Nell’arte, cosa c’é di più concettuale del gesto di un pittore che intinge il pennello nella pittura e inizia a dipingere una superficie bianca, esprimendo, comunicando e raccontando il suo essere, il suo pensiero, il suo sentimento? Nel dipinto, nel disegno si legge tutto, non manca nulla: amore, odio, felicità, tensione, allegria, denuncia, rabbia, creatività, passione… poi si vede e si immagina il gesto, l’azione quindi la performance. Leonardo Da Vinci scrive nel Trattato di Pittura un paragrafo che ha segnato e condizionato la mia vita di pittore e di studioso di storia dell’arte:
“Modo d’aumentare e destare l’ingegno a varie invenzioni: non resterò di mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale, benché paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destare l’ingegno a varie invenzioni. E questa è se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di vari misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lì vedere similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi: ancora vi potrai vedere diverse battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma; che interviene in simili muri e misti, come del suono delle campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabolo che tu t’immaginerai. Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie, de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di vari componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l’ingegno si desta a nuove invenzioni. Ma fa prima di sapere ben fare tutto le membra di quelle cose che vuoi figurare, così le membra degli animali come le membra de’ paesi, cioè sassi, piante e simili”.
Cosa si nasconde dietro la pittura di paesaggio? Tutto l’ambiente che ci circonda e molto di più, il paesaggio interiore. I fiamminghi furono i primi nel XVI secolo a stupirci con paesaggi a vari livelli di realismo che fantasticando con le forme della natura ci guidano nella riflessione della complessità del pensiero umano, tra questi Brueghel il vecchio, Hieronymus Bosch, Joachim Patinier, il tedesco Albrecht Dürer. In Italia abbiamo avuto tanti esponenti nella pittura di paesaggio da Giotto a Giovanni Segantini, passando per Michelangelo, Tiziano e Canaletto che i più superficiali oggi citano semplicemente come vedutista ma non c’é quadro che non trasmetta la sua passione ossessiva per il cambiamento delle luci nelle diverse ore della giornata, e questo lo portò allo studio approfondito della prospettiva, regalandoci paesaggi mozzafiato.
In Italia poi è stato un proliferare di artisti di genere, evoluzioni di stili e riflessioni, sempre più seduzione reciproca tra pittura e letteteratura, vedremo la trasformazione nell’Ottocento dal Verismo in Simbolismo, poi Impressionismo, Divisionismo… tutto liberato dall’avvento del Romanticismo, come già succedeva in Germania, in Inghilterra, in Francia. Scopo dei simbolisti è superare la pura visività dell’ impressionismo in senso spiritualistico, cercando di trovare delle corrispondenze tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive. Così come la linea dell’orizzonte si piega, si contorce e si dissolve, il pensiero di Charles Baudelaire, Verlaine, Rimbaud e Mallarmé si mischiano alle pennellate Gustave Moreau, Paul Sérusier, Odilon Redon, Fernand Khnopff, Pierre Puvis de Chavannes, gli italiani Giovanni Segantini, Giulio Aristide Sartorio, Gaetano Previati; posso continuare sempre più inebriato con Plinio Nomellini, Angelo Morbelli e così via.
“La vostra anima è un paesaggio squisito che maschere e bergamaschi vanno incantando suonando il liuto e danzando, quasi tristi nei fantastici travestimenti. Pur cantando in tono minore l’amore vittorioso e la fortuna della felicità sembrano increduli; e il canto si fonde col chiaro di luna, col calmo chiaro di luna triste e bello che fa sognare negli alberi gli uccelli, d’estasi singhiozzare gli zampilli, gli alti zampilli, agili fra i marmi”.
(Paul Verlaine, Claire de lune)
Alcuni filosofi, letterati e artisti tedeschi iniziarono a usare la parola Romanticismo per definire una nuova visione del mondo. Il Romanticismo libera la creatività dell’uomo tra la divinità della natura, fantasia e realtà cosmica contrapponendosi al Classicismo che era stretto nella tradizione. Il Romanticismo ebbe successo e fascino (lo ha tutt’ora) proprio per la sua apertura e trasformazione in vari linguaggi e correnti di tutta Europa. Paesaggi interiori che nell’Ottocento diventano sempre più intimi e intrisi di poesia, vado a scoprire per esempio un bellissimo acquerello del torinese Giovanni Battista De Gubernatis, custodito alla GAM di Torino,Paesaggio d’invenzione con tomba dedicata al poeta Edoardo Calvo, del 1804 che precede di un’ottantina d’anni l’atmosfera surreale della serie stupenda L’isola dei morti di Arnold Böcklin e segue, di trecento anni circa, Il battesimo di Cristo (Torino, Galleria Sabauda) del fiammingo ma piemontese d’adozione Pietro Grammorseo il quale già negli anni venti del cinquecento caricava di simbolismo il paesaggio naturale sullo sfondo della sua tavola cristiana.
Sì, mi piace immaginare De Gubernatis che osserva la tavola di Grammorseo e ispirato riadatta il paesaggio sullo sfondo di Cristo per l’acquerello dedicato al suo ateo poeta preferito. Connessioni, ispirazioni e affinità ecco, un piccolo acquerello mi fa scoprire un poeta. Edoardo Ignazio Calvo di Moncalieri, medico con la passione letteraria simpatizzante per la Rivoluzione Francese (quello che ci vorrebbe in Italia e che sta per accadere), spinto da motivazioni libertarie, antireligiose e illuministiche, le cui opere avevano lo scopo di educare il popolo, rendendolo cosciente della sua credulità dovuta all’ignoranza e alla superstizione. Ancora attuale no? Rimanendo in area torinese, Lorenzo Delleani, abilissimo pittore verista, nell’ 1880 circa si avvicinò al fascino della pittura en plein air e verso la fine del secolo i suoi paesaggi presero una direzione sempre più intima, sicuramente dopo aver conosciuto un altro artista torinese d’adozione e che fu un alto esponente della pittura romantica cioè l’emiliano Antonio Fontanesi, il quale dopo numerosi viaggi in europa ebbe modo di studiare, apprezzare e condividere il grande movimento romantico, sopratutto nel 1865 in Inghilterra dove rimase incantato davanti alle potenti tele di John Constable e William Turner. William Turner, allievo del Classicismo a sua volta visitando il Louvre nel 1802, scopre i grandi maestri fiamminghi che condizionarono e influenzarono il suo stile, rafforzando la sua idea che la pittura era un mezzo per giungere a una personale interpretazione del mondo, caricando così i suoi dipinti di un forte carattere simbolico. A questo si aggiunge l’immediatezza del suo gesto dato dal carattere istintivo e umorale, chiaramente leggibile nella sua attenzione della luce nelle atmosfere dei suoi dipinti.
Queste piccole riflessioni, connessioni e approfondimenti nutrono la mia passione per la storia dell’arte e per la pittura, delle quali non sono mai sazio.
>Massimiliano Alioto | Transnatural
21 gennaio – 21 febbraio 2015
Galleria Davico Arte
Galleria Subalpina 21 – 10123 Torino. Tel. 011 0362954