Quando si entra in un mondo virtuale come Second Life una delle prime azioni che facciamo è scattare una foto. Si chiama snapshot. Il software con cui accediamo nei luoghi immersivi in 3D è già predisposto per gli scatti attraverso i quali memorizzeremo un determinato momento, un luogo, un evento. Il primo snapshot lo facciamo al nostro avatar, esigenza necessaria per compilare il nostro profilo. Da quel momento il nostro hard disk comincia a riempirsi di foto allo stesso modo di uno smartphone: un mucchio di scatti spesso inutili, frequentemente brutti, ma tra i quali può capitarne uno particolarmente interessante che ci fa balenare l’idea di approfondire l’argomento della fotografia.
I social network testimoniano da tempo la passione degli utenti dei mondi virtuali nei confronti della fotografia. Quasi tutti siamo “fotografi”, ma in realtà sono pochi quelli che possono essere definiti tali.
Tra gli italiani più apprezzati c’è la torinese Paola Bianchi Mills, conosciuta nell’ambiente come Paola Mills. Seguita da migliaia di fan italiani e stranieri, la Mills ha scoperto la passione per la fotografia grazie allo space navigator, il mouse 3D che permette di muoversi fluidamente in ogni direzione.
“Con lo space navigator fai inquadrature più inusuali”, ci spiega la Mills, “e utilizzandolo dopo il consueto approccio al mondo virtuale, ho capito che la fotografia poteva diventare la mia motivazione a restare in Second Life”.
Fin dai primi scatti, nel 2008, benchè il mondo fosse ancora rudimentale, le foto di Paola Mills facevano già intuire una ricerca dell’inquadratura che non fosse banale, ma anche una selezione consapevole della luce di default. Ma non appena Second Life ha compiuto i primi passi evolutivi, con l’inserimento dei windlight da poter selezionare per impostare effetti d’ambiente diversi, Paola ha scelto di elaborare le sue foto in bianco e nero.
“Il colore toglie emozione all’immagine, mentre il binaconero lascia intatte le sensazioni che voglio trasmettere con l’immagine stessa”, ci spiega. “Il bianconero è piu difficile da lavorare ed io non sono un’esperta di Photoshop. Ma in virtù dell’utilizzo di Second Life ho fatto un corso che mi ha permesso di migliorare la qualità delle immagini. Il problema di SL è la mancanza di profondità, perciò lavorando su più livelli posso utilizzare dei set che mi creo inworld, restituendo una successione di piani più definiti”.
Con i recenti avatar mesh Paola Mills riesce ad attribuire alle figure un notevole realismo, conferendo loro un senso di fisicità tangibile. I suoi stati d’animo passano attraverso l’avatar che diventa un tramite per comunicarli, mente l’ambiente circostante ne accentua la drammaticità. Per la fotografa le sue immagini rappresentano una forma di catarsi per liberarsi da angosce e dolori. Non aggiungendo luci nel ritocco per principio, la Mills riesce a catturarle utilizzando quelle disponibili inworld. I suoi ritratti sono continuamente tormentati dai chiaroscuri: mentre una luce evidenzia un particolare, un’ombra ne inghiotte un altro.
Spesso nelle sue foto il “non detto”, quello che resta in ombra, contiene l’arcano del suo messaggio. E’ forse questa la sfida della fotografa: se lo spettatore sa vedere nell’ombra può arrivare a comprendere l’emozione. Altrimenti che rimanga pure in superficie.
Paola Mills ha al suo attivo un certo numero di esposizioni nelle migliori gallerie di Second Life e le sue foto hanno un notevole seguito su Flickr.
“Ho iniziato da Koinup, che però è caduto un pò in disuso” ci racconta. “Poi sono passata a Flickr che mi ha permesso di avere visibilità verso utenti stranieri. Alcuni di loro mi hanno invitata a fare mostre che non amo perché sono molto riservata e una “exibition” mi sembra un atto di presunzione. Inoltre l’importazione delle foto nel mondo virtuale ne riduce la qualità, ma il mezzo è quello e ci si adatta. Flickr invece mantiene integra la qualità delle foto ed è una community assai democratica, popolata da fotografi di ogni genere”, continua. “C’e molta interazione tra fotografi reali e virtuali e quelli reali sono tra i migliori sul mercato internazionale”.
Dunque il confronto continuo che solo la rete è in grado di offrire anche su un piano internazionale può servire alla crescita e all’evoluzione di un fotografo che nasce “dal basso”.
“Si, specialmente da quando è stato introdotto l’avatar mesh che ha eliminato le precedenti spigolosità ho potuto valorizzare la figura femminile e per i particolari ho preso spunto da un fotografo professionista che ha lavorato in SL e che fece una mostra con corpi femminili”, ci svela in conclusione Paola Mills. “In quel momento mi sono ripromessa di raggiungere lo stesso obiettivo attraverso la figura di un avatar. Un lavoro difficilissimo, ma le mesh m’hanno aiutato molto”.
Con l’evoluzione del sistema, tutte le arti che si praticano nel mondo virtuale possono avvalersi di una trasformazione e produrre qualcosa di vendibile anche nel mondo reale. La stessa Mills ha un suo mercato su appositi canali di compravendita d’immagini e benchè il suo mestiere rientri tra quelli definiti “virtuali” il ritorno economico è reale. Lavorare di creatività e fantasia per soddisfazione personale non è più un’azione fine a se stessa. Chi vale, chi studia e s’impegna ha sempre più evidenti possibilità di crearsi, grazie a un mondo virtuale, una nuova figura professionale tramite la quale dare vita a un’economia in continua espansione.
Dizionarietto
Snapshot: una “istantanea” che cattura un oggetto in un determinato momento nel tempo. Il termine è utilizzato in italiano in riferimento a software di grafica o più in generale in informatica.
Space navigator: un sensore brevettato a 6 gradi di libertà, ideato appositamente per muovere i modelli 3D o posizionare le camere.
Windlight: è il nome in codice per il sistema di rendering atmosferico di Second Life che esalta i cieli, l’illuminazione e altri aspetti grafici dell’ambiente. “WindLight” è comunemente usato dai residenti per fare riferimento alle fotografie e machinima che includono tali effetti.