Uno spietato sacrificio in nome del marxismo

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E per fortuna arrivano i romanzi a raccontare la zona grigia, l’ambiguità etica, il sottobosco in cui la Storia e la Politica (con tutte le maiuscole del caso) si sporcano con l’equivoco del’agire, con le meschinità e con le volontà di sopraffazione minute. Le piccole storie di cui è fatta la narrativa, a volte sono in grado di mettere in discussione grandi reputazioni, e gigantesche (e stritolanti) ideologie. Si scopre che i buoni in fondo non erano tanto buoni, e i giusti a volte sono solo mistificatori che l’hanno fatta franca.
Si veda questo romanzo, Il sacrificio di Eva Izsak (Chiarelettere, 146 pp, 13, 60 Euro) della giornalista napoletana Januaria Piromallo. Romanzo, ma sarebbe meglio dire fiction-documentata, su una base storica precisa. E il personaggio che finisce sotto accusa è un filosofo della scienza di fama internazionale. Parliamo dello studioso ungherese Imre Lakatos, vero nome Imre Lipsitz (1922-1974) . Gioventù come partigiano antinazista, carriera nel Partito Comunista del suo paese, fuga a Londra dopo i fatti del 1956. Una posizione consolidata come allievo di Karl Popper e conciliatore delle teorie del sua maestro con quelle di Thomas Kuhn. Curriculum scientifico e galloni politici, quindi. Ma ecco che arriva il libro della Piromallo e ci mette la piccola storia (documentata, ripetiamo) in grado di smontare la grande personalità. Ungheria, 1944. Lakatos è il capo carismatico di un gruppo di ebrei marxisti in fuga dal nazismo; decide di “suicidare” la più giovane e debole del gruppo per timore che possa, in caso di arresto, cedere alle pressioni e alle torture, e denunciare i compagni di clandestinità. “La ragazzina”, come la chiamano, è appunto lei, Eva. 

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Viene convinta che la sua stessa morte è indispensabile alla sopravvivenza dei fuggiaschi, e alle magnifiche sorti e progressive del comunismo ungherese. Viene accompagnata nel bosco con una capsula di cianuro. Viene sacrificata. Al di là della scrittura, tersa e sentita, fuori dal registro del giornalismo di costume di cui la Piromallo si occupa prevalentemente, colpisce il modo in cui l’autrice è arrivata a conoscenza di questa storia. E’ successo attraverso l’incontro con un altro filosofo della scienza, il rumeno Imre Toth, capitato a Napoli per una conferenza e contattato per curiosità dalla Piromallo che ha finito per raggiungerlo a Parigi, e per sentirsi raccontare la vicenda di Eva. Con tanto di documentazione: un memoriale che la sorella di Eva, Maria, aveva consegnato allo studioso. Toth è morto nel 2010, ma nel frattempo la vicenda di cui era stato custode per decenni aveva trovato una cronista.