Superare una delusione d’amore con Musica da cucina

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musica_da_cucina_fotoEvitate la vostra stanza: c’è il letto pieno di ricordi con lui. In bagno c’è la vasca: ancora più ricordi. Meglio la cucina. Non lavate i piatti da giorni, ma prima che nascano nuove forme di vita, lo avrete dimenticato (è una promessa). State lì, tra frigo e lavello, dove ha lasciato quella terrificante macchina da caffè americano che sembra Dart Fener. Ingombrante, inutile, non c’entra niente né con la vostra cucina, né con la vostra vita. Esattamente come lui, ma era per questo che ce lo volevate, dentro la vostra vita e anche dentro la vostra cucina. Invece se n’è andato. Odiatelo, è un vostro diritto, ma non fatelo fuori. Non fate fuori nemmeno la macchina-Dart Fener. E nemmeno quelle tazze imbecilli che vi costringeva a comprare negli aeroporti. Nemmeno le fruste, i decanter, gli aggeggi da chef che vi ha costrette a comprare, perché era uno di quelli che sanno cucinare.

Teneteveli tutti e per svuotarli dal ricordo di lui, che ci armeggiava pontificando su Alain Ducasse, ascoltate i dischi di “Musica da cucina”. Avete presente Bjork in “Dancer in the dark”, quando riusciva, con la forza della sua immaginazione, a fare stupende canzoni con il rumore dei tubi della cella? Ecco, Fabio Bonelli (sul suo sito è scritto, semplicemente, che viene “from the Alps”, che meraviglia), autore e ideatore del progetto MDA, dal 2007, gira il mondo facendo qualcosa del genere con gli utensili da cucina: li suona e li suona da musicista serio, non da casalingo disperato. Chitarra e clarinetto per dare il contorno melodico, una voce sussurrata per accompagnarli e poi il fulcro sonoro è affidato a piastre per le crepes, cucchiai, coltelli, teglie, padelle.

Non aspettatevi nulla di dadaista, né inascoltabili pretese avanguardistiche o lagne indie: le melodie sono un pacificante susseguirsi di carezze e calore pop, a volte ricordano gli Animal Collective, altre volte non ricordano proprio nulla, suonano e basta, vi scivolano dentro. Potete farlo anche voi? No. Per la stessa ragione per cui non potreste fare un quadro di Pollock e cioè: non siete Pollock. Non siete nemmeno Fabio Bonelli, che ha studiato il suono degli utensili da cucina per anni (certo, non al conservatorio, ma a casa, sperimentando tutto quello che riusciva a tirare fuori da un cucchiaino da caffè). Godetevelo e basta: esorcizzerà voi e la vostra cucina dagli amori finiti, senza dover ricorrere a croci, incantesimi e oroscopi.

1 commento

  1. E’ veramente doloroso il momento in cui una relazione termina (“la fine di un
    amore”), ancora più doloroso se si viene lasciati improvvisamente e la
    relazione ha avuto una durata importante.
    Trattasi – psicologicamente parlando – di un evento stressante (anche traumatico) molto intenso: non tutte le persone, da sole, riescono a sopportarlo, elaborarlo (!)
    oppure ridurne, semplicemente, l’impatto emozionale, desensibilizzandosi.
    La sofferenza provata dipende, oltre che dalla situazione contingente, dalla
    soglia di sopportazione individuale e da caratteristiche personologiche, nonché
    da eventuale predisposizione caratteriale o vulnerabilità biopsichica o
    sensibilità personale, che dir si voglia (v. in particolare le pagine 26, 27,
    65, 68, 80, 89, 175, 236, 249, 262, 277, 286, 358, 402, 449, 474, 539, 540 de
    “Il manuale pratico del benessere”, patrocinato dal club UNESCO (Ipertesto
    editore). Comunque in caso di seria difficoltà a superare il momento ed
    eventuale interferenza importante con la propria vita quotidiana è sempre
    consigliabile rivolgersi ad un capace ed esperto psicoterapeuta, semplicemente
    per stare meglio con sé e con gli altri ed affrontare il futuro con maggiore
    serenità per aprirsi liberamente verso nuove relazioni, più… salutari.

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