Evo Morales comunista? Balle!

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evo-moralesEvo Morales, il leader della Bolivia, è l’uomo che, di fronte alle telecamere di tutto il mondo ha regalato un crocifisso in legno a forma di falce e martello a Papa Francesco, durante l’udienza con il pontefice. Tanto è bastato alla stampa e alla politica “destrista”da bar italiana per liquidarlo come un pericoloso “comunista”, “marxista” e soprattutto “di sinistra”. Quasi come si stesse parlando di un attempato sessantottino avventore dei circoli del Pd renziano e pasdaran della magistratura politicizzata.
Eppure la sostanza è molto diversa. Morales non è infatti più inquadrabile nelle stantie logiche della disinformazione occidentale, dove esistono ancora la “destra” e la “sinistra”,in realtà due facce della stessa medaglia, la falsa democrazia liberale contemporanea, sottomessa alle prepotenti volontà delle lobbieseconomiche e finanziarie. Eletto presidente per la prima volta nel 2006, Morales è stato confermato alla guida della Bolivia per la terza volta nel 2014 con un consenso immenso, il 65% delle preferenze. Il suo è il mandato più lungo nella storia del Paese latinoamericano. Una leadership che non si può liquidare con la solita retorica della “Repubblica delle banane” sudamericana, dove a un dispotico caudillo se ne sostituisce un altro, colpo di Stato dopo colpo di Stato. Morales non è il figlio di qualche ricco narcotrafficante.
ob_7a7668_evo-morales-regala-il-crocefisso-al-paLa sua storia già risponde a molte domande sul perché dei consensi che riscuote. L’attuale presidente era infatti un cocalero, ovvero un operaio coltivatore di coca nelle campagne boliviane, prima di divenire sindacalista, suo trampolino di lancio verso la carriera politica. Fino alla metà degli anni ’90 i governi filo occidentali della Bolivia perseguitarono i coltivatori di coca con violenza, sebbene poi la cocaina boliviana fiorisse comunque sul mercato illegale. Lo stesso Morales fu picchiato quasi a morte. E’ con la depenalizzazione della produzione di cocaina da parte di Morales, solo a finalità terapeutiche e con la nazionalizzazione degli impianti di estrazione di gas naturale che il Governo boliviano ha trovato i fondi per ridurre il tasso di povertà del Paese e far crescere il Prodotto interno lordo fino a vette del 7%, il più alto del Sudamerica. Certo, le disparità rimangono in Bolivia e la povertà è tutt’ora molto elevata. Eppure il presidente indio si sta dando da fare per la sua gente e, contro il parere di molti saccenti economisti, ha dato il via a una grande massa di opere pubbliche impiegando manodopera.
Questo ha portato a un abbassamento del tasso di disoccupazione al di sotto del 10%, risultato che, sebbene gli stipendi più bassi siano ancora ridottissimi, ha permesso ai boliviani, soprattutto nelle zone rurali e andine, di vivere dignitosamente. Il piano economico neo-keynesiano di Morales ha permesso un notevole abbassamento della pressione fiscale fino a sotto il 30% che favorisce la piccola impresa. Non va dimenticata inoltre la linea di comunicazione scelta dal leader sudamericano, incentrata sulla tutela dell’identità tradizionale del popolo boliviano. Non è del resto infrequente vedere il presidente indossare abiti della tradizione andina in incontri istituzionali. Evo Morales è dunque un socialista sui generis, più che altro un leader sovranista e identitario che utilizza il socialismo come strumento ideologico per contrastare l’offensiva del mondialismo atlantico e delle corporation globali, per le quali i Paesi sudamericani sono spesso una gigantesca miniera di commodities da sfruttare. In questo è pieno l’allineamento al pensiero espresso dallo stesso Papa Francesco nella recente enciclica “Laudato si” ed enorme la distanza del presidente boliviano dalle figure del postcomunismo nostrano, che l’italiano medio qualifica come “di sinistra” e che invece sono piena espressione dell’imperialismo consumista e individualista dell’Occidente, tutto “gay pride”, terzomondismo conformista e multinazionali.
Egli è anzi un perfetto interprete di quel movimento eterogeneo che nel nostro Paese viene spesso definito spregiativamente “populismo”. Perché “populista”, per la propaganda delle elites corrotte del mondo sviluppato, è il leader che, piuttosto che cercare un compromesso con mercanti e speculatori, vuole un contatto diretto con il popolo e le sue sofferenze. Con le sue radici. La sua anima.

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Cristiano Puglisi
Classe 1984, di padre siciliano e madre bergamasca, è cresciuto tra la Liguria e la Brianza, dove vive attualmente. Laureato in Storia e Lettere moderne, ha conseguito un Master in Editoria e un Executive Master in Relazioni Pubbliche. In ambito professionale si occupa di comunicazione e relazioni istituzionali e ha collaborato con diverse e importanti realtà pubbliche, private e del terzo settore. Giornalista pubblicista, ha scritto per diversi siti e testate, tra cui "Libero", "Destra.it", “Barbadillo.it", "L'Intellettuale Dissidente", "CulturaIdentità" ed “Eurasia - Rivista di Studi Geopolitici”.

3 Commenti

  1. Freddo… Ghiaccio!
    Sicuramente Cristiano Puglisi sa bene cosa è Evo Morales ma vuole venderci il più nuovo eroe delle sinistre dopo la mummia Fidel e Chaves l’uccellin che parla a Maduro. Fa finta di non vedere la sofferenza di milioni di sud americani nelle grinfie di padri della patria corrotti e demagoghi come in Argentina, Brasile, Venezuela e Bolívia! Guarda caso tutti socialisti che amano i miliardi! Guarda caso tutti immischiati in truffe! Guarda caso tutti con amicizie strane con la cocaina!

  2. Ma e’ un renziano della prima ora, in primissima fila alla Leopolda!!!!
    Poi per caso si e’ trovato in Bolivia, tra i narcos ed i lama!!!!!
    Miei cari radical chic, andate a vivere in Bolivia: li’ per voi c’e’ la Mecca!!!!

  3. Semplicemente è un trafficante di droga……..le tanto decantate opere pubbliche con cosa le finanzia se non con la coca? Con il gas ma fa e mi il piacere.

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