Il termine jihadismo sembra ormai aver sostituito quelli, ad esso precedenti, di “fondamentalismo” e di “islamismo”. Nonostante i jihadisti si presentino come portatori di una fede pura, che vuole restaurare il fondamenti del primitivo Islam, si è invece dinanzi a un movimento profondamente modernista.
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Per capirlo meglio è utile rintracciarne l’origine attraverso un resoconto storico. Lo jihadismo è, nella forma in cui lo conosciamo oggi, figlio di una situazione complessa che si è andata creando a partire dalla fine del XVIII secolo. Tutto iniziò dalla simpatia e dall’ammirazione che il mondo musulmano tributava all’Europa a partire da inizio Ottocento: dopo l’arrivo del generale Bonaparte in Egitto e il suo “Proclama all’Islam” emanato in Alessandria il 2 luglio del 1798, il mondo musulmano fiorì addirittura di logge massoniche. Durante l’Ottocento le élites musulmane fecero a gara per mandar i loro figli a studiare nelle università europee; leggi europeizzatrici e modernizzatrici furono emanate dai sultani ottomani d’Islanbul (le Tanzimat), dai Khedivè egiziani, dagli Shah iraniani. Anche le riforme decisamente occidentalizzatrici di Mustafa Kemal Atatürk in Turchia e di Reza Pahlavi Shah in Iran, tra Anni Venti e Anni Trenta, sono la prova, nel secolo successivo, di questa tendenza.
LA DELUSIONE DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Durante il primo conflitto mondiale, però, avvenne la prima rottura. Gli inglesi avevano promesso al “custode “ (Mufti) dei Luoghi Santi musulmani, della Mecca e di Medina e re dello Hijaz, lo sharif Husein, di metterlo a capo di una “grande Arabia”, un’unione di tutti i popoli arabi, se essi avessero accettato di ribellarsi ai turchi (alleati della Germania) e di affiancare la causa delle potenze dell’Intesa. Husein pensava a un grande regno liberale istituzionalmente simile all’impero britannico dell’India, con un sistema bicamerale all’inglese, aderente al Commonwealth. Ma frattanto la Gran Bretagna e la Francia (con il patto diplomatico detto Sikes-Picot, del ’17) avevano fra loro già stabilito di dividersi alla fine della guerra il mondo arabo con il sistema neocoloniale dei “mandati”. Frattanto era aperta la “caccia al petrolio”.
Gli inglesi preferirono affidare l’Arabia non già al progressista e liberale Husein, bensì ai più primitivi sceicchi della penisola che si accontentarono delle royalties loro offerte dalle compagnie petrolifere. In cambio instaurarono nella loro terra un sistema di staterelli arcaici e chiusi alla modernità al di dentro, ma disposti a obbedire alle grandi potenze coloniali. Questa la situazione ereditata, dopo la seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti d’America.
Dinanzi alla slealtà e alla prevaricazione colonialistica, nacquero già negli anni Venti del secolo scorso movimenti come i “Fratelli Musulmani” fondati da al-Bannah in Egitto o quelli organizzati da Ali Jimma nell’India nordoccidentale, ispirati al principio che i popoli musulmani non potevano aspettarsi né la libertà né il recupero dell’antica egemonia sul mondo se non dal ritorno ad attingere alla forza primigenia dell’Islam. Indignati contro le potenze liberali europee che li avevano traditi nella prima guerra mondiale, i musulmani si volsero negli anni Venti-Trenta a simpatizzare con il fascismo e il nazionalsocialismo, negli anni Cinquanta con il socialismo sovietico. Furono, anche quelle, delusioni.
L’ALIBI DELLA RELIGIONE
Da qui, come accennato, l’anti-occidentalismo, è entrato nel codice genetico di buona parte del mondo arabo. Il fatto è che lo jihadismo non è affatto un movimento musulmano che intenda rilanciare la religione, e nemmeno un movimento che voglia politicizzare la fede. Al contrario, esso vuol “religionizzare la politica”: conferire alla sua volontà di potenza un’apparenza religiosa. Qui risiede il suo profondo modernismo, il suo ateismo di fatto: la legge e le tradizioni musulmane vengono usate come risorsa identitaria da una parte, come strumento di rivalsa contro l’Occidente dall’altra.
ESISTE UN ISLAM MODERATO?
