I giovani di Sanremo sono meglio di un soft porn

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I giovani in gara a Sanremo hanno sempre rappresentato la parte più OFF del Festival. In questa edizione però “Super Conti” ha deciso di rendere loro giustizia facendoli esibire in prima serata. In breve, saranno le vittime sacrificali di quegli spettatori incollati alla tv nei primi 120 minuti della kermesse in attesa spasmodica degli Albano e Romina di turno, puntualmente resuscitati in prossimità dell’evento canoro.

Carlo Conti. Il più afroamericano dei presentatori italiani
Carlo Conti. Il più afroamericano dei presentatori italiani

Cosa rende dunque le nuove proposte di quest’anno degne di  non essere eclissate in terza serata al pari di un soft porn? Probabilmente nulla rispetto alle passate edizioni ma scavando a fondo nella loro breve o lunga che sia carriera, abbiamo provato a tirare fuori particolari più o meno rilevanti che potrebbero accrescere il loro appeal. L’obiettivo è convincere i più scettici che la buona musica non ha bisogno di firme nazional popolari spesso stantie e con la stessa scadenza di uno yogurt (d’altronde quasi tutti fanno parte della scuderia di “Mamma Maria”  De Filippi, e questo li rende di gran lunga più famosi di quei “big” di cui scopriamo l’effettiva esistenza solo in questa occasione).

Kaligola – All’anagrafe Gabriele Rosciglione, romano doc con accento annesso, classe 1997. Il suo nome d’arte è nato casualmente quando all’età di appena quattordici anni decide di postare con un discreto successo su YouTube il brano “Ego sum Kaligola”. Proprio su YouTube crea un suo canale, “Gabbofilm”, con cui si fa conoscere nel cyberspazio diventando un piccolo fenomeno del web 2.0. Un rapper dall’animo romantico. Nonostante la giovane età nutre una certa passione per la poesia, è un estimatore di Giovanni Pascoli, Alda Merini e Maria Rilke, inoltre adora il cinema, i suoi registi preferiti sono Hitchcock, Kubrik, Tim Burton e Spielberg. Quello di Sanremo sarà “nu juorno buono” anche per lui?

 

 

Kutso – Irriverenti e a tratti geniali i Kutso uniscono scherzo e provocazione ad un linguaggio musicale gioiosamente frenetico. La loro musica è il tappeto sonoro di testi segnati da forti dosi di simpatico disfattismo e smielato sarcasmo. Atteggiamento che è facile riscontrare dal nome che si sono scelti. Kutso si pronuncia all’inglese con la u che si legge “a” dunque “Cat” e “so”. Un’idea nata sui banchi di scuola quando Matteo Gabbianelli, frontman della band, aveva l’abitudine di scrivere parolacce “mascherate”. Borderline anche nelle performance: Donatello, il chitarrista è sempre mascherato in scena, si costruisce costumi con tanto di parrucche ed accessori improbabili per sentirsi più a suo agio sul palco.

 

Giovanni Caccamo – Il pubblico mainstream lo ricorderà per la sua partecipazione alla quarta edizione di X Factor ma Giovanni Caccamo è apparso per la prima volta in tv con il Coro dell’Antoniano di Bologna per la Festa della Mamma dello Zecchino d’Oro. Episodio che lo ha già candidato al podio visto che gli ascolti medi del Festival sono composti da over 60 particolarmente suscettibili a storie dall’elevato tasso diabetico. Per promuovere la sua partecipazione al Festival di Sanremo Caccamo ha creato un suo format-tour, “Live at home”, che lo ha portato ad esibirsi “a domicilio” in tutta Europa con oltre cinquanta concerti: una tournèe originale che lo ha visto suonare proprio nelle case della gente… al citofono, creando dei concerti intimi e particolari.

