“Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, ambientato nel ‘600 barocco delle favole di Giambattista Basile, celebra il ritorno alla ribalta dei fantasy d’autore nella cinematografia italiana. Ma il genere torna anche nell’editoria, come comprova Ettore Castagna, catanzarese trapiantato a Bergamo, musicista nonché antropologo, che trasportato dal richiamo della storia della sua terra, qualche anno fa iniziò a elaborare un romanzo storico-fantastico.
“La genesi è stata lunga: ho scritto la prima parte del primo capitolo verso il 2004, forse prima. L’ho riscritto parecchie volte, redigevo versioni che poi abbandonavo per mesi, certe volte anche per anni, per poi riprenderle, smontarle ancora e rimontarle diversamente. Mi ponevo il problema di trovare un linguaggio adeguato per raccontare una storia di fine ‘600, sull’Aspromonte Greco, in Calabria. Ma l’intuizione non tardò ad arrivare: un incrocio di italiano colto, dialetto, parole ibride e bastarde di vario genere, anche greche. Da quel momento ho capito che potevo proseguire la stesura. Così, dal 2014 il romanzo è completo anche se un’ultima revisione proprio sui dettagli linguistici l’ho fatta meno di un mese fa” così Ettore Castagna racconta la nascita del suo romanzo, frutto di anni di ricerche e letture sul Mediterraneo vicino e lontano, su ciò che succedeva nel territorio calabrese.
Etnomusicologo nato in Calabria, ha deciso di realizzare un affresco surreale dell’Aspromonte greco dalle tinte barocche “non tanto per un senso di appartenenza ma piuttosto di conoscenza. Tanti anni di viaggi, amicizie, studio, amore per i luoghi, mi hanno fortemente legato alla Calabria greca”. “Cos’erano la Calabria e il Sud contadino del XVII secolo? Cosa sappiamo delle culture orali, di interi mondi pastorali e contadini oggi scomparsi per sempre?” si domanda lo studioso catanzarese ben consapevole del fatto che fino al XIX secolo, spesso, la Calabria era saltata via nave dai viaggiatori diretti in Sicilia perché ritenuta pericolosa o disagevole nelle strade, quasi inesistenti. E proprio sospinto dal desiderio di approfondire un periodo storico cruciale, segnato dalla pressione migratoria di popoli verso il Sud, verso la Calabria greca in particolare, ha deciso di immergersi “in un Aspromonte immaginario e primordiale, cresciuto dentro l’incubatore etnografico della mia testa”.
Ricerche etnografiche, testimonianze raccolte in anni di approfondimento, libri di storiografia, di letteratura: innumerevoli i documenti consultati negli anni per assicurarsi che “i personaggi e le vicende attingessero alla realtà, per non perdere il bandolo del verosimile”. Tutto ciò, però, col tocco originale dell’accostamento tra reale e fantastico, tragico e fiaba.
“Mi sono divertito nel cambiare registro, mescolare sapori, trovare una modalità narrativa che non si discostasse da se stessa attraversando realtà e sogno assieme. Se ti diverti scrivendo il lettore lo percepisce, e ciò contribuisce a distinguere la tua voce fra altre voci scritte” ammette Castagna nell’accennare la trama del romanzo, che non ha un titolo definitivo. Anche se varie anticipazioni appaiono sulla pagina Facebook Il Dragumeno, costituendo una sorta di work in progress narrativo.
Una saga intrisa di verità, leggende e magia che, con ritmi incalzanti, narra le vicissitudini di tre generazioni greche: i protagonisti Dimitri e Agàti, due profughi arrivati in Calabria da una Creta messa in ginocchio dall’invasione turca, si stabiliscono a Selènu, “in una Calabria che parla la lingua greca, un luogo reale ma fuori da ogni tempo, in cui si alternano armoniosamente realtà e fantasia che rappresentano la materia costitutiva di ogni personaggio delineato con forza e, a volte, con volontaria violenza”.
Così, Castagna racconta il suo scritto visionario che al momento intreccia una relazione altalenante con i suoi possibili editori. “Sembra quasi un’indecisione sentimentale di natura shakespeariana, ma io mi auguro che il nodo si sciolga presto. Magari nel 2016” conclude suscitando la curiosità di immergersi tra gli scorci dal tratto pittorico e i sapori barocchi di un paesaggio tutt’oggi colmo di misteri e beltà.