Günter Grass, un cattivo nemmeno simpatico

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Günter Grass (Danzica, 16 ottobre 1927 – Lubecca, 13 aprile 2015) scrittore, poeta, saggista, drammaturgo e scultore tedesco, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1999

La storia umana (e perciò letteraria) di Günter Grass cambiò nel 2006, quando ammise, «in quanto membro della Gioventù hitleriana, sono stato un giovane nazista. Convinto fino alla fine». I membri dell’Spd si misero le mani nei capelli, l’editore di Grass, invece, le mani se le strofinò dalla gioia: lo scrittore del Tamburo di latta che ama mettere animali nei titoli dei suoi romanzi (pieni di ratti, cani, gatti, topi, gamberi e rombi) trovò un magistrale espediente di marketing per far parlare di sé, per vendere qualche copia in più.
Per festeggiare i suoi 80 anni, nel 2007, Grass tornò alla poesia (con cui aveva esordito alla letteratura, malamente, nel 1956) con Dummer August. Sostanzialmente, un’ulteriore confessione («Tardi, dicono, troppo tardi./ In ritardo di decenni./ Annuisco: sì, ce n’è voluto/ prima che trovassi parole/ per l’usurata parola vergogna»), farcita di versi raramente così brutti («Infine trovai il tempo/ di comprarmi un gelato: quiete,/ per la durata di due palline: vaniglia banana»). Claudio Groff, traduttore ufficiale di Grass per Einaudi, masticò le poesie: nel 2008 la raccolta fatale esce per un piccolo editore (la poesia, si sa, non vende ed è politicamente scomoda), Raffaelli. Il quale, dal Nobel tedesco non ricevette neppure un grazie, «ho parlato soltanto con il suo editore tedesco. Avrei voluto incontrarlo, ma visto il cataclisma legato alle sue rivelazioni naziste, non ci riuscii».

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LA MIA MACCHIA
 
 
Tardi, dicono, troppo tardi.
In ritardo di decenni.
Annuisco: sì, ce n’è voluto
prima che trovassi parole
per l’usurata parola vergogna.
Accanto a tutto ciò che mi rende riconoscibile
ora mi rimane appiccicata una macchia,
netta quanto basta
per gente
che indica con dito senza macchia.
Addobbo per gli anni che restano.
O forse si doveva provare il travestimento,
stendere il velo pietoso?
D’ora in poi mi circonderebbe la quiete
in mezzo a rane gracidanti.
Ma già dico sì, no e nonostante.
Non si può mascherare
il torto sanzionato.
Mai troppo tardi ciò che fu ed è
viene chiamato per nome.
La macchia vincola.
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