 

Amara Per quattro volte si è vista sfuggire sul traguardo la possibilità di coronare il suo sogno, per quattro volte ha vinto il concorso Area Sanremo (2008, 2009, 2010 e 2011), rimanendo comunque fuori dalle luci dell’Ariston. Colpa probabilmente della legge di Murphy. Ma Amara, all’anagrafe Erika Mineo, toscana di Prato, non ha mai smesso di crederci e, dopo un paio di anni di silenzio, con la quinta vittoria in tasca, ed una dose massiccia di scongiuri, il Festival di Sanremo le ha finalmente aperto le porte, accogliendola tra le otto nuove proposte. La musica le scorre letteralmente nelle vene: i suoi genitori erano due ballerini di rock’n’roll e boogie woogie ed è cresciuta respirando tutte le sonorità. Stacanovista ma per passione, per mantenersi e raggiungere i suoi obiettivi ha fatto i lavori più comuni, prima la barista poi la venditrice ambulante tra mercatini e fiere con oggetti creati con le sue stesse mani ed è persino stata assunta in un vivaio.

 

Chanty – Chantal Saroldi, 22 anni, nasce da mamma tanzaniana e papà italiano. La regina del meltingpot. Ha vissuto per qualche anno in Africa, in seguito si è trasferita a Taiwan e poi definitivamente in Italia, a Savona dove vive tutt’ora. Il testo del brano che porta al Festival “Ritornerai” era stato originariamente scritto in inglese poi riadattato per l’occasione in italiano insieme ad Andrea Bonomo e Manuela Speroni. Nella sua città ha una band, i The Chain Gang, con cui si esibisce in locali e teatri. Colpita anche lei dalla talent mania nel 2011 ha partecipato a Star Academy in onda su Rai2. In camerino con sé porterà un piccolo Buddah di vetro regalatole come segno di buon auspicio dalla sorella. Tra le sue aspirazioni quella di duettare con l’orgoglio nazionale Zucchero Fornaciari.

 

Rakele – il suo vero nome è Carla Parlato, napoletana appena ventenne. Non ci sono filosofie orientali o strani orientamenti religiosi all’origine del suo nome artistico. Ha deciso di chiamarsi Rakele semplicemente perché amava questo nome. Sin da bambina ha ostentato un certo “caratterino” ed una viscerale passione per il canto. A soli 5 anni già sapeva come farsi rispettare ed ascoltare. Ovunque si trovasse, se decideva di esibirsi in una performance improvvisata pretendeva il silenzio, saliva su di una sedia e cantava. Di lì a poco sarebbero arrivate le prime soddisfazioni. All’età di 13 anni ha preso parte ad un progetto finalizzato alla realizzazione del disco “Veleno fertile” dell’ex cantante degli Almamegretta Lucariello, incidendo un brano nello stesso album e ricoprendo il ruolo di attrice protagonista nel relativo videoclip. Per diversi anni si è esibita dal vivo nella sua città come frontwoman di una band electro-pop.

 

Serena Brancale – L’insolita ignota. Qualcuno in qualche modo avrà già sentito parlare di lei. A 16 ha collaborato come vocalist per Radio Bari prestando la sua voce per i jingle dell’emittente pugliese. Collaborazione iniziata per caso quando fu notata in un negozio di dischi per il timbro della sua voce. Ma non finisce qui. Nella sua lunga gavetta annovera ben due comparsate nei talent show tanto cari al Belpaese, “X Factor” ed “Amici”. Infine nel suo curriculum artistico c’è anche una esperienza cinematografica. Nel 2002 ha recitato nella commedia “Mio Cognato” di Alessandro Piva con Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio. (Ora che tra le sue esperienze c’è anche il Festival di Sanremo non ci sorprenderebbe vederla a “l’Isola dei Famosi”)

 

Enrigo Nigiotti – Anche lui non è un novellino del mercato discografico. Nel 2008 viene messo sotto contratto dalla Signora Caterina Caselli, che pubblica il suo primo singolo: ad arrangiare i cori c’è il pezzo forte della Sugar, Elisa. Roba da poco insomma. Nel 2009 il cantautore livornese partecipa ad “Amici” (ma dai?) ed ottiene un certo consenso, anche se viene ricordato soprattutto per la sua autoeliminazione come gesto di galanteria. Successivamente viene scritturato dalla Universal che lo porta sul palco più famoso d’Italia. Del pezzo che porterà all’Ariston dice che è nato durante una cena a base di platessa e vino, il risultato è però decisamente meno banale.