Iconist: l’arte di fare arte col design industriale

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Il ventisettenne Nicolò Camaiora ha l’arte che gli scorre nel sangue e sviluppa la sensibilità estetica nell’azienda di arredamento di famiglia. A un certo punto intraprende però la ‘sua’ strada, che passa per gli studi all’istituto europeo di design (IED) e per una serie di difficili esperienze di vita vissuta. Quella di Camaiora è una forma d’arte libera, che nasce da una genuina ispirazione ma che, forse grazie a questo, incontra felicemente il meglio del mondo produttivo italiano. Il giovane lunigianese, infatti, concentra la sua attenzione sui miti del made in Italy e del boom economico creando quello che lui stesso definisce «un nuovo modo di comunicare, “Iconist”».

               Bialetti                                                             Bialetti 2

Di che si tratta? «È un linguaggio artistico comunicativo che rappresenta le icone del design industriale, associate a colori e forme, ciascuna delle quali inserita nello stesso disegno industriale di questi capolavori, per raccontarne le qualità arricchite dallo scambio che si innesca sempre fra oggetto e individuo. Grazie a questo progetto sono entrato a contatto con alcune delle aziende produttrici di questi oggetti, esponendo in vari eventi fra i più importanti sul territorio nazionale e, in particolare, collaborando e ottenendo l’ufficialità di Bialetti Industrie per l’utilizzo della Moka Express». Un progetto artistico che dunque è pienamente calato nella realtà: «Da qui – prosegue – è scaturita una sorta di seconda fase, l’idea di realizzare una rappresentazione dell’individuo, associato a simboli della nostra quotidianità e della nostra terra, raccontando le azioni più banali ma che, ripetute, formano la nostra esistenza, la nostra vita».

BialettiDell’ispirazione di Camaiora colpisce l’esaltazione della semplicità, della destrutturazione, quasi che l’artista abbia a cuore prima di tutto preservare, in questo caso, le icone, si tratti di una bottiglia di Campari, di una Vespa, di una Moka, ma anche di altro. «La seconda fase cui accennavo ha visto l’incontro con L’Oréal Paris che ha utilizzato questa mia forma artistico comunicativa per creare una campagna sul balsamo labbra “Baby Lips” di Maybelline Ny, creando un’app sulla quale il cliente potesse scrivere messaggi associati a colori e simboli e nella quale a prendere il posto delle parole venivano utilizzati appunto i miei “omini”». Merce rara di questi tempi un artista del vero che non insegue linguaggi e significati snob.

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