Gli occidentali si ostinano nel non comprendere il movimento “jihadista” e nel considerarlo riduttivamente come una forma di “fanatismo religioso”. In questo senso continuano a sfruttarne le forze quando sembra loro opportuno (gli statunitensi usarono i jihadisti sauditi e yemeniti contro l’Armata Rossa nell’Afghanistan degli Anni Settanta-Ottanta del secolo scorso; francesi e inglesi hanno usato gli jihadisti in Libia e in Siria per abbattere Gheddafi e per cercare di abbattere Bashar al-Assad) e a tentare poi di organizzare contro di loro le forze di un “Islam moderato”. Quest’ultimo in realtà esiste solo come unione delle forze che, nei paesi musulmani, sono disposte ad accettare e perpetuare l’egemonia dell’Occidente stesso. In questo modo si è tornati a una lotta religiosa feroce, che si è espressa recentemente nella persecuzione dei cristiani tra Siria e Iraq.
In realtà i governi occidentali debbono, se vogliono battere la piaga jihadista, rivedere profondamente la loro politica di appoggio alle lobbies multinazionali che rappresentano la prosecuzione della politica sette-novecentesca di sfruttamento coloniale. Finché ciò non avverrà, la disperazione dei poveri partorirà solo odio, fanatismo e dolore per tutti. Il pericolo e la violenza verranno fronteggiati solo quando ai popoli sarà restituita solo una parte delle loro ricchezze, che oggi viene drenata a vantaggio della finanza internazionale. Di questo passo, invece, si va preparando la strada alle guerre future.
Egregio professore, nel leggere il Suo articolo ho subito recepito l’accenno ad alcune colpe specifiche del colonialismo, considerato di per sè cosa cattiva e ingiusta dal pensiero collettivo che è sempre in attesa che qualcuno lo conforti, e che ho immaginato ben lieto che anche Lei, dal Suo empireo, lasciasse cadere una ghiotta perla.
Dato che non credo che il pensiero collettivo capisca che Lei si riferiva soltanto ad un indiscutibile fatto storico e alle sue conseguenze dirette, senza voler, immagino, intendere null’altro.
Nei panni di chi ha dedicato la sua vita ad un mestiere manuale come la chirurgia, e che ha letto sì ma non certo da professionista di Storia o di Lettere, mi permetto di contestare, con umiltà, alcune
Sue conclusioni, pensando che sarà pur vero che la situazione di molti giovani islamici in Occidente, e di masse numerose di giovani maomettani che anche nei loro paesi hanno visto sfilare sugli schermi televisivi paradisi occidentali a loro preclusi, sono certamente alla base del proselitismo jahdista, ma ritenere questo un movente primario di tutta la situazione mi sembra riduttivo.
E Lei ha forse ragione nel dire che il movente religioso è secondario o inesistente fino a giungere all’ateismo. Ma, cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia; che le tribù arabe dell’Islam originale, con la mediazione di Maometto e l’angelo Gabriele, abbiano creato una religione congeniale al loro spirito di predoni e che adesso la utilizzino solo come una scusa per le loro conquiste, se mi consente, non sposta di una virgola il problema.
La Storia ci racconta che fin dalla sua nascita, quindici secoli fa, l’Islam non ha fatto altro che aggredire tutto ciò che circondava il suo nucleo centrale di terre, (dopo essersi ben bene massacrati tra loro) spingendosi fino ai confini dell’Asia e impiantandovi imperi, cercando di arrampicarsi lungo le due penisole laterali dell’Europa nel Mediterraneo, mare in cui ha dominato per secoli, arricchendosi con i riscatti dei cristiani. L’unico periodo in cui fu neutralizzato è stato quello, breve in termini di misura storica, del vituperato colonialismo.
Che ora l’Islam abbia rialzato la testa e ci minacci, nonostante le sue eterne divisioni, e abbia sete di conquista di nuovo, dobbiamo attribuirlo sopratutto alla delusione dello sceicco Feisal o al degrado delle banlieues? O non piuttosto alle loro caratteristiche ataviche?
Mi corregga dove sbaglio, La prego.
Cordialmente.
Condivido l’intervento saggio e ben motivato di Franco Cardini, uno che la materia la conosce e avendone scritto parecchio e bene. Se il jihadismo è diventato quello che è adesso è perchè ha servito e serve tuttora interessi che vanno anche contro l’Islam stesso. L’Islam sciita può ben dirsi moderato: alle nostre latitudini viene dipinto invece come estremista (anche senza evidenze) perchè i paesi dove è maggioranza non si appecorinano agli interessi delle corporazioni occidentali.
