Pellecchia ed il suo pene. In questo caso però il “tronchetto della felicità”, come lui ama farsi chiamare, si stacca materialmente dal corpo del suo titolare e diventa egli stesso uomo, rivendicando lo status di vero e proprio protagonista della vita e della scena.

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Tullio Solenghi

Ma viene toccato, con uso sapiente di ironia e momenti di commozione, il tema della coppia. In questo caso omosessuale. In Quei due (versione italiana di Staircase, il sottoscala) di Charles Dyer, troviamo Tullio Solenghi e Massimo Dapporto nella parte di Charlie e Harry, un’ inedita coppia gay di barbieri (qui la pagina dello spettacolo con le informazioni). I due convivono da una trentina d’anni, con tutte le dinamiche di due coniugi provati da una vita fatta ormai di continui litigi, ripicche, dispetti e velenosi battibecchi.

Ed ecco le interviste off realizzate qualche tempo fa a Salemme e a Solenghi. Il primo racconta i suoi esordi CON Eduardo De Filippo. Il secondo ripercorre con dovizia di particolari la sua avventura di incredibile successo, quella del celebre trio con Anna Marchesini e Massimo Lopez.

LEGGI LE INTERVISTE

 

Salemme: Eduardo mi prese perché sembravo affamato

 

Solenghi: Un po’ d’anima al diavolo la devi vendere