Giovanni Manfredini, grazia, bellezza e dolore

0

giovanni-manfredini-estasi-100cm-x-100cm-anno-2012Autore riconosciuto nel panorama italiano e internazionale, pur conducendo una ricerca pittorica intima e solitaria, al di fuori dei riflettori del mainstream, l’essenza del lavoro di Giovanni Manfredini si identifica nel contrasto tra buio e luce, materia e spirito, esistenza ed estasi. “Cercare la luce nelle profondità del buio” è li traguardo della sua pittura, in un percorso storico che riattualizza la lezione di Ribera e Goya e reinterpreta l’eredità del Caravaggio, di fronte al quale ha avuto l’occasione di esporre i suoi lavori, all’interno della Cappella Cerasi, in Santa Maria del Popolo a Roma.

A Venezia, in occasione della 56° Biennale di Venezia, Giovanni Manfredini ha ideato un doppio intervento espositivo. Presso la Chiesa della Madonna dell’Orto ha scelto di mostrare alcuni lavori precedenti, due sfere luminose che galleggiano nell’oscurità, come lune riemerse da un’eclissi solare, e la scultura VIVI, sulla quale ha innestato sei grossi chiodi che, grazie all’ausilio di una lampada, proiettano un’ombra sulla superficie pittorica che ricompone la parola VIVI. Queste opere sono realizzate attraverso un’originale combinazione tra la tecnica antica dello sfumato leonardesco e l’utilizzo del fuoco, elemento centrale della poetica e della vicenda personale dell’autore (ustionato dal fuoco all’età di due anni), che utilizza come componente gestuale assieme ad alcune parti anatomiche del corpo.

L’implicazione esistenziale della sua ricerca, e la dialettica tra luce e ombra, leggerezza e pesantezza, è di nuovo protagonista nella seconda sezione espositiva, allestita presso la Sala della Bibliografia della Fondazione Giorgio Cini. “Stabat Mater Dolorosa” è il titolo non solo dell’installazione artistica, ideata con la collaborazione di Ennio Morricone per la colonna sonora e della suora Anna Maria Canopi per l’interpretazione vocale, ma anche di un vero e proprio percorso catartico vissuto in prima persona dallo spettatore. All’interno della stanza buia l’occhio è folgorato da una corona di spine d’oro, sospesa in aria e illuminata scenograficamente, mentre lo spirito è ridestato dal torpore grazie alle musiche di Ennio Morricone e alle parole dello Stabat Mater, letto da Anna Maria Canopi, che inducono a un momento di intensa introspezione interiore.
La componente umana di dolore, che costituisce il substrato culturale ed esperienziale da cui scaturiscono le opere di Giovanni Manfredini, è qui trasfigurato dall’arte in un cammino ascetico di grazia e bellezza, da vivere uno alla volta, per il tempo concesso alla contemplazione.