Vorrei aggiungere anche il mio di commenti, in parte allineato con quello del Prof. Cardini, in parte contrastante. Mi rifaccio ad una battuta di un vecchio film – Lawrence d’Arabia – dove l’Amir Feisal dice, appunto a Lawrence , che quando l’Europa era ancora semi barbara a Cordoba esistevano chilometri d’illuminazione pubblica. Lawrence risponde: Eravate un grande popolo. La ruota della Storia gira, gli imperi musulmani, credo che il professore sarà d’accordo se non li definisco arabi, permisero con la loro cultura di tramandarci i classici greci e quella cultura greco-romana affossata da secoli d’invasioni barbariche. Ma era comunque, li come anche qui, una questione elitaria e che il potente si chiamasse Salah al Din o Lorenzo de’ Medici la cultura fioriva nelle ristrette stanze del Potere. Poi avvenne la discrasia culturale, dove in Europa il popolo acquistò sempre più cultura mentre nei popoli arabi restò ancorato al fatalismo atavico che ha generato le riflessioni del Profeta Muhamad. Oggi, in epoca di spinta materialista, mentre in Europa ci si aggroviglia con le diverse ipotesi filosofiche per giustificare o condannare il revanscismo islamico, le masse di quella cultura restano costrette dalla loro atavica ignoranza che li rende preda del più bieco fatalismo. Che ci siano state colpe da ambedue le parti è innegabile, ma alle Crociate cristiane possiamo opporre l’imperialismo che ha spinto il Califfato (di allora) a espandersi fino in Spagna; alla falsità franco inglese possiamo opporre le scorribande saracene – il famoso o famigerato Barbarossa e le sue galee spinte da schiavi cristiani. In sintesi, nessuno è puro, nessuno è solo colpevole. Ma oggi non si assiste più ad un tentativo di “convincimento” o “colonizzazione” da parte degli islamici nei confronti dei cristiani, oggi si assiste ad una guerra dichiarata e per distruggere. Davanti a questa ipotesi, quale che siano le colpe pregresse di chiunque, non si può, anzi ci si deve contrapporre perchè questa vita è l’unica che abbiamo e la legittima difesa è contemplata da ogni codice, ogni società, ogni corpus legislativo, cristiano, buddista, islamico, confuciano, perfino ateo. Inutile rivangare, si aggraverebbe ancora di più la situazione, dando maggior campo agli estremisti. Uno disse una volta “ad atti di guerra rispondiamo con atti di guerra” sperando che l’epilogo sia opposto a quello che seguì quella dichiarazione.
Condivido i commenti di Franco e di Mario Galaverna:basta alibi storici,basta “poverini” sfruttati,etc.etc!!…..Come se la passavano i Paesi Asiatici 40 anni fa?..La Cina?….Come era il Viet Nam dopo la guerra?…Come sono oggi?….Non sono stati anche loro “sfruttati”,colonizzati?Non per questo questi Popoli,hanno metabilizzato,quello che sta metabolizzando l’ISLAM…..Perchè?…Perchè nessuno di questi Paesi Asiatici,ha un modello di base religiosa,come il Corano.Perchè non diciamo apertamente,che,dopo 2000 anni,con tanti martiri,bruciati,scuoiati,bolliti,e “protestanti” vari,i “Cristiani”hanno aperto gli occhi,ed OGGI,possono permettersi,di scrivere,IN TUTTA LIBERTA’,che tutta questa “storia”,è una “storia”,e nessuno viene più arso vivo,bollito,stiracchiato,etc.etc.(per fortuna)….mentre l’ISLAM,è ancora indietro di 500 anni….non lo si capisce??!!!Sono passati 500 anni!!!….loro si “offendono”,li dobbiamo “comprendere”,….per questo SPARANO,AMMAZZANO,e noi dobbiamo stare attenti,come ai tempi della Santa Inquisizione!!!….Sentirci quasi in colpa!!.Su,sveglia!!!SVEGLIAMOLI,invece di assecondarli,e se non si vogliono svegliare,che rimangano nei loro PAESI….fra 500 anni ne riparliamo!!Il recente discorso del presidente Abdel Fattah al-Sisi(il più chiaro che abbia sentito),mi piace anche perchè è quanto io da tempo,scrivo su questo blog,usando la parola REVISIONE, su cui battere,se si vuole evitare lo scontro(fatale conseguenza dopo anni di “tolleranza multiculturale!!)
Per quale motivo in Occidente si è parlato così poco del discorso di Al Sisi?Per quale motivo,visto che siamo diretti interessati(con milionate di musulmani in Italia),non facciamo coro con una nuova “crociata”,con il distribuire nelle scuole,adeguati “opuscoli”,che spieghino un pò come stanno le cose,e spingere gli studenti musulmani a discutere con i loro genitori,di questo moderno,necessario “REVISIONISMO”per adeguare la loro religione ai tempi?…
Le politiche che favoriscono lo sfruttamento coloniale sarebbero – secondo Franco Cardini – alla base dell’odio verso l’occidente. È una storiella vecchia che si tramanda per giustificare l’incapacità atavica di certi popoli di lavorare. Dopo più di un secolo di cosi detto ‘sfruttamento’, con i miliardi accumulati dalle royalty petrolifere non avrebbero bisogno delle multinazionali e potrebbero fare da soli, dalla ricerca allo sfruttamento. Se non lo fanno, la ragione è che è più redditizio guardare gli altri lavorare sodo. Non so se Cardini abbia una qualche idea sui costi d’investimento necessari alla ricerca petrolifera, dubito fortemente. Lui vede soltanto sgorgare il petrolio; e da ciò deduce che gli sfruttati sono quelli che stanno a guardare che fuoriesca, contando i dollari per barile. Un po’ poco per dire di aver capito come funziona. Lui vedei successi, i fallimenti non lo interessano. È così che si ragiona a sinistra!
Si può analizzare al microscopio ogni fatto avvenuto e suddividerlo in minuti secondi per trovare ogni giustificazione plausibile ma ne esiste una sola, ed è il corano. Se non ci fossero i versetti detti della spada non vi sarebbe nessun pretesto per ammantare di religione un massacro che si protrae dalla comparsa del sedicente profeta. Ma continuate pure a cospargervi il capo di cenere, che è lo sport di moda in occidente.
Non mi sembra di potere condividere questa dotta ma imprecisa disquisizione storica. L’integralismo islamico non nasce nella seconda metà dell’ottocento e neanche dopo la prima guerra mondiale. nasce molto dopo.Nasce dopo la fine della seconda guerra mondiale. E nasce quando l’Islam non ha più delle vere guide spirituali come aveva avuto prima. L’integralismo islamico è figlio della decadenza spirituale dell’Islam. Non esistendo più i veri interpreti del Korano, la sua interpretazione restò in balie di chiunque lo leggesse. In pratica si perse l’interpretazione simbolica del testo sacro . Nell’Islam , al contrario del Cristianesimo, chiunque può interpretare un testo sacro. E più chi lo interpreta è del tutto incapace più si vengono a creare situazioni particolari. Il testo sacro si prende alla lettera, non viene più interpretato simbolicamente, perché non ce ne è più la capacità. Così si arriva all’assurdo di uccidere degli innocenti nel nome di un Dio che, al contrario, è misericordioso. Si arriva alla demenza di costringere alla conversione chi non è islamico, cosa che era addirittura un abominio per i veri islamici. Si arriva alla demenza di farsi scoppiare in mezzo a degli innocenti perché degli imam blasfemi non hanno capito che il paradiso islamico è per chi combatte l’avversario alla pari, armi alle mani e senza esclusione di colpi. Se questi integralisti conoscessero la storia capirebbero i misfatti che stanno commettendo. Purtroppo sono ignoranti. Durante il tempo delle crociate, il grande Saladino combatté i cristiani senza tregua, ma solo chi aveva la capacità di difendersi, i soldati. I civili furono sempre lasciati al di fuori della contesa. Infatti dopo la fine delle crociate, cristiani e mussulmani convissero pacificamente professando le loro religioni senza alcun problema. Il vero Islam non è assolutista, è solo l’integralismo islamico che lo è e l’integralismo islamico è cosa molto recente.
Dott. Vaccara davvero una lucida e precisa osservazione all’interessante articolo di Cardini. cordialmente
Non condivido appieno l’analisi di Cardini ma neanche la sua. Ai tempi di Saladino non è affatto vero che i musulmani e i cristiani convivevano pacificamente dal momento che i non musulmani erano dhimmi, ovvero cittadini di secondo livello che dovevano pagare una tasse per poter professare la loro religione. Oltretutto i cittadini di secondo livello non potevano fare molti mestieri e non potevano portare armi. Gli ebrei poi, come al solito, erano perseguitati.
Buona sintesi, pur con i limiti appunto della sintesi “giornalistica” ancocrhé scritta da uno storico. Francamente carente però sulla questione del cd islam moderato, tenuto conto che, e me insegna l’ottimo Cardini, non esiste un islam, ma tanti islam che si diversificano nel tempo e nello spazio in ragione del retroterra culturale, storico e ambientale dei diversi popoli professanti l’islamismo.
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